Categoria: Omelie

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Domenica di Pentecoste

    Nel cammino che facciamo per rivivere il mistero della salvezza, la Pentecoste è certamente una tappa fondamentale. Se non ci fosse lo Spirito Santo, la Chiesa sarebbe un organismo destinato a perire per il peccato delle sue membra: se dopo duemila anni la Chiesa è viva, è perché lo Spirito è in essa. Sono tanti i doni dello Spirito, significati dalle immagini usate dalla Bibbia per descrivere l’avvenimento.

    Innanzitutto le fiammelle che richiamano la luce. Abbiamo bisogno tutti e sempre di questa luce: un dono da chiedere continuamente è quello del discernimento, della luce dello Spirito per la nostra vita personale e per le grandi scelte che la nostra società è chiamata a compiere.

    Un secondo dono da chiedere è la forza, rappresentata dal “vento gagliardo”: non basta sapere, capire, ma bisogna attuare il disegno di Dio. Gli Apostoli hanno dovuto
    affrontare un mondo a loro ostile o indifferente. Anche oggi i cristiani vivono un
    momento storico delicato sia perché si avvicinano ad essere minoranza sia per la presenza sempre più massiccia di altre religioni o forme di pensiero che tendono ad annullare la vera fede.

    È lo Spirito la forza del Cristianesimo!

    Il terzo dono da chiedere è quello dell’unità, segno distintivo della Chiesa, richiamato dal dono delle lingue concesso agli Apostoli. Nel brano degli Atti vengono ricordati ben 16 paesi diversi per razza e cultura che capiscono l’annuncio degli Apostoli. Chiediamo allora al Padre di donarci lo Spirito Santo con il dono della
    sua luce, forza e pace.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Ascensione del Signore

    Abbiamo ricordato Gesù che sale glorioso al cielo, riconosciuto Signore del cielo e della terra. Di solito quando parte una persona cara e sappiamo che non la vedremo più, c’è malinconia, tristezza. Nelle
    letture invece si sottolinea la serenità e la gioia. Ma se riflettiamo bene, non c’è contraddizione, anzi
    è ben motivata la gioia!

    L’Ascensione non è la partenza di Gesù, ma la sua glorificazione, cioè la proclamazione che Gesù,
    Uomo-Dio, è uguale in dignità e potenza a Dio Padre. Le espressioni “fu elevato in alto, una nube lo
    sottrasse ai loro occhi, veniva portato in cielo” sono espressioni bibliche per dire che Gesù di Nazareth, con
    la sua risurrezione, è come il Padre e quindi è eterno, onnipotente, onnisciente e anche onnipresente, non
    solo come Dio, ma anche come uomo.

    Salendo in Cielo ha portato con sé la nostra Umanità, è andato avanti a prepararci un posto. L’Ascensione è la giornata più bella in cui pensare ai nostri cari che ci hanno lasciato, con nostalgia, perché li incontreremo di nuovo, con il Signore. I discepoli ritornano a Gerusalemme nell’attesa “di ricevere la forza dallo Spirito Santo, per essere testimoni di Gesù fino ai confini della terra”.

    Dobbiamo andare nel mondo a comunicare la gioia di “Dio con noi”, con l’ottimismo, la speranza che è un tema costante in questo periodo pasquale: essere gente che sa lottare, impegnarsi perché sa che il Signore, anche se non si vede, è con noi.

    Chiediamo, allora, insieme, al Signore che non ci ha lasciati soli, di essere suoi testimoni nella gioia e nell’amore aperto a tutti.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    VI Domenica di Pasqua

    Avvicinandoci alla Pentecoste i riferimenti al dono dello Spirito Santo sono sempre più frequenti nella Liturgia.

    “Pietro, persona semplice e senza istruzione, colmato di Spirito Santo” predica con coraggio: “a tutti voi e a tutto il popolo: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno , costui vi sta innanzi risanato. In nessun altro c’è salvezza”.

    Paolo, nella seconda lettura, riconosce che solo nello Spirito Santo possiamo “conoscere ciò che Dio ci ha donato”.

