Categoria: Omelie

  • Il pensiero della settimana – VII domenica dopo Pentecoste

    Il pensiero della settimana – VII domenica dopo Pentecoste

    La Liturgia oggi ci pre­sen­ta Gio­suè, il suc­cessore di Mo­sè che introdusse il po­po­lo eletto nella Terra promessa. Non è stata un’impresa facile: ha dovuto com­battere i nemici, a Gabaon, dove per poter vin­cere pienamente, chiese al sole di fermarsi perché si prolungasse la giornata. Una pa­gina che, purtroppo, a chi non sapeva leggere bene la Bibbia, nel suo senso vero, ha dato uno dei motivi di con­dannare Galileo che ricordava che non è il sole che si muove, ma la terra.

    Ha dovuto inoltre mettere in guardia il popolo dalla ten­tazione dei culti pagani e, a Sichem, in un’as­sem­blea popolare, Giosuè chie­de al­la gente di fare pub­bli­ca­men­te una scelta o con Dio o con gli dei pagani, pro­cla­man­do da parte sua la scel­ta di fedeltà a Dio.

    Ora Giosuè è immagine di Gesù.

    Anche Gesù chiede di fare delle scelte: non lascia in­dif­ferenti: scelte che com­por­tano la Croce. Gesù la pre­ve­de e prean­nun­cia tri­bo­la­zioni e per­se­cuzioni, ma non dob­biamo sco­rag­giarci perché il Signore con noi.

    Il filo che lega le Letture mi pa­re proprio un invito alla speranza. Proviamo a chie­der­ci, ripensando a Giosuè e a Gesù: abbiamo il de­si­de­rio della Terra Promessa, del­la vita eterna, cioè di una comunione profonda e intima con il Signore? La nostra vita ha come guida Gesù o abbiamo tanti idoli? Quali in particolare sono in contrasto con il Vangelo: soldi, successo, orgoglio, pigrizia? Abbiamo fiducia nel Signore che ci dà forza di vincere contro tutte le tentazioni e gli  insuccessi?

    Chiediamo al Signore di accompagnarci nel cammino della nostra vita, donandoci forza e luce.

  • Il pensiero della settimana – VI domenica dopo Pentecoste

    Il pensiero della settimana – VI domenica dopo Pentecoste

    In questa domenica la Liturgia ci fa riflettere su Mosè , la guida del popolo eletto, dall’Egitto alla Terra promessa.

    Nel  Vangelo di oggi, innanzitutto, Gesù ricorda che Dio è un mistero: “nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. Gesù rivela  Dio   entrando nella storia e ce lo presenta come un  Dio attento all’uomo “stanco e oppresso” che si china sull’uomo  per liberarlo dalla schiavitù; che rende più leggero il peso della vita perché lo porta con noi; mite e umile di cuore  ci fa sentire  a nostro agio nei suoi confronti: Dio è l’Abbà – il Papà.

    Il momento culminante di questa rivelazione di Dio in Gesù, ricorda Paolo, è sulla Croce in cui si rivela l’amore folle di Dio per noi.

    Per questo Giovanni, nella sua Lettera, cercando una definizione di Dio, non potrà che dire che “Dio é amore”.

    Dio è sempre un mistero indefinibile…. d’amore.

    Proviamo ad interrogarci serenamente e seriamente pensando a Mosè e a Gesù. Quando penso a Dio, mi ricordo che è un mistero di amore di cui posso balbettare  qualche cosa  ma che non conosco mai pienamente?

    Il Dio in cui credo è un essere astratto, ò un Dio dentro la storia che conosco attraverso la Creazione, la storia del Popolo eletto e della Chiesa, la mia storia?

    Mi sento anch’io mandato ad annunciare agli altri questo amore, a collaborare per un mondo più giusto, più fraterno? Chiediamo a Gesù di sentirlo nella nostra vita, sostegno e conforto, di accoglierlo e di condividerlo sempre.

  • Il pensiero della settimana – V domenica dopo Pentecoste

    Il pensiero della settimana – V domenica dopo Pentecoste

    Domenica scorsa siamo stati invitati a riflettere sul mistero del peccato, del rifiuto della salvezza. Questa domenica ci presenta Abramo,  il capostipite del Popolo eletto e ce lo presenta come modello di uomo di fede.

    Fede che è anche il tema del Vangelo in cui Gesù si presenta come la luce del mondo che si può accogliere o rifiutare. Sappiamo che questo è uno dei temi ricorrenti nel Vangelo di Giovanni: già all’inizio, nel Prologo, Gesù viene presentato come “luce che brilla nelle tenebre e le tenebre non l’hanno accolto”.

