Categoria: Omelie

  • L’Amore che dona luce

    L’Amore che dona luce

    QUARTA SETTIMANA DI QUARESIMA

    In questa settimana siamo chiamati a riflettere sull’amore che dona luce. Farsi prossimo, lo si
    può fare solo amando. L’incontro con Gesù dona la vista, è come un bagno che elimina dagli occhi ogni sporcizia, siamo trasformati, capaci di guardare in faccia la realtà. In questa settimana
    riflettiamo su tutte quelle volte che non siamo stati luce. I nostri discorsi sono sovente frammisti
    d’intenzioni impure, adulterate.

    Cerchiamo, talvolta, di presentarci migliori di come in realtà siamo; nelle nostre parole spesso
    si celano aggressività e pregiudizi, sospetti e condanne. Per essere luce è necessario usare parole rette e trasparenti – senza secondi fini. Solo così è possibile creare un’atmosfera nella quale il “cieco” trovi il coraggio di guardare liberamente dentro di sé. Il nostro linguaggio deve trasmettere fiducia e limpidezza, usiamo uno sguardo di luce sul fratello che ci sta di fronte.

    Preghiamo
    Signore mio,
    non permettere che cada nella
    tentazione di giudicare
    e criticare i miei fratelli.
    Insegnami a scoprire negli altri il
    meglio di ciascuno,
    le sue virtù e le sue buone intenzioni.
    Amen

    Impegno settimanale

    Entriamo in relazione con la nostra
    sorgente interiore, con le risorse più
    profonde. Gesù confida in noi, non vuole
    fare tutto da solo.

  • Salmo in minore

    Salmo in minore

    Proseguo – dopo il segno della croce e l’invocazione penitenziale – a proporre qualche riflessione su alcuni elementi della celebrazione eucaristica.

    Oggi tocca a quello che solitamente chiamiamo “Salmo respon-
    soriale”. Anche se l’ultima riforma del rito ambrosiano lo chiama semplicemente “Salmo”, continua anche per noi a caratterizzarsi per la ripetizione di un ritornello, o responsorio, recitato o cantato. Non capita spesso che nell’omelia il predicatore faccia riferimento al Salmo e, forse, il ritornello si ripete meccanicamente, magari senza notare la differenza tra dire “Lodate il Signore popoli tutti” o “Perdona i nostri peccati” oppure “Salvaci, Signore, da ogni male”.

    I Salmi sono 150 componimenti a carattere poetico, che occupano un intero libro della Bibbia e intendono esprimere nello stesso tempo la preghiera a Dio e i diversi stati dell’animo umano.

    Il tono originario è quello di canti modulati su precise melodie ebraiche in grado di svelare sentimenti di gioia, lode, perdono, invocazione, intercessione, affidamento, fiducia, dolore, attesa di guarigione e salvezza. Dire “Il Signore è il mio pastore, nulla mi manca” è diverso dal dire “Dal profondo a
    te grido, Signore”. I Salmi sono una preziosissima scuola di preghiera, capace di adattarsi a una molteplicità di soggetti: lo scrittore sacro che parte dalla sua esperienza diretta, Gesù che in diverse circostanze si rivolge al Padre, la Chiesa che innalza la preghiera di una comunità solidale, ogni essere umano – e io stesso – nei suoi desideri e nei suoi bisogni e in diverse situazioni dell’esistenza. Una preghiera che non si esaurisce nello slancio di una singola persona, ma che diventa voce dell’umanità intera pronunciata davanti a Dio.

    I Salmi vengono utilizzati nella Liturgia delle Ore che è la preghiera ufficiale della Chiesa, così da mettere davanti al Signore tutte le realtà umane, fino alle più estreme, affinché tutti possano essere ricordati davanti a Dio.

    Nella Messa ci vengono proposti pochi versetti, a complemento della prima lettura appena proclamata, così che la Parola ascoltata diventi anche Parola pregata.E tuttavia sembra che questa proposta riceva un’attenzione minore, appaia trascurabile, mentre può diventare manifestazione profonda del nostro mondo interiore. Un tesoro da custodire e sfruttare, da ascoltare e ripetere