    Gesù nel Vangelo ci ricorda che “il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”

    Per questo Gesù invita i discepoli a non turbarsi, a non aver paura se tra poco li lascerà, tradito da Giuda, perché ritornerà tra loro. Noi sappiamo che Gesù ha mantenuto la sua parola: è risorto, è ancora tra i suoi amici. Anche noi crediamo che, quando compiamo il gesto che egli ci ha comandato di ripetere, Gesù risorto è con noi. Gesù sa che non è facile capire la sua Parola e metterla in pratica, ecco perché, proprio nel Vangelo di oggi, affida allo Spirito Santo il compito di spiegarci il suo pensiero e di aiutarci a viverlo.

    Quando lo si incontra veramente, il Signore ci dona la pace, che è la pienezza dei doni che Dio fa alle sue creature. Ringraziamo il Signore di essere rimasto tra noi e chiediamogli il dono dello Spirito Santo perché ci aiuti a capire la sua volontà e ci dia la forza di realizzarla, per essere, con Lui, strumenti di pace.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    V Domenica di Pasqua

    Mi ha sempre colpito nel racconto della conversione e del battesimo del centurione pagano Cornelio
    l’affermazione di Pietro: ”In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma
    accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga.” É bello vedere come anche
    al primo Papa non tutto è chiaro subito, ma si rende conto, poco alla volta, del disegno di Dio riguardo
    alla salvezza che non è riservata solo al Popolo di Israele, ma a tutti coloro che amano il Signore.

    È un richiamo forte per ciascuno di noi quando pensiamo di sapere già tutto, di essere maestri nella
    fede, che, invece, è dono e conquista di ogni giorno ed esige disponibilità di cuore. Gesù, nel Vangelo chiarisce che cosa significa amare il Signore: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama.

    Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. L’amore è la disponibilità
    alla Parola del Signore. Questo amore è la premessa per una vera comunione con Lui. Il segreto è l’amore: ci si incontra veramente quando ci si ama e ci si ama sul serio quando ci si ascolta, ci si fida e si fa quanto l’altro dice. La vita cristiana è una risposta all’amore, un accogliere la Parola, un fare spazio all’amore di Dio. Tutto il resto è conseguenza. Ora questo sarà possibile se apriremo il cuore all’Amore di Dio, che è lo Spirito Santo.

    Ci stiamo avvicinando alla Pentecoste: chiediamolo con insistenza su ciascuno di noi esulla nostra Comunità.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    IV Domenica di Pasqua

    La liturgia di domenica scorsa ci ha presentato Gesù come Agnello Pasquale, oggi ce lo presenta come “Buon Pastore”.

    È un’immagine che ricorre familiare nella Bibbia.

    Nell’Antico Testamento Dio si manifesta spesso come il pastore di Israele e “Pastori” sono chiamate le persone che Dio mette a guida del suo popolo. Dio è il pastore, la guida, l’autorità, ma è un’autorità che vive con il suo popolo, cammina con lui, condividendone difficoltà e sofferenze.

    Gesù si attribuisce questo titolo, specificando di essere un vero pastore, non un mercenario; un pastore che conosce a una a una le sue pecore, le chiama per nome ed esse conoscono la sua voce; é preoccupato per loro e ricerca colei che si smarrisce, pronto a dare la vita per le sue pecore.

    Che bello se sentissimo sempre così il Signore, non solo come il Creatore che ci ha dato la vita e il giudice che ci dà un premio o un castigo, ma veramente “l’Emmanuele”, il “Dio con noi”, che cammina con noi, che ci ama personalmente, che non si dimentica mai di noi e provvede alla nostra vita.

    L’immagine del Pastore, attribuita spesso ai Vescovi e ai Sacerdoti, ci invita a pregare per loro perché siano guide sagge e a pregare perché non vengano mai meno nella Chiesa giovani che accettino la chiamata.

    La giornata mondiale delle vocazioni è l’occasione per tutti di riscoprire la propria vita come una chiamata ad un servizio e a pregare perché sorgano vocazioni di totale Consacrazione al Signore anche nella nostra Comunità.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    III Domenica di Pasqua

    Il Vangelo di oggi ci riporta il Battesimo di Gesù raccontato non nel suo accadere, ma testimoniato,
    in seguito, da Giovanni Battista. Gesù è colui che ci salva: come l’agnello pasquale aveva salvato i
    primogeniti degli ebrei, in Egitto, così Gesù, con la sua morte e resurrezione, ci libera dal peccato che è la sorgente di ogni schiavitù.