    Anche in questo brano è ribadita l’immagine di Gesù luce nel mondo e le diverse reazioni.

    C’è chi lo rifiuta, non vuol  neppure vedere le continue prove della sua Persona.

    C’è chi lo accetta, ma non si espone, non vuole la scomunica della Sinagoga.

    C’è chi crede e questo è dono dello Spirito.

    Sono situazioni che si ripetono anche oggi, magari nelle stessa persona che, di volta in volta, lo rifiuta, o apertamente negandone la divinità, riducendolo a un predicatore della pace, della fraternità universale o concretamente: credo ma ho una mia morale, dei miei valori. La fede è qualcosa di intimo che non sconvolge la nostra vita, che non ha molto da dire alla vita sociale, politica. Ma ci sono tanti che credono in Dio e testimoniano la loro fede.

    Dovremmo esaminarci e vedere quali sono gli atteggiamenti che più ricorrono nella nostra vita. Dobbiamo sempre  ricordarci che la fede è un dono da chiedere nella preghiera, da accogliere nel cuore e da testimoniare nella vita.

    “Signore aumenta la nostra fede!”

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – IV domenica dopo Pentecoste

    Il pensiero della settimana – IV domenica dopo Pentecoste

    La parabola del Vangelo di oggi è una lettura della Storia della salvezza: la chiamata è per il popolo ebreo, ma a questo segno di elezione si risponde con indifferenza e rifiuto; a questo punto c’è il castigo e la chiamata di tutti gli uomini, anche dei pagani.

    Nella parabola si sottolinea l’amore gratuito di Dio che chiama ogni uomo a partecipare alla sua gioia. Il banchetto, è segno della predilezione di Dio che vuole condividere con noi la sua mensa: un banchetto che è  già in atto (il Regno di Dio è nel mondo).

    C’è chi rifiuta l’invito perché non è disposto a mutare il centro di interesse della propria vita. Gli invitati vanno ai propri campi, ai propri affari, anzi qualcuno insulta ed uccide i servi. Non c’è spazio per una gioia donata, immersi nelle nostre piccole soddisfazioni quotidiane: l’amore del Signore è qualcosa che non interessa, tantomeno il pensare alla sua fase finale, al Paradiso.

    C’è chi, invece, l’accetta, ma non capisce il significato, non vuole indossare l’abito nuziale. L’amore del Signore è qualcosa che rinnova e, se accettiamo questo amore, “la veste” della nostra vita deve cambiare.

    Per questo ha voluto che ci fosse un Banchetto, segno e anticipo di quel banchetto, ed è quello eucaristico, la S. Messa.

    A questo Banchetto siamo chiamati dal Padre, in particolare alla domenica. Il Signore non si stanca e continua a chiamarci: vuole che siamo partecipi della sua gioia e si fa cibo per noi.

    Chiediamo al Signore di sapere  vivere con fede questo momento, in particolare ogni domenica, nell’attesa di poter partecipare, alla fine, al Banchetto celeste.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – III domenica dopo Pentecoste

    Il pensiero della settimana – III domenica dopo Pentecoste

    Carissimi, il tema delle Letture è quello dell’amore coniugale.

    A Gesù viene chiesto a qua­li condizioni è pos­sibile il divorzio, avendo a mente la legge di Mosé. Quando que­sto era tale da giustificare il libello di ripudio? una cor­rente riformista giustificava il ripudio in caso di in­fe­deltà, mentre la cor­ren­te las­sista permetteva il di­vor­zio per i motivi più banali.

    Gesù esclude l’una e l’al­tra, richiamandosi al pro­getto di Dio sull’amore co­niu­gale che, facendo dei due una carne sola, pre­clu­de ogni possibilità di di­vi­sione e ci riporta alla bel­lis­si­ma pagina del­la Genesi sull’amore coniugale  nel pensiero di Dio.

    L’amore coniugale, come ogni realtà della vita, è un dono del Signore. È Dio che conoscendo l’ani­mo uma­no bi­so­gno­so di dia­lo­go, di co­mu­nio­ne, met­te vi­ci­no al­l’uo­mo una don­na, sen­ti­ta subito diversa dalle altre creature: “essa è car­ne del­la mia car­ne, ossa delle mie ossa”.

    Certamente l’amore che c’è tra queste due creature è così forte profondo e in­timo che “i due sono una carne sola“ e, quindi “l’uo­mo non può dividere quello che Dio ha congiunto“.