    don Gianni

  • Per mezzo della fede

    Per mezzo della fede

    TERZA SETTIMANA DI QUARESIMA

    Cos’è la fede? Come può l’uomo credere alle parole di un altro
    uomo, vissuto più di duemila anni fa, che si riteneva Dio? Ha ancora senso, oggi, parlare di fede, quando una gran parte di ciò che nel passato rappresentava un’incognita è stata spiegata esaustivamente dalla scienza? Non è puerile pensare che l’uomo moderno necessiti di fede? E la fede cristiana, così com’è, non dovrebbe essere sfrondata da credenze che
    sembrano credulonerie? Gli uomini religiosi, anche i cristiani, non hanno forse commesso, nella storia e ancora oggi, dei crimini orrendi appellandosi alla fede? Il mondo non sarebbe decisamente meglio senza le fedi? Non basterebbe affidarsi al buon senso della logica umana? Chiediamoci: queste persone di ieri e di oggi, che hanno commesso e commettono degli errori, lo hanno fatto per la troppa fede o perché la fede autentica non aveva e non ha convertito i loro cuori? La fede è un atteggiamento che richiede continua conversione, che cambia tutta la vita: non si resta gli stessi dopo avere aderito al Signore Gesù, dopo essere divenuti suoi discepoli.

    Preghiamo

    Signore,
    spesso siamo troppo convinti delle
    nostre idee e crediamo solo nelle
    nostre capacità.
    Aiutaci ad affidarci a te, alla tua
    parola che salva e dona libertà.

    Impegno settimanale

    Obbedienza alla fede. Vuol dire, non solo obbedire alle cose credute, ma anche obbedire credendo. «Credere è fare la sua volontà». Sant’Ireneo.

  • Un incontro che cambia la vita!

    Un incontro che cambia la vita!

    Seconda settimana di quaresima

    Il vero scopo della vita cristiana è di intessere un rapporto personale con Cristo. Ci sono molte vie per giungere alla fede. Una può consistere nel mettere sotto esame il proprio vivere quotidiano, chiedendosi se tutto ciò che così intensamente coinvolge, il lavoro le relazioni sociali, soddisfa le attese più profonde. Aiutarsi con la lettura del Vangelo, entrare in familiarità con le parole di Gesù e con gli eventi della storia della salvezza. Lasciarsi poco alla volta attrarre e affascinarsi dal modo con cui Gesù incontra le persone, le tocca e le rinfranca, senza farsi loro giudice. Incominciare la giornata con qualche momento di silenzio, mettersi sotto lo sguardo di Dio. A sera, poi, presentare a Dio tutti gli avvenimenti della giornata. Sostare serenamente di fronte a una icona del Salvatore, lasciandosi raggiungere dal suo sguardo che incontra e penetra nei cuori.

    Preghiamo

    Aprimi alla tua novità Signore,
    donami di accogliere la tua Parola
    come fosse il primo ascolto,
    la tua eucarestia con l’entusiasmo della prima volta,
    donami il cuore di un fanciullo che conosce e riconosce l’amore che ha dato a lui la vita.

    Impegno settimanale

    Non accontentarti di credere in Dio, ma cerca qui e ora l’esperienza di Dio, affinando i tuoi sensi e la tua sensibilità per ciò che ti accade intorno

  • Prima settimana di quaresima

    Scoprire i segreti del cuore nel deserto

    All’inizio di questo tempo quaresimale tra le prime cose che scopriamo è la continuità che è garantita dalla scelta esemplare del Dio – con noi.

    Non c’è distanza tra il bambino della mangiatoia e il Crocifisso del Calvario.

    Il Cristiano crede in un Dio che serve.

    In questo percorso liturgico scandito dalle sei settimane il tema centrale è la conversione, conseguenza dell’incarnazione e del messaggio di Dio annunciato agli uomini; una conversione che comincia proprio con l’esperienza di Gesù tentato nel deserto.

    Le tentazioni di Gesù sono, diceva don Tonino Bello «l’invito a fare i conti con il male dell’uomo, che non è astratto, anzi!

    È un male psicologico, sociale, politico, concretissimo, che ci obbliga alla quotidiana vigilanza».

    In questo percorso quaresimale siamo condotti, dunque, a un profondo esame di coscienza su noi stessi e sul credente cristiano che vogliamo essere, scopriamo nella persona di Gesù la nostra fede. Il cammino quaresimale inizia dalla testa.

    Con l’imposizione delle ceneri sul capo, il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala, che inizia con il pentimento per poi giungere alla Risurrezione. Pentimento e Risurrezione, binari obbligatori su cui il credente cristiano deve viaggiare per farne ritorno a casa. Pentimento e Risurrezione una duplice verità per l’uomo che si scopre un convertito completo.

