Categoria: Omelie

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    VI dopo Pentecoste

    La pagina del Vangelo di oggi ci insegna come sia difficile il vangelo da capire e facilmente strumentalizzabile. La difficoltà di capire riguarda la beatitudine della povertà e la maledizione della
    ricchezza che riassumono in un certo senso tutte le altre. In un momento come il nostro, in cui la crisi economica colpisce tante famiglie, sembrano frasi fuori del mondo le prime, e cattive le seconde. Ma chi è il ricco e chi è il povero? Una cosa è chiarissima nel Vangelo: ricco e povero si distinguono non per la ricchezza che hanno, ma, come sempre, la discriminante tra ricco e povero sta nel cuore. Il ricco è uno che pone la sua fiducia nei suoi beni, amici, posizione sociale. Dio, se esiste, è un di più, un soprammobile
    da spolverare la domenica o un giudice da tenere buono. Non sa scoprire Dio nella natura, nella storia, negli altri, che sono visti non come compagni di viaggio, ma come delle cose, da tenere o lasciare secondo il nostro interesse. Il povero, invece, è uno che pone la sua fiducia in Dio: le cose sono tutte dono
    suo, date per realizzare il suo progetto d’amore; le persone sono riflesso dell’amore di Dio, da amare; la natura è il primo libro che parla di Dio, la storia è lo spiegarsi di un disegno misterioso di Dio, che riesce
    a superare egoismi e cattiveria. Il povero è, quindi, veramente libero da tutto, fiducioso anche nelle difficoltà, capace di testimoniare che Dio appaga il suo cuore.

    Chiediamo insieme, al Signore, di rendere il nostro cuore come il suo, un cuore da povero, secondo il proprio interesse.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    V Domenica dopo Pentecoste

    Nel nostro cammino di riscoperta della Storia di salvezza, la Liturgia ci presenta Abramo, il capostipite del popolo eletto, il padre nella fede, come ricorderà Gesù nel Vangelo.

    La fede non è tanto un sapere molte cose, ma un fidarsi seriamente di Dio che ci parla. La fede è la risposta a Gesù che chiama, è un accettare a seguirlo nel suo cammino verso Gerusalemme. Nel camminare, Gesù fa la proposta di essere suo discepolo a tutte le persone che incontra e a tutti pone delle condizioni precise, che il testo esprime con frasi anche paradossali. Gesù non accetta al suo seguito persone mosse da interessi personali e ricorda che il Figlio dell’uomo non ha neppure dove
    posare il capo.

    Il discepolo deve essere libero da ogni legame, anche quelli naturali, come verso i genitori. Il discepolo, certamente, deve amare i genitori, sa gustare le gioie che il Signore gli fa incontrare, ma sempre sentendo tutto come dono e non permettendo che diventi ostacolo nel realizzare il disegno del Padre su di lui.

    Se ci mettiamo al seguito di Gesù, non dobbiamo desistere: chi ha messo mano all’aratro e, poi, si volge
    indietro, non è adatto per il regno di Dio. Proviamo a domandarci: Il mio seguire Gesù è frutto della fede o lo faccio perché spero in un ritorno di grazie particolari? Sono libero da tutto quanto mi può ostacolare nel fare la volontà del Padre, soldi, interessi, relazioni sbagliate? Sono deciso nel mio camminare secondo il Vangelo, o di fronte alle difficoltà abbandono tutto?

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Stiamo ripercorrendo il cammino della Storia della salvezza, caratterizzata dall’amore gratuito e fedele di Dio e dalle debolezze e rifiuto dell’uomo.Dio vuole felice l’uomo e pone come unica condizione che l’uomo si fidi di Lui.  La prima Lettura ci ricorda che l’Umanità non si è mai fidata di Dio; l’abbandono di Dio è caduta nella corruzione, nel degrado morale così che il Signore “si pentì di aver creato l’uomo”,  tanto da permettere il diluvio, ricordato anche da Gesù nel Vangelo.

    La pagina del diluvio non è facile: non è il racconto storico-cronologico dei primi anni dell’universo, ma è la risposta di Dio alle domande di sempre: perché e da dove viene il mondo? perché il male, il dolore e la morte?

    Dio per rispondere a queste domande si serve di scrittori che usano immagini e materiale comuni nel loro tempo.

