Categoria: Omelie

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Domenica di Pentecoste

    Carissimi, l’anno liturgico è un lungo cammino in cui riviviamo il mistero della salvezza. In questo cammino la Pentecoste è certamente una tappa fondamentale.

    Nella Pentecoste la presenza di Dio diventa realtà per ciascuno di noi: lo Spirito rende presente Gesù in noi, facendoci figli adottivi del Padre celeste. Lo Spirito Santo rende presente oggi Gesù risorto nella Chiesa, altrimenti essa stessa sarebbe un organismo destinato a perire per il peccato delle sue
    membra. Lo Spirito Santo è una fiamma che richiama la luce. Abbiamo bisogno tutti di questa luce, cioè il dono del discernimento, la luce dello Spirito per la nostra vita personale e per le grandi scelte che la nostra società è chiamata a compiere. Un secondo dono da chiedere è la forza, rappresentata dal “vento gagliardo “: non basta sapere, capire, ma bisogna attuare il disegno di Dio.

    Gli Apostoli hanno dovuto affrontare un mondo a loro ostile o indifferente. Anche oggi i cristiani vivono un momento storico delicato perché si avviano ad essere minoranza nel mondo.

    Ma proprio la Pentecoste ci ricorda che la forza del Cristianesimo non sta nel numero ma nella presenza
    dello Spirito e nel lasciarsi trasformare da Lui.

    Il terzo dono da chiedere e sicuramente quello dell’unità, richiamato dal dono delle lingue concesso agli Apostoli. Gesù ha voluto l’unità come segno distintivo della sua Chiesa. Chiediamo allora al Padre di donarci lo Spirito Santo che ci renda come Gesù ci vuole, mediante il dono della sua luce, forza e pace.

    Buona Pentecoste!

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Ascensione del Signore

    Carissimi, celebriamo la festa liturgica dell’Ascensione, Gesù che sale glorioso al cielo, cioè è riconosciuto Signore del cielo e della terra.

    Di solito quando una persona cara parte e sappiamo che non la vedremo più, c’è
    malinconia, tristezza; nel Vangelo invece si sottolineano la serenità, la gioia ben
    motivata. L’Ascensione non è la partenza di Gesù, ma la sua glorificazione, cioè la proclamazione che Gesù, Uomo-Dio, è uguale in dignità e potenza a Dio Padre.

    Come il Padre, anche Gesù è eterno, onnipotente, onnisciente e anche onnipresente, non solo come Dio, ma anche come uomo. Proprio per l’Ascensione, Gesù di Nazareth è qui come in ogni parte del mondo: ci parla, si rende presente
    nell’Eucaristia, si dà in cibo a noi. È, quindi, un giorno di gioia, di riconoscenza perché ci ha voluto bene, rimanendo con noi.Salendo in Cielo ha portato con se la nostra Umanità è andato avanti a prepararci un posto. L’Ascensione è la giornata più bella in cui pensare ai nostri cari che ci hanno lasciato, con nostalgia, perché li incontreremo di nuovo, con li Signore.

    I discepoli ritornano a Gerusalemme nell’attesa “di ricevere la forza dello Spirito
    Santo, per essere testimoni di Gesù fino ai confini della terra”.

    Certo dobbiamo pensare al Paradiso, alla meta che ci aspetta, ma questo non ci disimpegna in questo mondo.Chiediamo, allora, insieme, al Signore, che non ci ha lasciati soli, di essere suoi testimoni nella gioia e nell’amore aperto a tutti.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    VI di Pasqua

    Le parole di Gesù ai suoi amici nell’Ultima Cena riportate nel Vangelo valgono anche per noi.

    Forse ci è capitato di non capire la Parola del Signore, di far fatica a scoprirne il senso e la portata per la nostra vita. Gesù ci invita a non scoraggiarci, ma a lasciarci illuminare dallo Spirito di verità.

    Ci stiamo incamminando verso la Pentecoste che conclude i cinquanta giorni di festa della Pasqua ed è bello che abbiamo sempre presente lo Spirito Santo, che Gesù risorto ci dona dalla Croce alla sera di Pasqua.

    Lo Spirito di Gesù risorto cambia radicalmente Paolo sulla via di Damasco.

