Categoria: Omelie

  • Il pensiero della settimana – Ultima domenica dopo l’Epifania

    Il pensiero della settimana – Ultima domenica dopo l’Epifania

    Il tema di questa domenica è la preghiera: la parabola del fariseo e del pubblicano ci invita a verificare l’atteggiamento interiore del nostro pregare. È un tema su qui vale la pena di ritornare spesso, sia perché siamo sempre tentati di farne a meno, magari con la scusa che non abbiamo tempo, che  tutta la vita è preghiera, sia perché esaminando il nostro modo di pregare, possiamo scoprire che concetto abbiamo di Dio, di noi stessi e del mondo.

    Quanto tempo sappiamo trovare per la preghiera e come è il nostro pregare? Ricordiamoci che “fariseo e pubblicano” più che due persone, sono due atteggiamenti che possono far capolino nella nostra vita.

    Quale idea di Dio traspare dal nostro pregare? È un distributore automatico di grazie, un giudice o un esattore a qui dobbiamo pagare il debito per sentirci a posto ; oppure, come per Gesù è un padre che dà senso alla nostra vita, che nella preghiera ci aiuta a riscoprire il suo disegno su di noi e soprattutto ci dà la speranza e la forza di riuscirci?

    Inoltre, quale idea della nostra persona traspare dal nostro pregare?: Ci sentiamo persone perbene, come il fariseo, più buoni ancora di quanto pretende la legge, per cui la preghiera è un autocompiacersi e, di conseguenza, un giudicare gli altri?
    O, invece, pensiamo di essere come il pubblicano (il peccatore per eccellenza), cioè delle creature povere, fragili, peccatrici, che sentono che la loro grandezza e la loro salvezza è solo nell’amore misericordioso del Signore?

    Pregare bene, ci ricorda S. Paolo, è dono dello Spirito. Chiediamolo insieme, in particolare per la Quaresima che inizieremo domenica prossima.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Penultima domenica dopo l’Epifania

    Il pensiero della settimana – Penultima domenica dopo l’Epifania

    Tema della Liturgia di questa domenica è il rapporto uomo-Dio: un rapporto di infedeltà e di peccato da parte dell’uomo e di misericordia e perdono da parte di Dio.

    Questo rapporto d’amore e di peccato ha il suo punto d’incontro, e di soluzione in Gesù. Egli, come uomo, capisce la nostra debolezza e infedeltà, e, come Dio dimostra nella sua vita e ancora di più nella passione, l’aspetto di misericordia e di perdono di Dio.

    La lettura ci riporta l’incontro di Gesù con la peccatrice. È evidente il contrasto tra coloro che si ritengono puri, cui dà perfino fastidio la presenza di quella donna, e la delicatezza e la compassione di Gesù che sottolinea tutti i gesti d’amore di questa donna. È un fatto che nel Vangelo si ripete spesso: i pubblicani, i peccatori, le prostitute, in una parola gli emarginati morali, si trovano a proprio agio con Gesù, anche se Gesù mette a nudo il loro peccato, e li obbliga a una conversione radicale della loro vita.

    Come riscoprire il sacramento della riconciliazione?

    Farlo ridiventare un momento di incontro con Gesù?

    Innanzitutto dobbiamo scoprire il “senso del peccato”. Non dobbiamo sentirci giusti o creditori di fronte a Dio (come i farisei), ma debitori e poveri.

    Proviamo a chiederci: la nostra confessione è veramente un incontro con Gesù, come quello della peccatrice, che ci fa sentire il suo amore e che ci dà fiducia per intraprendere una vita nuova?

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

    Il pensiero della settimana – Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

    Celebriamo oggi la festa della S. Famiglia, contemplandola come modello per
    ogni famiglia. La famiglia è esperienza concreta della nostra vita di ogni giorno: i primi orientamenti, i valori fondamentali ci sono stati dati in famiglia.

    Il quarto comandamento “onora il padre e la madre”, che regola i rapporti familiari, è l’unico cui è annessa una benedizione. La famiglia scaturisce dalla volontà esplicita di Dio nel suo creare l’uomo e la donSanta Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe na, capaci di amarsi così da essere “una carne sola“ e di essere suoi collaboratori nel dare la vita. Dio ha voluto che l’amore coniugale fosse partecipazione e segno del suo amore per l’uomo: totale, fedele, gratuito e
    fecondo.