    Ma il Dio in cui crediamo è ben diverso dalla mitologia pagana: c’è un unico Principio creatore, provvidente e misericordioso anche nella  punizione.  

    E’ una salvezza che esige di essere accolta. Gesù, nelle poche righe del Vangelo di oggi ci chiede di essere attenti perché non accada anche a noi come al tempo di Noè e di Lot.

    Il distacco da Dio, la storia insegna, si riflette nell’orgoglio e nella guerra.

    Dobbiamo lasciarci guidare dallo Spirito che ci fa riscoprire tutta la vita come dono da condividere. Sembra di perderla, ma è il modo per realizzarla e i frutti sono amore e pace.

    Chiediamo al Signore di essere gente attenta, sveglia, che si lascia guidare dallo Spirito anche se spesso ci mette contro-corrente.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    III Domenica dopo Pentecoste

    Nelle domeniche dopo Pentecoste ripercorreremo la Storia della salvezza: dall’inizio (la Creazione) alla fine (Cristo re dell’universo), il rivelarsi dell’amore di Dio verso le sue creature. La prima Lettura ci riporta al primo atto d’amore di Dio: la Creazione del mondo e dell’uomo. All’uomo è affidato, in dono, da scoprire, curare, sviluppare il mondo in cui Dio rivela la sua grandezza, bontà, bellezza: il primo
    libro di catechismo che ci parla di Dio è il creato di cui non siamo i padroni, ma usufruttuari. E’ un dono
    di cui avere cura. L’uomo viene collocato in un giardino, ricco d’acqua e di vegetazione, in un mondo
    ancora brullo e desertico: è il Paradiso terrestre. Dio vuole l’uomo felice, non è geloso della sua gioia e
    chiede all’uomo di credere al suo amore.

    Sarà padrone di tutto, dei frutti di tutti gli alberi, ma non di quelli dell’Albero della conoscenza del bene
    e del male. Deve fidarsi di Lui che sa veramente che cosa è bene e cosa è male. All’Albero della conoscenza del bene e del male è legato l’Albero della vita: se ci si allontana da Dio, il nostro
    destino è la morte, perché rifiutiamo la fonte della vita. Sappiamo che, purtroppo, nella Storia della salvezza l’uomo non si è fidato di Dio dall’inizio e lungo tutta la storia.

    I nostri progenitori non hanno obbedito al comando del Signore, ma Dio non si offende, non rifiuta l’uomo.
    Già nel racconto del Peccato Originale c’è anche il primo annunzio di salvezza, e realizzerà tutto questo in Gesù. Non dobbiamo scoraggiarci perché l’amore di Dio e il suo perdono sono molti più grandi del nostro peccato.

    don Alberto

  • SS. Corpo e Sangue di Cristo

    SS. Corpo e Sangue di Cristo

    L’8 giugno abbiamo celebrato la festa del Corpus Domini, del Corpo e del Sangue del Signore, cioè la festa dell’Eucarestia che rende presente Gesù, in modo misterioso ma reale, con il suo Corpo e il suo Sangue. Con questa festa siamo chiamati a “fare memoria“ con le parole di Gesù nell’Ultima Cena “Fate questo in memoria di me”.

    Ora noi sappiamo come Gesù ci dà il suo Corpo e il suo Sangue, ma dobbiamo rinnovare continuamente la nostra fede, per non considerare il pane e il vino consacrato solo come un segno, un simbolo, e non veramente come il Corpo e il Sangue di Gesù.

    Il Signore si dà in cibo a noi, perché noi abbiamo “la vita”, quella eterna che inizia già da ora, garanzia del Paradiso. Proprio perché tutti riceviamo lo stesso Pane, la stessa Vita, dobbiamo sentirci uniti tra noi, volerci bene. La seconda lettura ci ricorda che la Comunione eucaristica è la premessa e la garanzia della comunione tra noi: sarebbe inopportuno se, appena usciti da Chiesa, dovessimo pettegolare, giudicare, mentre abbiamo tutti Gesù dentro di noi.

    La festa del Corpus Domini si è sempre caratterizzata per un momento di adorazione e per la Processione eucaristica, perché vuole ricordarci che Gesù, dopo l’invocazione del dono dello Spirito, è veramente presente con il suo Corpo e il suo Sangue, anche fuori della S. Messa.

