Categoria: Omelie

  • Il pensiero della settimana – Domenica delle Palme

    Il pensiero della settimana – Domenica delle Palme

    La liturgia di questa domenica ci preannuncia tutti i grandi misteri della nostra fede. Li celebreremo durante la settimana ritenuta la più importante nella storia della Chiesa, tanto da definirla la Settimana
    “Autentica“, “Santa”: insieme al trionfo di Gerusalemme, si parla di tradimento, di passione e di sepoltura.
    La Chiesa ci chiede di vivere pienamente questa settimana poiché i riti della Settimana Santa sono i più ricchi di tutto l’anno liturgico e la liturgia, capita e vissuta, è la sorgente e il culmine della vita cristiana: è ascolto, catechesi, culto, memoria viva dei misteri che si celebrano.

    Per vivere bene la Pasqua, uno degli strumenti più efficaci è il sacramento della Riconciliazione, in cui riviviamo dentro di noi la Morte e la Risurrezione di Gesù. Prendiamo atto, in esso, di essere stati anche noi come Giuda o come Pietro, ma nello stesso tempo siamo certi che il Signore ci conferma il suo amore e desidera che abbiamo nel nostro cuore la sua pace e la sua gioia.

    Evitiamo allora l’ipocrisia e il formalismo. Non si può portare il ramoscello d’ulivo, segno della pace, e non avere il desiderio della pace nel cuore, con Dio e con gli uomini.

    Non si può celebrare la Lavanda dei piedi, il Giovedì Santo e poi non vivere lo stile di servizio umile e attento.

    E non si può venire a baciare il Crocifisso, il Venerdì Santo, senza sentirci da una parte corresponsabili di quella morte, e dall’altra riconoscenti per l’amore che ci ha rivelato. Non si può celebrare la Risurrezione di Gesù e non desiderare di essere rinnovati interiormente.

  • Il pensiero della settimana – V Domenica di Quaresima

    Il pensiero della settimana – V Domenica di Quaresima

    Mancano solo dieci giorni al Triduo pasquale e la Liturgia ci parla della Pasqua, di passaggio. La prima Lettura ci riporta alla liberazione del popolo ebreo dall’Egitto.

    Il Vangelo, con la risurrezione di Lazzaro, ci presenta la Pasqua come un passaggio dalla morte alla vita.
    La Pasqua è sinonimo di liberazione in cui il protagonista è il Signore.

    Ma la nostra attenzione è, in particolare, per il Vangelo che ci riporta l’ultimo dei “segni“, cioè dei miracoli che rivelano il mistero di Gesù e, in lui, il volto del Padre. Gesù, in questo fatto, si rivela modello per ciascuno di noi, dei valori umani: è amico vero, solidale nel dolore; sente la ribellione alla morte, si commuove e piange di fronte alla tomba dell’amico.

    Gesù però non si muove subito e parla di “sonno” di Lazzaro. Ha una logica diversa: “Deve manifestarsi la gloria di Dio”. Non accetta passivamente la morte, ma non incolpa Dio; sa che anche in questa vicenda si sta dispiegando l’amore di Dio.

    Gesù, inoltre, non ha paura del rifiuto, della lotta: ha una missione da compiere e nulla può distoglierlo “andiamo di nuovo in Giudea” e sarà crocifisso sulla Croce.

    Gesù, ed è il messaggio finale, è la vita che sconfigge la morte!

    La morte per Gesù è un addormentarsi per risvegliarsi alla voce di Dio: vincerà la morte definitivamente con la sua Risurrezione.

    Proviamo allora a chiederci se siamo coraggiosi nell’affrontare le difficoltà che ci si presentano con la certezza che Dio è con noi con la Provvidenza che sa trarre il bene anche dal male.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – IV Domenica di Quaresima

    Il pensiero della settimana – IV Domenica di Quaresima

    Il tema di questa domenica è la luce. Nel salmo diciamo “Alla tua luce, vediamo la luce”. La luce è il dono della vista e della fede che Gesù fa al cieco dalla nascita.

    Di fronte alla luce, che è Gesù, nel brano di Vangelo, c’è chi apre gli occhi, c’è chi li chiude e chi fa finta di non vedere.

    C’è chi non vuole guardare: è l’atteggiamento dei farisei che rifiutano Gesù perché rivela un Dio troppo diverso dai loro schemi: un Dio che ama tutti senza distinzione, anzi ha una preferenza per i peccatori.  Quindi non possono accettare il miracolo, segno di questo amore.