    Preghiamo

    Signore,
    che non sei venuto a condannare
    ma a perdonare,
    abbi pietà di me.

    Cristo,
    che fai festa per ogni peccatore pentito,
    abbi pietà di me.

    Signore,
    che perdoni molto a chi molto ama,
    abbi pietà di me.

    Impegno settimanale

    Il digiuno che io voglio: dividere il pane con l’affamato

  • Il Pensiero della settimana

    Il Pensiero della settimana

    Penultima dopo l’Epifania

    Le ultime due domeniche del tempo dopo l’Epifania sono caratterizzate con argomenti che da una parte sono una sintesi della “manifestazione” di Gesù, e dall’altra, preparano alla celebrazione della Quaresima.

    Le tre letture hanno come tema sia la consapevolezza del proprio peccato che la misericordia del Signore.

    Il brano di Vangelo, con la chiamata di Matteo, segue immediatamente il racconto della guarigione del paralitico calato dal tetto. Gesù chiama a far parte dei suoi discepoli un pubblicano e addirittura invita i peccatori al banchetto della salvezza.

    Levi è uno di quei personaggi che venivano considerati avidi di denaro, sfruttatori, rinnegati dal punto di vista religioso e politico, perchè a servizio dei Romani e, quindi, peccatori e rifiutati da Dio.

    Il banchetto che viene fatto “in casa sua” è simbolo di amicizia, di libertà,di gioia e richiama il banchetto messianico.

    Proviamo ad immaginare che il Papa, visitando una città metta come appuntamento più importante quello con persone odiose, uomini corrotti, o donne chiacchierate.

    Con il suo atteggiamento Gesù non solo rivela la sua missione, ma anche il volto di Dio che tralascia la sua ira verso i peccati per volgersi al perdono.
    Questi brani biblici aprono la Chiesa alla prospettiva del tempo quaresimale; tempo in cui la “divina clemenza”, invitando a conversione e perdonando, convoca tutti al festoso banchetto dell’Agnello pasquale.

    don Alberto

  • Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

    Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

    La famiglia è la cellula viva della Chiesa e della società civile, il luogo di trasmissione ed educazione alla fede.

    Oggi la famiglia non sta vivendo un momento facile perchè parecchie forze disgregatrici la minacciano: l’instabilità affettiva nella coppia, il difficile il rapporto genitori-figli, le preoccupazioni economiche e la difficoltà ad avere un lavoro sicuro. È un valore, quindi, da promuovere e da difendere in tutti i modi, con il contributo di ciascuno di noi.

    Perchè Dio ha voluto la famiglia come istituzione naturale per ogni bambino e anche per suo Figlio? A quali condizioni le nostre famiglie assomigliano a quella di Gesù?

    Dio ha voluto la famiglia perché la prima esperienza di un bambino fosse l’esperienza di un amore gratuito, totale, disinteressato, capace di perdonare.

    L’ha voluto perchè, come sempre, ha chiesto la collaborazione umana, anche nel compito più grande e più bello: trasmettere la vita.

    Quando la nostra famiglia assomiglia a quella di Nazareth?

    La vita familiare è più o meno cristiana a secondo se la vita di coppia, lo stile dei rapporti genitori-figli, l’atmosfera risentirà o meno di questo Amore.
    Preghiamo insieme oggi per le nostre famiglie, chiedendo l’intercessione della Santa Famiglia di Nazareth.

    Chiediamo di riscoprire la bellezza del Sacramento del Matrimonio, garanzia della presenza del Signore, perché l’amore tra i coniugi sia immagine vivente del suo amore per la Chiesa.

    don Alberto

  • Domenica III dopo l’Epifania

    Domenica III dopo l’Epifania

    Questa domenica ci fa vedere Gesù che “ha compassione per le folle”, che è il modo di esprimere l’amore senza limiti di Dio per l’umanità.
    Gesù si preoccupa della gente che da tre giorni lo segue e che ha esaurito il cibo. All’obiezione dei discepoli sull’impossibilità di sfamare questa moltitudine, Gesù chiede loro la disponibilità a raccogliere i pochi pani e pesciolini che ci sono e a distribuirli, moltiplicati, alle folle. Gli Apostoli, come i servi di Cana, si fidano di Gesù, che compie il miracolo.

    Ma perché Gesù non interviene anche oggi, a sfamare i miliardi di persone che soffrono la fame?