    Ringraziamo insieme il Signore di averci voluto così bene, donandosi in cibo per noi e chiediamogli di avere fame di Lui e di riscoprire la sua presenza tra noi.

    don Alberto

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    Il pensiero della settimana

    Domenica Santissima Trinità

    Oggi celebriamo il mistero della SS. Trinità, che ci contraddistingue delle altre grandi religioni monoteiste: il nostro Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo.

    È un mistero che torna continuamente: tutte le volte che facciamo il segno della Croce è nel nome della Trinità; la S. Messa è una preghiera al Padre, per Cristo, animati e sostenuti dallo Spirito; i sacramenti sono incontri con Gesù risorto, reso presente dallo Spirito Santo, che ci fanno riscoprire in Dio un Padre.
    La Trinità sembra però quasi un teorema irrisolvibile, più che una “bella notizia” e definire la Trinità un mistero, istintivamente ci toglie, forse, la volontà di approfondire.

    La Bibbia ci parla della Trinità, e la sua unicità traspare nel disegno di salvezza di Dio che rimane fedele al suo piano lungo tutta la storia umana. Ma, cosa dice a me questo mistero?

    Torniamo al primo capitolo della Genesi, dove viene detto che siamo stati creati “a immagine e somiglianza di Dio”: se Dio è comunità di amore, se è “tre Persone” che ci conoscono, si parlano, si donano totalmente l’una all’altra, l’uomo è riflesso di Dio quando conosce, parla, si dona, in una parola quando ama e fa comunità con gli altri: la Comunità per il cristiano, è un’esigenza stessa dell’uomo, è il rivelare la sua natura. Ricordiamoci di questo mistero quando facciamo il segno della croce. Chiediamo a Dio di essere sua immagine e somiglianza, nell’amore concreto e fattivo per i fratelli, così che la nostra comunità sia immagine viva della Trinità.

    don Alberto

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    Il pensiero della settimana

    Domenica di Pentecoste

    Nel cammino che facciamo per rivivere il mistero della salvezza, la Pentecoste è certamente una tappa fondamentale. Se non ci fosse lo Spirito Santo, la Chiesa sarebbe un organismo destinato a perire per il peccato delle sue membra: se dopo duemila anni la Chiesa è viva, è perché lo Spirito è in essa. Sono tanti i doni dello Spirito, significati dalle immagini usate dalla Bibbia per descrivere l’avvenimento.

    Innanzitutto le fiammelle che richiamano la luce. Abbiamo bisogno tutti e sempre di questa luce: un dono da chiedere continuamente è quello del discernimento, della luce dello Spirito per la nostra vita personale e per le grandi scelte che la nostra società è chiamata a compiere.

    Un secondo dono da chiedere è la forza, rappresentata dal “vento gagliardo”: non basta sapere, capire, ma bisogna attuare il disegno di Dio. Gli Apostoli hanno dovuto
    affrontare un mondo a loro ostile o indifferente. Anche oggi i cristiani vivono un
    momento storico delicato sia perché si avvicinano ad essere minoranza sia per la presenza sempre più massiccia di altre religioni o forme di pensiero che tendono ad annullare la vera fede.

    È lo Spirito la forza del Cristianesimo!

    Il terzo dono da chiedere è quello dell’unità, segno distintivo della Chiesa, richiamato dal dono delle lingue concesso agli Apostoli. Nel brano degli Atti vengono ricordati ben 16 paesi diversi per razza e cultura che capiscono l’annuncio degli Apostoli. Chiediamo allora al Padre di donarci lo Spirito Santo con il dono della
    sua luce, forza e pace.

    don Alberto

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    Il pensiero della settimana

    Ascensione del Signore

    Abbiamo ricordato Gesù che sale glorioso al cielo, riconosciuto Signore del cielo e della terra. Di solito quando parte una persona cara e sappiamo che non la vedremo più, c’è malinconia, tristezza. Nelle
    letture invece si sottolinea la serenità e la gioia. Ma se riflettiamo bene, non c’è contraddizione, anzi
    è ben motivata la gioia!