    Anche oggi si ripete questa situazione: c’è chi rifiuta a priori il mistero di Dio; non si accetta un Dio che non interviene per distruggere i cattivi e i disonesti e che impegna i credenti al perdono; in particolare, poi, si rifiuta che il Signore possa servirsi di persone umili, semplici, per richiamarci al senso vero delle cose e della vita.

    C’è chi non ha fatto e non vuole fare una scelta definitiva, per non sentirsi compromesso.

    E l’atteggiamento della gente che assiste al miracolo e, in particolare, dei genitori che temono rappresaglie dai farisei, come quando diciamo: “credo, ma ho una mia morale”.

    E poi c’è chi accoglie questa luce: è l’atteggiamento del cieco. Una persona semplice che è alla ricerca di uno che lo salvi, che è disposto a tutto pur di riavere la vista, e viene premiato con la guarigione e il dono della fede.

    Chiediamo al Signore di farci sentire bisognosi della sua luce; di essere capaci di accoglierla e di testimoniarla agli altri!

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – III Domenica di Quaresima

    Il pensiero della settimana – III Domenica di Quaresima

    La liturgia di oggi ci propone tre modelli su cui confrontarci: Abramo, il padre della nostra fede; Mosè, la guida del popolo; Gesù, colui che ci rende uomini liberi e veri.
    Abramo è il protagonista di questa domenica e ci viene presentato come modello di fede, il primo del vero popolo di Dio, costituito non tanto in base alla razza, ma alla fede: è la stessa fede che viene donata a noi nel Battesimo e che deve crescere lungo la vita.

    Mosè è il protagonista della 1a lettura. È il modello di ogni guida, come potrebbe essere un sacerdote o un genitore, o un educatore. Si presenta, spesso, come una persona che è sola; deve andare contro l’opinione comune.

    Gesù ci viene presentato nel Vangelo di oggi come il profeta promesso a Mosè, la coscienza critica, il fratello che ci fa prendere coscienza del nostro essere peccatori per aiutarci ad uscirne.

    Parla con coloro che già credevano in Lui e cerca di far toccare con mano la loro situazione di schiavitù, di incoerenza e di falsità.

    Gesù sembra perfino violento nell’accusa ai suoi discepoli: li definisce bugiardi, schiavi e figli del demonio.

    La Parola della Liturgia di oggi è un richiamo forte a ringraziare il Signore per il dono della fede, a chiedere al Signore, se siamo educatori, il dono della fermezza che scaturisce da un grande amore e a vedere dove in particolare siamo schiavi (soldi, pigrizia, chiacchiere…) o falsi (ipocriti, formalisti, incoerenti).

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – II Domenica di Quaresima

    Il pensiero della settimana – II Domenica di Quaresima

    Carissimi, dobbiamo sempre trovare un po’ di tempo per riflettere personalmente sulla Parola e lasciarla penetrare nel nostro cuore.

    La 1a Lettura ci ricorda che il primo impegno che abbiamo è proprio questo “Ascolta Israele”.

    Nella 2a Lettura, Paolo ci ricorda che, tra i comandamenti, il primo è quello dell’amore.

    Infine, il Vangelo ci riporta l’incontro di Gesù con la donna samaritana:

    un brano ricco di spunti di riflessione. Gesù supera le barriere razziali ( i giudei contro i samaritani), vince i tabù (un maestro che parla con una donna), il significato del pozzo come luogo degli incontri più significativi.

    Sembra che ci sia presentato anche il cammino della vita cristiana. Innanzitutto, ci ricorda che il cristiano è uno che incontra il Signore: il primo incontro avviene  nell’acqua del Battesimo con il dono dello Spirito, ma, poi, tutta la vita è un incontro con il Signore.

    L’incontro è sempre un dono gratuito del Signore che ci aspetta al pozzo, si fa bisognoso di un po’ d’acqua, inizia il dialogo e così cambia il cuore.

    Quando si incontra il Signore, siamo affascinati,  perché scopriamo che il Signore ha interesse per noi, ci ama, ci dice la verità, ci obbliga a rientrare in noi stessi, non per angosciarci, ma per convertirci.

    Proviamo, allora, a chiederci: la nostra preghiera, l’ascolto della Parola, I’Eucarestia è un vero incontro che parla al nostro cuore, ci mette in crisi? ci lasciamo interrogare intimamente da questa Parola? crediamo che il Signore possa cambiare la nostra vita?