    Lo Spirito Santo rende presente Gesù risorto anche oggi, in particolare in due doni, il Sacerdozio e l’Eucarestia.

    La seconda Lettura ci ricorda che Gesù è il Sacerdote eterno che può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio. I sacerdoti scelti da lui sono strumento per realizzare tutto questo.

    La sua presenza come Sacerdote e vittima raggiunge il suo culmine nell’Eucarestia.

    Chiediamoci se è così anche per noi: se sappiamo vedere nei Sacerdoti uno strumento nelle mani del Signore che continua la sua opera di annuncio della Parola, di perdono dei peccati per fare memoria della sua Pasqua.Chiediamo a Gesù, che si presenta a noi sotto le specie del pane e del vino di essere anche noi, da una parte “testimoni“ come Stefano, e dall’altra di essere “missionari” come Paolo che ha visto nell’annuncio del Vangelo il senso della sua vita.
    don Alberto

  • IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

    IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

    V di Pasqua

    Il brano del Vangelo è preso dal “testamento spirituale“ di Gesù e ha come tema l’amore: è presentato come “comandamento nuovo“ nel Vangelo, nell’inno della Carità di San Paolo e nella vita della prima comunità cristiana. Quello che colpisce in tutte e tre le letture è la novità di questo amore. Nel Vangelo si parla di un comandamento nuovo: Gesù, prima di comandare di amare i lontani, invita i suoi discepoli ad amarsi a vicenda, come già nell’Ultima Cena, quando dopo la lavanda dei piedi, invita a lavare i piedi “gli uni gli altri“.

    I primi cristiani hanno recepito questa volontà di Gesù e gli Atti degli Apostoli riportano questo clima fraterno che dava grande forza alla predicazione degli Apostoli.

    Gli interrogativi che la Liturgia di oggi ci pone sono tanti.

    Siamo convinti che la carità è un dono da chiedere e da accogliere prima ancora di farla? Quante volte l’abbiamo chiesta al Signore, in particolare invocando lo Spirito Santo e celebrando l’Eucarestia?

    Meditiamo sulle caratteristiche di questo dono ed esaminiamo il nostro modo di amare, se è riflesso o scandalo di quell’amore.

    Guardiamo la nostra Parrocchia, il nostro modo di vivere i rapporti tra noi: assomigliamo a quelli della prima Comunità in cui “i credenti avevano un cuor solo e un’anima sola”?

    Non dobbiamo scoraggiarci: il Signore risorto è sempre con noi, si dona totalmente a noi nell’Eucarestia e ci rende capaci “di amarci come Lui ci ha amato“ e quindi testimoni della sua presenza e del suo amore nel mondo.

    don Alberto

  • IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

    IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

    IV di Pasqua

    Il brano di Vangelo di oggi fa parte del lungo discorso
    nell’Ultima Cena in cui Gesù rivela ai suoi amici le cose che
    più gli stanno a cuore: una pagina che è la sintesi e il vertice del Vangelo perché ci parla dell’Amore. Sembra un brano facile, che si può riassumere in un generico “vogliamoci bene“, ma se ci lasciamo prendere dalla Parola del Signore, ci accorgiamo che è una pagina molto densa.

    L’amore è un dono di Dio per noi. E per un cristiano, amare è un condividere questo amore, è un manifestare la vita nuova in noi che è partecipazione della natura intima di Dio che è Amore, rivelatosi in Gesù. Gesù rivela il suo amore con il dono della vita. E’ un amore richiesto con il Suo stile: un amore che si fa piccolo, umile, rispettoso della libertà degli altri, pronto al perdono.

    Proviamo a chiederci, innanzitutto, se siamo convinti che l’amore è un dono da chiedere a Gesù che lava i piedi ai suoi apostoli, e se abbiamo compreso che bisogna “rimanere nel suo amore“ cioè in una
    vita spirituale profonda. Il nostro amore assomiglia a quello di Gesù? è senza limiti o al contagocce? è per tutti o qualcuno è escluso? è umile servizio o un sentirci superiori o bravi?

    Oggi è la Giornata mondiale per le vocazioni: ciascuno di noi porta in sé un progetto di Dio, un modo
    particolare in cui vivere e manifestare l’amore ricevuto, cioè una vocazione.