    Perché la famiglia realizzi il progetto originario, il primato deve essere sempre di
    Dio. Il primo impegno deve essere quella di riscoprire la sua volontà, i suoi progetti
    su noi e sui nostri figli. Non è per nulla facile, non lo è stato neppure per Maria e
    Giuseppe, ma sono sempre stati aperti e disponibili alla chiamata del Signore.

    Nella ricerca e nell’adesione da parte di tutti alla volontà di Dio sorge in famiglia una vera comunità, come quella di Nazareth, dove ci si ama gratuitamente, in cui non ci si arrabbia se non ci si capisce, ma si ricerca insieme il disegno di Dio; una comunità in cui l’autorità non è potere che schiaccia, ma servizio alla crescita delle persone.

    Chiediamo al Signore di essere lui il nostro sostegno, la nostra luce, perché tutte le nostre famiglie realizzino quella comunione d’amore che era lo stile di vita della Famiglia di Nazareth.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – III domenica dopo l’Epifania

    Il pensiero della settimana – III domenica dopo l’Epifania

    Con questa domenica si conclude “l’Epifania del Signore“: la sua manifestazione oggi ci fa vedere, con la moltiplicazione dei pani, Gesù che ha “compassione“ per le folle che lo seguono. Compassione è il termine usato nel Primo Testamento per esprimere l’amore senza limiti di Dio per l’umanità.

    Nella prima lettura Dio si mostra attento al suo popolo “che ha pianto alle orecchie del Signore“ ed interviene sfamandolo. Un amore che non viene meno nonostante l’ingratitudine del popolo che dichiara “stavamo così bene in Egitto”.

    Nel Vangelo Gesù ha “compassione” perché sente che la gente ha bisogno di una parola di salvezza, di un’attenzione ai suoi malati.

    Gesù ci fa capire che questi doni materiali sono un segno dei doni spirituali che vuole farci. Il pane che sfama la gente che lo ascolta è anticipo del Pane che Gesù donerà nell’Ultima Cena. Gesù vuole collaborazione di tutti sia riguardo al pane materiale che riguardo alla Parola. Certo non basta donare, c’è uno stile che Gesù vuole dai suoi discepoli.

    Il cristiano, come Gesù, deve amare con “compassione“ che significa “patire con“, condividere le sofferenze. Il dono all’altro deve essere fatto liberamente e con la gioia di poter essere utili gli uni agli altri.

    Nella S. Messa Gesù ci ama “con passione” donandoci la sua Parola, facendosi Cibo per noi, chiedendoci di condividere il nostro amore con gli altri, in particolare con i poveri: sia così per ciascuno di noi. don Alberto

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – II domenica dopo l’Epifania

    Il pensiero della settimana – II domenica dopo l’Epifania

    II domenica dopo l’Epifania

    La Liturgia di oggi ci presenta il primo miracolo, che Giovanni chiama “segno“, cioè gesto che ci rimanda a una realtà più profonda.

    Sono tante le verità che richiama il miracolo di Cana. Si tratta di un matrimonio
    salvato, nella sua gioia, da Gesù: c’è il significato biblico del vino che è segno di
    gioia. All’acqua delle fredde giare di una vita monotona, alla routine di un amore che
    non ha più nulla da dire, Gesù porta la forza dell’amore che dà sorriso e gioia.
    Si tratta di un miracolo operato per la mediazione di Maria: Gesù pare resistere
    alla osservazione della Mamma, ma nell’insistenza di Maria vede la volontà del
    Padre e opera il miracolo.

    Giovanni chiude il racconto con una frase molto semplice, ma che segna il sorgere
    della chiesa: “questo a Cana di Galilea fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù”.

    Ora è la Chiesa che deve essere “segno“ della presenza di Gesù nel mondo: i miracoli di Gesù, che erano l’occasione della fede in chi ascoltava, si devono ripetere oggi nella Chiesa. Giovedì inizierà l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani: una Chiesa che tende all’unità al di sopra dei nazionalismi, che si impegna nell’ecumenismo, è un miracolo, in un mondo che trova mille motivi per dividersi
    e disgregarsi.