    Chiediamo, insieme, al Signore di avere sete della sua “acqua viva”, che ci può dissetare, purificare, rafforzare nel cammino della nostra vita e renderci testimoni del suo Vangelo.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – I Domenica di Quaresima

    Il pensiero della settimana – I Domenica di Quaresima

    La Quaresima, che inizia oggi, è il tempo liturgico di verifica e di conversione di cui non siamo noi i protagonisti, sempre così deboli, ma Dio che vuole rivivere la Pasqua in noi.

    Il brano di Vangelo ci porta nel deserto, presentato dalla Bibbia come il luogo in cui l’uomo riscopre la sua totale dipendenza da Dio e riesce ad ascoltare, fuori dal frastuono, la Parola del Signore. È la Parola su cui dobbiamo fondare la nostra vita: per ben quattro volte il Vangelo di oggi riporta la frase “sta scritto“, come qualcosa che non può essere messa in discussione. Ora, perché questa Parola non risulti vana, dobbiamo fare un po’ di silenzio nelle nostre occupazioni e preoccupazioni perché è la Parola più importante, ma anche la più delicata.

    Gioele, nella 1a lettura, ci mette in guardia contro una malattia facile nella religione, il formalismo. Cioè fare dei gesti che non hanno riscontro nella vita.

    L’ascolto della Parola ci deve portare a vincere, come Gesù, le tentazioni facili del potere, del sentirsi importanti, dello star bene… per una vita impostata alla donazione. L’imposizione delle ceneri, ad esempio, non deve essere un gesto formale, ma un riconoscere che siamo un pugno di polvere, ma nello stesso tempo chiamati per amore a essere immagine viva di Dio nel mondo.

    Il magro e il digiuno non siano solo un cambiare il menù a tavola, ma un segno di capacità di rinuncia fatto per chi non ha nulla.

    Buona Quaresima

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Ultima domenica dopo l’Epifania

    Il pensiero della settimana – Ultima domenica dopo l’Epifania

    Il tema di questa domenica è la preghiera: la parabola del fariseo e del pubblicano ci invita a verificare l’atteggiamento interiore del nostro pregare. È un tema su qui vale la pena di ritornare spesso, sia perché siamo sempre tentati di farne a meno, magari con la scusa che non abbiamo tempo, che  tutta la vita è preghiera, sia perché esaminando il nostro modo di pregare, possiamo scoprire che concetto abbiamo di Dio, di noi stessi e del mondo.

    Quanto tempo sappiamo trovare per la preghiera e come è il nostro pregare? Ricordiamoci che “fariseo e pubblicano” più che due persone, sono due atteggiamenti che possono far capolino nella nostra vita.

    Quale idea di Dio traspare dal nostro pregare? È un distributore automatico di grazie, un giudice o un esattore a qui dobbiamo pagare il debito per sentirci a posto ; oppure, come per Gesù è un padre che dà senso alla nostra vita, che nella preghiera ci aiuta a riscoprire il suo disegno su di noi e soprattutto ci dà la speranza e la forza di riuscirci?

    Inoltre, quale idea della nostra persona traspare dal nostro pregare?: Ci sentiamo persone perbene, come il fariseo, più buoni ancora di quanto pretende la legge, per cui la preghiera è un autocompiacersi e, di conseguenza, un giudicare gli altri?
    O, invece, pensiamo di essere come il pubblicano (il peccatore per eccellenza), cioè delle creature povere, fragili, peccatrici, che sentono che la loro grandezza e la loro salvezza è solo nell’amore misericordioso del Signore?

    Pregare bene, ci ricorda S. Paolo, è dono dello Spirito. Chiediamolo insieme, in particolare per la Quaresima che inizieremo domenica prossima.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Penultima domenica dopo l’Epifania

    Il pensiero della settimana – Penultima domenica dopo l’Epifania

    Tema della Liturgia di questa domenica è il rapporto uomo-Dio: un rapporto di infedeltà e di peccato da parte dell’uomo e di misericordia e perdono da parte di Dio.

    Questo rapporto d’amore e di peccato ha il suo punto d’incontro, e di soluzione in Gesù. Egli, come uomo, capisce la nostra debolezza e infedeltà, e, come Dio dimostra nella sua vita e ancora di più nella passione, l’aspetto di misericordia e di perdono di Dio.

