VI dopo Pentecoste
La pagina del Vangelo di oggi ci insegna come sia difficile il vangelo da capire e facilmente strumentalizzabile. La difficoltà di capire riguarda la beatitudine della povertà e la maledizione della
ricchezza che riassumono in un certo senso tutte le altre. In un momento come il nostro, in cui la crisi economica colpisce tante famiglie, sembrano frasi fuori del mondo le prime, e cattive le seconde. Ma chi è il ricco e chi è il povero? Una cosa è chiarissima nel Vangelo: ricco e povero si distinguono non per la ricchezza che hanno, ma, come sempre, la discriminante tra ricco e povero sta nel cuore. Il ricco è uno che pone la sua fiducia nei suoi beni, amici, posizione sociale. Dio, se esiste, è un di più, un soprammobile
da spolverare la domenica o un giudice da tenere buono. Non sa scoprire Dio nella natura, nella storia, negli altri, che sono visti non come compagni di viaggio, ma come delle cose, da tenere o lasciare secondo il nostro interesse. Il povero, invece, è uno che pone la sua fiducia in Dio: le cose sono tutte dono
suo, date per realizzare il suo progetto d’amore; le persone sono riflesso dell’amore di Dio, da amare; la natura è il primo libro che parla di Dio, la storia è lo spiegarsi di un disegno misterioso di Dio, che riesce
a superare egoismi e cattiveria. Il povero è, quindi, veramente libero da tutto, fiducioso anche nelle difficoltà, capace di testimoniare che Dio appaga il suo cuore.
Chiediamo insieme, al Signore, di rendere il nostro cuore come il suo, un cuore da povero, secondo il proprio interesse.
don Alberto