    L’Ascensione non è la partenza di Gesù, ma la sua glorificazione, cioè la proclamazione che Gesù,
    Uomo-Dio, è uguale in dignità e potenza a Dio Padre. Le espressioni “fu elevato in alto, una nube lo
    sottrasse ai loro occhi, veniva portato in cielo” sono espressioni bibliche per dire che Gesù di Nazareth, con
    la sua risurrezione, è come il Padre e quindi è eterno, onnipotente, onnisciente e anche onnipresente, non
    solo come Dio, ma anche come uomo.

    Salendo in Cielo ha portato con sé la nostra Umanità, è andato avanti a prepararci un posto. L’Ascensione è la giornata più bella in cui pensare ai nostri cari che ci hanno lasciato, con nostalgia, perché li incontreremo di nuovo, con il Signore. I discepoli ritornano a Gerusalemme nell’attesa “di ricevere la forza dallo Spirito Santo, per essere testimoni di Gesù fino ai confini della terra”.

    Dobbiamo andare nel mondo a comunicare la gioia di “Dio con noi”, con l’ottimismo, la speranza che è un tema costante in questo periodo pasquale: essere gente che sa lottare, impegnarsi perché sa che il Signore, anche se non si vede, è con noi.

    Chiediamo, allora, insieme, al Signore che non ci ha lasciati soli, di essere suoi testimoni nella gioia e nell’amore aperto a tutti.

    don Alberto

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    Il pensiero della settimana

    VI Domenica di Pasqua

    Avvicinandoci alla Pentecoste i riferimenti al dono dello Spirito Santo sono sempre più frequenti nella Liturgia.

    “Pietro, persona semplice e senza istruzione, colmato di Spirito Santo” predica con coraggio: “a tutti voi e a tutto il popolo: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno , costui vi sta innanzi risanato. In nessun altro c’è salvezza”.

    Paolo, nella seconda lettura, riconosce che solo nello Spirito Santo possiamo “conoscere ciò che Dio ci ha donato”.

    Gesù nel Vangelo ci ricorda che “il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”

    Per questo Gesù invita i discepoli a non turbarsi, a non aver paura se tra poco li lascerà, tradito da Giuda, perché ritornerà tra loro. Noi sappiamo che Gesù ha mantenuto la sua parola: è risorto, è ancora tra i suoi amici. Anche noi crediamo che, quando compiamo il gesto che egli ci ha comandato di ripetere, Gesù risorto è con noi. Gesù sa che non è facile capire la sua Parola e metterla in pratica, ecco perché, proprio nel Vangelo di oggi, affida allo Spirito Santo il compito di spiegarci il suo pensiero e di aiutarci a viverlo.

    Quando lo si incontra veramente, il Signore ci dona la pace, che è la pienezza dei doni che Dio fa alle sue creature. Ringraziamo il Signore di essere rimasto tra noi e chiediamogli il dono dello Spirito Santo perché ci aiuti a capire la sua volontà e ci dia la forza di realizzarla, per essere, con Lui, strumenti di pace.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    V Domenica di Pasqua

    Mi ha sempre colpito nel racconto della conversione e del battesimo del centurione pagano Cornelio
    l’affermazione di Pietro: ”In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma
    accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga.” É bello vedere come anche
    al primo Papa non tutto è chiaro subito, ma si rende conto, poco alla volta, del disegno di Dio riguardo
    alla salvezza che non è riservata solo al Popolo di Israele, ma a tutti coloro che amano il Signore.

    È un richiamo forte per ciascuno di noi quando pensiamo di sapere già tutto, di essere maestri nella
    fede, che, invece, è dono e conquista di ogni giorno ed esige disponibilità di cuore. Gesù, nel Vangelo chiarisce che cosa significa amare il Signore: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama.

    Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. L’amore è la disponibilità
    alla Parola del Signore. Questo amore è la premessa per una vera comunione con Lui. Il segreto è l’amore: ci si incontra veramente quando ci si ama e ci si ama sul serio quando ci si ascolta, ci si fida e si fa quanto l’altro dice. La vita cristiana è una risposta all’amore, un accogliere la Parola, un fare spazio all’amore di Dio. Tutto il resto è conseguenza. Ora questo sarà possibile se apriremo il cuore all’Amore di Dio, che è lo Spirito Santo.

    Ci stiamo avvicinando alla Pentecoste: chiediamolo con insistenza su ciascuno di noi esulla nostra Comunità.

    don Alberto