    La lettura ci riporta l’incontro di Gesù con la peccatrice. È evidente il contrasto tra coloro che si ritengono puri, cui dà perfino fastidio la presenza di quella donna, e la delicatezza e la compassione di Gesù che sottolinea tutti i gesti d’amore di questa donna. È un fatto che nel Vangelo si ripete spesso: i pubblicani, i peccatori, le prostitute, in una parola gli emarginati morali, si trovano a proprio agio con Gesù, anche se Gesù mette a nudo il loro peccato, e li obbliga a una conversione radicale della loro vita.

    Come riscoprire il sacramento della riconciliazione?

    Farlo ridiventare un momento di incontro con Gesù?

    Innanzitutto dobbiamo scoprire il “senso del peccato”. Non dobbiamo sentirci giusti o creditori di fronte a Dio (come i farisei), ma debitori e poveri.

    Proviamo a chiederci: la nostra confessione è veramente un incontro con Gesù, come quello della peccatrice, che ci fa sentire il suo amore e che ci dà fiducia per intraprendere una vita nuova?

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

    Il pensiero della settimana – Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

    Celebriamo oggi la festa della S. Famiglia, contemplandola come modello per
    ogni famiglia. La famiglia è esperienza concreta della nostra vita di ogni giorno: i primi orientamenti, i valori fondamentali ci sono stati dati in famiglia.

    Il quarto comandamento “onora il padre e la madre”, che regola i rapporti familiari, è l’unico cui è annessa una benedizione. La famiglia scaturisce dalla volontà esplicita di Dio nel suo creare l’uomo e la donSanta Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe na, capaci di amarsi così da essere “una carne sola“ e di essere suoi collaboratori nel dare la vita. Dio ha voluto che l’amore coniugale fosse partecipazione e segno del suo amore per l’uomo: totale, fedele, gratuito e
    fecondo.

    Perché la famiglia realizzi il progetto originario, il primato deve essere sempre di
    Dio. Il primo impegno deve essere quella di riscoprire la sua volontà, i suoi progetti
    su noi e sui nostri figli. Non è per nulla facile, non lo è stato neppure per Maria e
    Giuseppe, ma sono sempre stati aperti e disponibili alla chiamata del Signore.

    Nella ricerca e nell’adesione da parte di tutti alla volontà di Dio sorge in famiglia una vera comunità, come quella di Nazareth, dove ci si ama gratuitamente, in cui non ci si arrabbia se non ci si capisce, ma si ricerca insieme il disegno di Dio; una comunità in cui l’autorità non è potere che schiaccia, ma servizio alla crescita delle persone.

    Chiediamo al Signore di essere lui il nostro sostegno, la nostra luce, perché tutte le nostre famiglie realizzino quella comunione d’amore che era lo stile di vita della Famiglia di Nazareth.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – III domenica dopo l’Epifania

    Il pensiero della settimana – III domenica dopo l’Epifania

    Con questa domenica si conclude “l’Epifania del Signore“: la sua manifestazione oggi ci fa vedere, con la moltiplicazione dei pani, Gesù che ha “compassione“ per le folle che lo seguono. Compassione è il termine usato nel Primo Testamento per esprimere l’amore senza limiti di Dio per l’umanità.

    Nella prima lettura Dio si mostra attento al suo popolo “che ha pianto alle orecchie del Signore“ ed interviene sfamandolo. Un amore che non viene meno nonostante l’ingratitudine del popolo che dichiara “stavamo così bene in Egitto”.

    Nel Vangelo Gesù ha “compassione” perché sente che la gente ha bisogno di una parola di salvezza, di un’attenzione ai suoi malati.

    Gesù ci fa capire che questi doni materiali sono un segno dei doni spirituali che vuole farci. Il pane che sfama la gente che lo ascolta è anticipo del Pane che Gesù donerà nell’Ultima Cena. Gesù vuole collaborazione di tutti sia riguardo al pane materiale che riguardo alla Parola. Certo non basta donare, c’è uno stile che Gesù vuole dai suoi discepoli.

    Il cristiano, come Gesù, deve amare con “compassione“ che significa “patire con“, condividere le sofferenze. Il dono all’altro deve essere fatto liberamente e con la gioia di poter essere utili gli uni agli altri.

    Nella S. Messa Gesù ci ama “con passione” donandoci la sua Parola, facendosi Cibo per noi, chiedendoci di condividere il nostro amore con gli altri, in particolare con i poveri: sia così per ciascuno di noi. don Alberto

    don Alberto