    Chiediamo al Signore di donarci il suo Spirito d’amore e di lasciarci prendere da questo Amore, per essere testimoni credibili del suo Vangelo, secondo la nostra vocazione.

    don Alberto

  • IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

    IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

    III di Pasqua

    Nel brano di Vangelo di questa domenica, Gesù accusa i
    suoi nemici di essere bugiardi e schiavi ed essi reagiscono
    definendolo samaritano ed indemoniato.

    Il contrasto si rivela già dalle prime battute di questo
    brano: Gesù proclama “Io sono la luce“, cioè colui che può dare senso alla vita e alla storia, ma gli avversari chiedono qualche testimonianza di questo. Gesù rivela il volto di Dio, ma essi non l’accettano perché non rientra nei loro schemi: c’è una chiusura totale.

    Non dobbiamo meravigliarci che la Chiesa faccia fatica ad annunciare il Vangelo e che tanti non la accettino, anzi la ostacolino. Ma qual è il motivo di questo rifiuto? Forse è dovuto al fatto che la Chiesa, come dice il Vangelo, difende il valore della persona al di là di tutte le etichette sociali o di razza; o perché proclama la sacralità della vita dall’inizio alla fine; o perché difende l’istituto naturale della famiglia; o perché come Gesù ha un’attenzione particolare ai poveri, richiamando verso di essi
    l’attenzione delle istituzioni; o perché ricorda a chi ha in mano le leve dell’economia il diritto primario di ogni uomo ad un lavoro onesto e retribuito, non deve meravigliarsi o scoraggiarsi se è rifiutata.

    Se, invece, il rifiuto della Chiesa dipende dagli scandali, allora gli uomini di Chiesa con umiltà riconoscano gli errori, riparino i danni compiuti e si convertano al Vangelo. Lo Spirito Santo, dono di Cristo risorto, ci aiuti in questo lavoro di discernimento, così che la Chiesa possa continuare ad essere segno di Gesù risorto nel mondo d’oggi.

    don Alberto

  • IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

    IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

    II di Pasqua

    Nel Vangelo di oggi si vede il sorgere del “giorno del Signore” cristiano che è il ”primo giorno dopo il sabato“.

    Anche se la prima Comunità celebrava con gli altri ebrei il riposo il giorno di Sabato,
    nella coscienza dei discepoli di Gesù diventa sempre più importante il giorno della
    Risurrezione, il 1° dopo il sabato, cioè la domenica.

    I cristiani, come i primi discepoli, si trovano insieme in questo giorno per incontrarsi
    con Gesù risorto, per ascoltare la sua parola, per nutrirsi di Lui e così avere la forza di testimoniarlo.

    Per noi cristiani la domenica è la Pasqua settimanale in cui riviviamo lo “spezzare il pane”, l’Ultima Cena, la Passione e la Risurrezione di Gesù.

    Un secondo aspetto che risalta dal Vangelo di oggi è che gli Apostoli senza Gesù hanno paura (le porte del Cenacolo erano chiuse) mentre, quando, invece, riconoscono Gesù diventano sereni e contenti. Ci pare di essere fuori dal mondo, eppure non ci dobbiamo scoraggiare perché il Signore è risorto, è con noi, ci sostiene.

    Un terzo insegnamento è che Gesù continua la sua opera di salvezza attraverso gli uomini. Come regalo di Pasqua, Gesù dà il potere di rimettere i peccati: dona il suo Spirito agli Apostoli perché possano continuare a dare il suo perdono.

    Gesù sa che non è facile credere alla risurrezione e proclama: “beati quelli che,
    senza aver visto, crederanno”: tra questi ci siamo anche noi.

    Chiediamo al Signore “accresci la nostra fede” e fa che la nostra vita sia testimonianza concreta del Vangelo in cui crediamo.

    don Alberto

  • Pasqua di Risurrezione

    Pasqua di Risurrezione

    La Pasqua, come dice il Salmo responsoriale, è “il giorno che ha fatto il Signore“, è la festa per eccellenza, così importante che i cristiani hanno sentito il bisogno di celebrarla ogni otto giorni, nella domenica. È giorno di luce e di gioia che, mentre celebra il trionfo di Cristo, ci aiuta a riscoprire chi siamo noi, perché possiamo dire che il cristiano è uno che crede e vive la Pasqua, testimoniandola ogni giorno.