    Anche oggi Dio non ha abbandonato l’umanità e ha compassione di chi soffre, ma chiede tutta la nostra collaborazione. Siamo invitati come gli esploratori mandati da Mosè a scoprire la ricchezza dei doni della terra: le risorse sono sufficienti e abbondanti per tutta la popolazione del mondo.

    Ci chiede di sfruttare queste ricchezze e di condividerle, soprattutto con i più poveri.

    Anche Paolo, nella seconda lettura, ricorda alla comunità di Corinto, benestante e ricca, il dovere di aiutare la prima comunità, quella di Gerusalemme, esigua come numero e mal sopportata dai Giudei.

    Ma c’è uno stile che Gesù richiede a chi lo segue: il cristiano deve amare con “com-passione” che significa “patire con”, condividendo problemi e sofferenze. Gesù ci ama con “com-passione” facendosi Cibo per noi, chiedendoci di condividerlo con gli altri e con solidarietà verso chi soffre.

    don Alberto

  • Domenica II dopo l’Epifania

    Domenica II dopo l’Epifania

    La liturgia ci presenta il primo miracolo di Gesù, che Giovanni chiama “segno”, un gesto che rimanda a una realtà più profonda.

    Si tratta di un matrimonio salvato, nella sua gioia, da Gesù. Oltre al racconto in sè, c’è il significato biblico del vino che è segno di gioia. All’acqua delle fredde giare di una vita monotona, alla routine di un amore che non ha più nulla da dire Gesù porta la forza dell’amore che dà sorriso e gioia e tutto questo, come sempre, in modo imprevedibile e, per noi, esagerato.

    È un miracolo operato per la mediazione di Maria: Gesù pare resistere alla Mamma, ma nell’insistenza di Maria vede la volontà del Padre.

    Maria è presente nel presepe, qui, al primo miracolo e ai piedi della croce. Il suo compito è ricordarci che dobbiamo “fare quanto Egli ci dirà”, nella certezza che quanto ci chiede di fare si realizzerà. Il racconto si chiude con una frase che segna il sorgere della Chiesa: i discepoli che credono nel “segno” sono la prima comunità cristiana.

    Oggi è la Chiesa che deve essere “segno” della presenza di Gesù nel mondo: i miracoli di Gesù si devono ripetere oggi nella vita della Chiesa.
    Tutta la vita cristiana vissuta con coerenza, anche se con difficoltà e sbagli, è segno che il Signore è presente nella sua Chiesa.

    Chiediamo al Signore di aiutarci ad essere “segno” vivente del suo amore nel vivere in pienezza il Sacramento del Matrimonio, nel superare invidie e divisioni, nell’attenzione agli altri.

    don Alberto

  • Battesimo del Signore

    Battesimo del Signore

    Questa domenica continua l’Epifania del Signore con il Battesimo. È un’epifania perchè ci rivela chi è e che cosa è venuto a fare Gesù e ci riporta all’inizio della sua vita pubblica e della nostra vita cristiana, con il richiamo al Battesimo.

    Il Battesimo di Gesù al Giordano è una rivelazione: un fatto importante ricordato da tutti gli Evangelisti.

    Gesù non ha bisogno di questo gesto di penitenza perchè è l’Agnello di Dio, senza peccato. Con questo gesto vuol indicare la sua scelta di campo: si è messo in fila con i peccatori per dire che è venuto per loro. Gesù si è fatto uno di noi per salvarci: è venuto a togliere il peccato dal mondo.

    Tutti i vangeli fanno notare la differenza del battesimo di Giovanni Battista da quello di Gesù: quello di Giovanni è il gesto di una persona che si riconosce peccatore e domanda perdono; quello di Gesù è il dono dello Spirito che ricrea e che porta pace.

    È un dono che ci fa creature nuove, ci inserisce nella Chiesa, ci dà facoltà nuove: occhi nuovi (la fede), coraggio nuovo (la speranza), cuore nuovo (la carità).

    È un dono da riscoprire e allora chiediamoci: conosciamo la data del nostro Battesimo? Abbiamo ringraziato i nostri genitori che l’hanno chiesto per noi? Siamo riconoscenti al Signore per il dono dello Spirito? L’impegno di carità è conseguenza necessaria del dono di amore che è lo Spirito Santo, ricevuto nel Battesimo. Rendiamo grazie a Dio del dono ricevuto e chiediamogli di viverlo in pienezza.

    don Alberto