    Ma Gesù non si è limitato a confermare il dise­gno ori­gi­nario, ma lo ha portato a compimento con il sa­cra­men­to del Ma­trimonio.

    In esso propone a due gio­va­ni, che si amano, di es­se­re immagine vivente del suo amore per la Chiesa: se ac­col­go­no la sua proposta, li ren­de capaci di questo amo­re.

    Dobbiamo ricordarci che il nostro amore nasce da Dio. La preghiera familiare, la santa Messa, i sacramenti, sono la premessa e la con­di­zio­ne indispensabile di un amore  riuscito.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – II domenica di Pentecoste

    Il pensiero della settimana – II domenica di Pentecoste

    Nel periodo dopo la Pentecoste la Liturgia ci fa meditare su tutta la Storia della salvezza, contrassegnata,  da una parte dall’amore di Dio, gratuito e fedele, dall’altra dall’indifferenza e spesso dal rifiuto da parte dell’uomo.

    Questa domenica ci riporta il 1° atto di questo amore, la Creazione, che è un gesto d’amore di Dio che comunica la sua bellezza e grandezza ad ogni creatura, ma soprattutto all’uomo, che ha voluto a sua immagine e somiglianza.

    Il Vangelo ci ricorda che Dio non solo è creatore, ma provvede alle sue creature.

    Si cura degli uccelli, dei fiori: quanto più farà per l’uomo. E’ un Padre amorevole che sa di che cosa abbiamo bisogno e provvede.

    Sono tanti gli spunti per la nostra riflessione e la nostra preghiera

    Sappiamo guardare al mondo, alla natura con occhi di fede, sapendo scoprire la sapienza e l’amore del Signore?  Sappiamo educare i nostri figli  a guardare così il creato?  Un fiorellino, un uccellino, un bel panorama ci fanno pensare al Signore?

    Abbiamo il rispetto, la cura del creato perché dono del Signore?

    Il creato è un bene che abbiamo ricevuto e che dobbiamo trasmettere alle generazioni future.

    Chiediamo al Signore di riscoprire nel Creato la sua sapienza e chiediamo il suo aiuto  per rispettarlo e renderlo sempre più bello.

    Ringraziamo il Signore del creato, di tutti i doni  che ci ha fatto, del suo amore provvidente, rendendoci capaci di condividerli, di essere  noi “provvidenza” per gli altri.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Santissima Trinità

    Il pensiero della settimana – Santissima Trinità

    Celebriamo oggi il mistero della SS. Trinità, mistero centrale della nostra fede che ci contraddistingue dalle altre grandi religioni monoteiste.

    È il mistero che richiamiamo tutte le volte che facciamo il segno della Croce: nel nome singolare della Trinità. La S. Messa è tutta una preghiera al Padre, per Cristo, animati e sostenuti dallo Spirito. Tutti i sacramenti sono incontri con Gesù risorto, reso presente dallo Spirito santo, che ci fanno riscoprire in Dio un Padre.

    Ma all’importanza di questo mistero corrisponde l’indifferenza o l’ignoranza di tanti cristiani: la Ss. Trinità sembra quasi un teorema irrisolvibile, più che una “ bella notizia”.

    Forse perché definire la Trinità un mistero toglie la volontà di approfondimento.
    Eppure l’unicità traspare nel disegno di salvezza di Dio che rimane fedele al suo piano lungo tutta la storia umana: la Trinità si manifesta nei tempi e nelle operazioni diverse in questa storia.

    Pensiamo al primo capitolo della  Genesi, dove viene detto che siamo stati creati “ a immagine e somiglianza di Dio”: se Dio è comunità di amore, se è “ tre Persone” che si conoscono, si parlano, si donano totalmente l’una all’altra, l’uomo sarà riflesso di Dio quando conosce, parla, si dona, in una parola quando ama e fa comunità con gli altri: la Comunità per il cristiano, è un’esigenza stessa dell’uomo, è il rivelare la sua natura.

    Lo Spirito Santo che è l’amore, che ci fa riscoprire in Dio il Padre e negli altri, in Gesù, dei fratelli e ci permette di costruire una comunità.

    don Alberto

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Pentecoste

    Il pensiero della settimana – Pentecoste

    L’Anno liturgico è un lungo cammino in cui  riviviamo il mistero della salvezza, quanto Dio ha fatto a continua a fare per noi, in Gesù Cristo, mediante la sua Chiesa.