    Nella seconda lettura, Paolo ci riporta al nucleo della fede cristiana e cioè che Cristo è morto, sepolto, e che è risorto il terzo giorno.

    È il mistero centrale della nostra fede, quello che ci distingue da ogni altra religione; è il fondamento della nostra preghiera, della Liturgia, dei Sacramenti che sono “incontro con Cristo risorto” nella Chiesa; è il senso della morale cristiana che è lasciarsi guidare dallo Spirito di Cristo risorto.

    Il cristiano testimonia la sua fede nella Pasqua quando vive come Gesù: quando sa dire il suo sì alla volontà del Padre; quando vede l’autorità come un servizio; è libero, davanti a tutto e a tutti, se è in gioco il Regno di Dio; quando sa perdonare chi lo emargina, lo rinnega, lo tradisce e lo mette in croce.

    Il cristiano è un ottimista ad oltranza in un mondo sempre più sfiduciato, pessimista, chiuso in sé nella ricerca di piccole gioie; è uno che vince la guerra con l’amore e il perdono, perché non si sente mai solo!

    Buona Pasqua.

    don Alberto

  • Domenica delle Palme

    Domenica delle Palme

    Il tempo della verità del cuore

    «Osanna al figlio di David!» Grido di gioia ed entusiasmo, grido di speranza e attesa. Pensiamo alla semplicità di quella gente che vedeva in Gesù il realizzarsi di tutti i sogni, il cancellarsi di tutte le paure, finalmente libera, libera dal dolore, dalla schiavitù. E mentre Gesù camminava, si dicevano tra loro: ha sfamato migliaia di persone, ha risuscitato il suo amico Lazzaro, ha guarito i lebbrosi come solo Dio poteva fare. Dio è in mezzo a noi e ci benedice! All’inizio di questa settimana detta “autentica” mentre sventoliamo i rami frondosi dell’ulivo e cantiamo: «Osanna al figlio di David», chiediamoci: troviamo oggi, in Gesù, la realizzazione delle nostre esistenze? Lo riconosciamo come il Salvatore delle nostre vite? Colui che ci guarisce? Domandiamoci: l’immagine e la somiglianza di Dio, per ognuno e ciascuno di noi, corrisponde a quella che Lui ci ha mostrato?

    Preghiamo

    Padre mio,
    io mi abbandono a te, fa di me
    ciò che ti piace.
    Niente desidero di più, fare quello che
    vuoi Tu.
    Senza riserve con infinita fiducia
    mi pongo nelle tue mani perché Tu sei
    il Padre mio.
    Charles de Foucauld

    Impegno settimanale

    In questa settimana entriamo più spesso in Parrocchia, oltre a partecipare ai riti della settimana autentica, fermiamoci più del solito in Chiesa per meditare e adorare il grande mistero dell’amore di Dio per l’umanità

  • Da cuore a cuore

    «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la forza» (Dt 6,5) Questo passo biblico è la preghiera quotidiana dei nostri fratelli ebrei lo Shemà. Esprime una scelta di vita esemplare sia dal punto di vista religioso che morale. Un versetto molto caro anche a Gesù, che lo varierà introducendo la «mente»: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente» (Mt 22,37). Cuore e mente, passione e intelligenza. In questa quinta settimana leggeremo ogni giorno, nei brani di Vangelo proposti dalla liturgia, l’amore e la vicinanza di Cristo per quelli che lo cercano con un cuore desideroso di amare, un cuore puro, un cuore che sappia giudicare, in modo da distinguere il bene dal male.Preghiamo Signore, il tuo giogo è dolce e il tuo carico leggero, perché la tua Parola, accolta, porta nei cuori la pace vera. Ti prego per tutto il mondo, perché la pace autentica possa farsi strada nel cuore di ogni uomo. Amen

    Impegno settimanale

    Scopriamo: quale volto ha l’amore? Quale forma, quale statura, quali piedi, quali mani? (Sant’Agostino)