    Pensando all’atteggiamento di Maria dobbiamo riconoscere che l’attenzione agli altri, oggi ai migranti, ai problemi materiali e spirituali, in un mondo sempre più chiuso e diffidente, è un miracolo che non può lasciare indifferenti. Domandiamo al Signore di aiutarci ad essere “segno“ vivente del suo amore nel mondo, chiedendo
    l’intercessione di Maria, sua e nostra mamma.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Battesimo del Signore

    Il pensiero della settimana – Battesimo del Signore

    Il Battesimo di Gesù continua l’“epifania” del Signore.

    È un’epifania, un rivelarsi, sia perché il Padre proclama Gesù ”tu sei il Figlio mio, l’amato”, sia perché, nel mettersi in fila con i peccatori, per ricevere il Battesimo di Giovanni, pur non avendo bisogno di purificazione, manifesta la sua missione, che è quella di farsi carico di tutti i peccati del mondo, per salvare gli uomini.

    Nel battesimo Gesù si rivela pienamente uomo, solidale in tutto, eccetto il peccato, e perfettamente Dio, capace di salvare.

    Il battesimo al Giordano, richiama il nostro battesimo, il primo atto della nostra vita di fede.
    Un battesimo, diverso da quello di Giovanni Battista perché non è un semplice gesto penitenziale, ma compiuto nello Spirito Santo che rinnova e santifica. Il racconto di Marco ci presenta il Battesimo come nuova creazione, come nuova alleanza dopo il diluvio è un nuovo Esodo.

    Il Battesimo ci dona una vita nuova con facoltà nuove: gli occhi della fede, il coraggio della speranza, il cuore della carità, e ci rende famiglia di Dio, inserendoci nella Chiesa che continua l’Incarnazione di Gesù.

    È un dono da far trasparire: la vita morale cristiana è un lasciarsi cambiare dallo Spirito ricevuto nel battesimo.

    Ringraziamo, oggi il Signore per il Battesimo che abbiamo ricevuto, facciamo una preghiera per i nostri genitori che l’hanno chiesto per noi e chiediamo al Signore di viverlo in pienezza.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Domenica nell’Ottava del Natale del Signore

    Il pensiero della settimana – Domenica nell’Ottava del Natale del Signore

    La domenica che celebriamo fa parte dell’Ottava del Natale e la liturgia è contemplazione di questo mistero: la Chiesa ha quasi paura che i suoi fedeli riducano il Natale a una giornata, senza poi prolungarlo nella vita.

    Questa domenica è l’ultima dell’anno civile, occasione ottima per un bilancio di quest’anno. I due aspetti non sono in contraddizione, anzi potremmo dire che la riflessione sul Natale fa sorgere dentro di noi delle domande che possono servire al nostro esame di coscienza per il bilancio spirituale.

    Il Vangelo ci riporta il Prologo di Giovanni: in poche righe ci richiama la Storia della salvezza. Dall’inizio
    nell’eternità “il Verbo era presso Dio, il Verbo era Dio. Nulla è stato fatto senza di Lui. In Lui era la vita e la vita era la luce nelle tenebre.Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”

    Ma purtroppo “il mondo non lo ha riconosciuto; venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto”. È il mistero
    del peccato, del rifiuto “Ma a quanti, però, lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”. È il mistero dell’amore gratuito e fedele del Signore nei nostri riguardi. Abbiamo provato a stupirci e a ringraziare il Signore per l’amore folle che per noi si è fatto carne, condividendo ogni nostra esperienza umana, anche di dolore e di morte?

    Abbiamo ringraziato il Signore che mediante il dono dello Spirito Santo ci ha resi figli amati dal Padre?

    Siamo convinti che la pace nel mondo è innanzitutto frutto di tanti cuori rappacificati dal Signore? Con la pace del Signore nel cuore, buon anno a tutti.
    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Domenica prenatalizia

    Il pensiero della settimana – Domenica prenatalizia

    Nella prima lettura di questa domenica Isaia richiama l’attesa di Colui che salva.

    Si preannuncia la gioia che è la costante delle feste natalizie e anche la seconda lettura è tutto un invito alla gioia.

    Una gioia che è frutto della preghiera e di una vita guidata dallo Spirito nella ricerca continua del bene.

    Il Vangelo ci riporta la genealogia di Gesù: sembra un arido elenco di nomi, e invece è una pagina ricchissima di teologia. La genealogia è la storia di salvezza, vista nei suoi personaggi più importanti.
    Matteo inizia da Abramo: Gesù è il frutto più bello del Popolo eletto che ha come capostipite Abramo. Dio è fedele nel suo amore per gli uomini, realizza il suo disegno nonostante le debolezze e i peccati dell’uomo.