    In questo cammino la Pentecoste è certamente una tappa fondamentale. Se non ci fosse lo Spirito Santo, la Chiesa sarebbe un organismo destinato a perire per il peccato delle sue membra: se dopo 2000 anni la Chiesa è viva, è perché lo Spirito Santo è in essa.

    Le fiammelle richiamano la luce e noi abbiamo bisogno tutti a sempre di questa luce. Un dono da chiedere continuamente è quello del discernimento, della luce dello Spirito per la nostra vita personale e per le grandi scelte che la nostra società è chiamata a compiere.

    Un secondo dono da chiedere è la forza, rappresentata dal “vento gagliardo”: non basta sapere, capire, ma bisogna attuare il disegno di Dio.

    Gli apostoli hanno dovuto affrontare un mondo a loro ostile o indifferente. Anche oggi i cristiani vivono un momento storico delicato sia perché si avvicinano ad essere minoranza sia per la presenza sempre più massiccia di altre religioni o forme di pensiero che tendono ad annullare la vera fede.

    La Pentecoste ci ricorda che la forza del Cristianesimo non sta nel numero ma nella presenza dello Spirito Santo. Il terzo dono da chiedere è sicuramente quello dell’unità. Nel brano degli Atti vengono ricordati ben 16 paesi diversi per razza e cultura che capiscono l’annuncio degli Apostoli.

    Gesù ha voluto l’unità come segno distintivo della sua Chiesa. È un dono da chiedere ed accogliere continuamente.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Ascensione

    Il pensiero della settimana – Ascensione

    Carissimi, oggi è la festa dell’Ascensione: Gesù che sale glorioso al cielo, riconosciuto  Signore del cielo e della terra.

    Di solito quando parte una persona cara, c’è malinconia, tristezza, ma nel Vangelo si sottolineano la serenità e la gioia. L’Ascensione non è la partenza di Gesù, ma la sua glorificazione, cioè la proclamazione che Gesù, Uomo-Dio, è eguale in dignità e potenza a Dio Padre. Le espressioni “fu elevato in alto, una nube lo sottrasse ai loro occhi, veniva portato in cielo“ sono espressioni bibliche per dire che Gesù con la sua risurrezione è vicino e uguale al Padre e, quindi, come il Padre è eterno, onnipotente, onnisciente è anche onnipresente, non solo come Dio, ma anche come uomo. Proprio per l’Ascensione, Gesù di Nazareth è qui come in ogni parte del mondo.

    Salendo in Cielo ha portato con sé la nostra Umanità, è andato avanti a prepararci un posto. L’Ascensione è la giornata più bella in cui pensare ai nostri cari che ci hanno lasciato, con nostalgia, perché lì incontreremo di nuovo, con il Signore.

    Ma c’è una frase degli Atti degli Apostoli che ci deve far riflettere: “Quel Gesù di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo“.

    E i discepoli ritornano a Gerusalemme nell’attesa” di ricevere la forza dello Spirito Santo.
    Dobbiamo andare nel mondo a comunicare la gioia di “Dio con noi“, con l’ottimismo, la speranza che è un tema costante in questo periodo pasquale: essere gente che sa lottare, impegnarsi perché sa che il Signore, anche se non si vede, è con noi.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Domenica VI di Pasqua

    Il pensiero della settimana – Domenica VI di Pasqua

    Ci stiamo avvicinando alla Pentecoste e il Vangelo di questa domenica ci parla del dono dello Spirito Santo.

    Gesù ci ricorda che “il Paraclito, lo Spirito Santo“ che io manderò dal Padre, darà testimonianza di me. Noi sappiamo che Gesù è risorto, è ancora tra i suoi amici: in particolare quando compiamo il gesto che egli ci ha comandato di ripetere, l’Eucarestia (“fate questo in memoria di me”), Gesù risorto è con noi. Gesù sa che non è facile capire la sua Parola e metterla in pratica, ecco perché, proprio nel Vangelo di oggi, affida allo Spirito Santo il compito di aiutarci a viverla.

    Ed è lo Spirito Santo, invocato dal Sacerdote sul pane e sul vino, che li rende Corpo e Sangue di Cristo. Ringraziamo il Signore di essere rimasto tra noi e chiediamogli il dono dello Spirito Santo perché ci aiuti capire la sua volontà e ci dia la forza di realizzarla.

    Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa e della nostra vita spirituale. Dovremmo avere la devozione allo Spirito Santo e invocarlo sulla nostra Comunità e su tutta la Chiesa.
    Vieni Santo Spirito, su ciascuno di noi!

    don Alberto