    Di fatto, se scorriamo i nomi, sono molti i peccatori: pensiamo, ad esempio, a Davide che “genera” il figlio Salomone da quella che era stata la moglie di Uria (figlio di adulterio e di omicidio).

    Si nota la presenza di donne, anche non ebree, importanti nella storia di salvezza (Tamar, Rachele, Rut, Betsabea), concludendo tutta la genealogia in Maria.

    Questa genealogia tocca anche noi: anche oggi il Signore è fedele al suo amore e continua ad amarci anche se siamo peccatori e qualche volta intralciamo il suo disegno.

    A noi chiede la collaborazione per continuare la genealogia, per nascere in questo mondo, per rivelare il suo amore. Chiediamo al Signore di credere nel suo amore per noi, di non scoraggiarci mai per i nostri peccati, e di aiutarci ad essere testimoni del suo amore, nel mondo di oggi.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Domenica della Divina Maternità di Maria

    Il pensiero della settimana – Domenica della Divina Maternità di Maria

    La liturgia vuole celebrare oggi il mistero dell’Incarnazione: il Figlio di Dio, al “sì” di Maria, per opera dello Spirito Santo, prende carne, diventa uno di noi. È il fondamento di tutti gli altri misteri che riguardano la persona di Gesù.

    Ora proviamo a soffermarci un momento e riflettere su questo mistero che è alla base della nostra fede.
    Due verità risultano evidenti.

    La prima è che è un fatto storico ben preciso, non una favola: viene presentato il luogo, il nome della ragazza, la sua situazione familiare. Tutto avviene per opera di Dio: è lo Spirito Santo che rende Maria, Madre di Dio.

    È un mistero perché supera le nostre capacità: lo sappiamo perché è il Signore che l’ha rivelato e non riusciremo mai a capirlo pienamente. È un mistero possibile solo perché è Dio. È un mistero fonte di gioia perché il Signore fa sua la nostra esperienza umana, dandole un senso e un valore nuovo.

    La seconda verità è che anche questo mistero è un dono che va accolto. Il Signore agisce nella storia, mai da padrone, ma da padre: per realizzare questo mistero chiede il “sì” di una ragazzina di Nazareth, paesino sconosciuto della Galilea.

    Dio mantiene sempre questo stile, per nascere dentro di noi, nella nostra libertà, per continuare la sua presenza nel mondo. Chiede il sì di ciascuno di noi, ad essere testimoni del suo amore.
    Chiediamo al Signore che ciascuno di noi possa dire, come Maria, “Eccomi”.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – V° settimana di Avvento

    Il pensiero della settimana – V° settimana di Avvento

    La liturgia di questa domenica ha come protagonista Giovanni Battista. Continua a presentarcelo come
    “testimone” e come “la voce che grida nel deserto: rendete dritta la via del Signore”, ma in modo particolare ce lo presenta come uno che ha piena consapevolezza del suo compito, della grandezza
    della sua missione, ma anche dei suoi limiti. Ha un compito grande: presentare Gesù, “che essi non conoscono”. Quando, poi, lo avranno conosciuto, si ritirerà ed inviterà i suoi discepoli a seguire Gesù. Questo comportamento ha tanto da insegnare. Dobbiamo prendere conoscenza di noi: non siamo i profeti; la distanza tra la grandezza di Dio e l’uomo è incolmabile.

    È, quindi, un mistero il Natale che ha annullato questa distanza: Dio si è fatto uno di noi ed è entrato nella
    storia per cambiarla.

    Questo cambiamento si realizza nel cuore di chi accetta la venuta di Gesù. Come Giovanni, insieme ai nostri limiti dobbiamo riscoprire la nostra grandezza, dovuta all’amore gratuito di Dio.

    Ciascuno di noi è chiamato ad essere “voce di Dio” con la sua vita, il suo esempio in famiglia, a scuola, sul lavoro, nel tempo libero. Ciascuno di noi è invitato a collaborare alla trasformazione del mondo, nella ricerca della giustizia, del dialogo, del perdono.

    Chiediamo al Signore di essere testimoni, umili e coraggiosi come Giovanni Battista, in particolare di rivelare l’amore di Dio, e tutto questo nella gioia, come un servizio, pronti a metterci da parte perché il Signore cresca nel cuore di ognuno.

    don Alberto