    Gesù è “l’Agnello muto e mansueto”, ucciso nell’ora in cui venivano immolati gli agnelli per la Pasqua, crocefisso senza che gli venga rotto nessun osso, come per quelle vittime sacrificali.

    Giovanni, poi, parla non tanto “dei peccati” ma “del peccato”, della scelta fondamentale della vita in
    cui siamo tentati di mettere il nostro “ io” al posto di “Dio”. Gesù toglie il peccato perché lo porta su di sé: colui che non conobbe peccato, si è fatto peccato per noi sulla Croce! Non è facile scoprire in noi questo peccato, anche se riconosciamo tanti sbagli e abbiamo tanti sensi di colpa. Questo perché Dio lo sentiamo lontano, non come Padre che ci ama e provvede a noi. Come riuscire a riscoprire, allora, Dio Amore e il peccato come rifiuto di esso?

    Tutte le Letture parlano dello Spirito Santo. Solo lasciandoci guidare da lui, che è l’amore del Padre e del Figlio, nella preghiera, nella Liturgia, nei Sacramenti… comprendiamo che siamo frutto di questo more e che solo rimanendo docili a questo amore possiamo realizzare in pienezza la nostra vita.

    Invochiamo, dunque, il dono dello Spirito Santo su ciascuno di noi, e sulla nostra Comunità parrocchiale e pastorale, sulla Chiesa e sul mondo intero.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    II Domenica di Pasqua

    Oggi la liturgia sottolinea l’importanza della domenica, come giorno del
    Signore: le due apparizioni di Gesù agli apostoli avvengono “il primo giorno
    dopo il Sabato”. I cristiani, anche se ebrei e quindi legati al Sabato, sentono
    da subito l’urgenza di ricordare, ogni settimana, il fatto centrale della loro fede
    e di sentire, come Giorno del Signore, la domenica, giorno della resurrezione.
    Oggi tocchiamo anche il tema della fede, partendo dalla figura di Tommaso, simbolo di un uomo in crisi di fede. In che cosa credere? Per essere cristiani
    dobbiamo credere che Gesù è il Signore della vita e della morte, è il Figlio di
    Dio e, quindi, il centro della storia. Credere non è solo essere convinti a livello di intelligenza, ma vivere di conseguenza questo primato di Gesù. La difficoltà di
    Tommaso è che l’annuncio della Resurrezione gli è giunto dai suoi confratelli
    apostoli di cui conosceva debolezze e peccati.

    È una delle nostre difficoltà, oggi: dobbiamo credere in Gesù Cristo, presentato dalla Chiesa, fatta da uomini peccatori di cui conosciamo limiti e difetti. Eppure Gesù ha voluto così: “chi ascolta voi, ascolta me”, “a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi”, “fate questo in memoria di me”, anche se chi parla, dona il perdono e celebra non sempre lo testimonia con la sua vita.

    Gesù sapeva che questo non era facile e proclama: “Beati quelli che, senza aver visto, crederanno”.

    Chiediamo al Signore “accresci la nostra fede” e fa’ che la nostra vita sia testimonianza concreta del Vangelo.

    don Alberto

  • Fede alla prova

    Fede alla prova

    SESTA settimana di quaresima

    Siamo così giunti speditamente alla settimana autentica, la settimana centrale del nostro credere, la settimana che segna il mistero più grande, quello della vita che vince la morte, quello della salvezza che vince il peccato.Ma quanto è difficile rispondere alle prove con la
    fede! Quante volte le prove che la vita ci impone richiedono tutta la fede che possiamo recuperare nel nostro piccolo cuore! La malattia, la sofferenza, i problemi della vita non devono essere occasioni per alzare la voce contro Dio: sono modi attraverso cui la nostra fede ci prende per mano e ci accompagna su ciò che accadrà dopo. Così persino il morire diventa un guadagno, come ci ricorda San Paolo (Fil 1,21). In fondo, non ci aveva detto così proprio Gesù? Se il chicco di grano non muore, non produce frutto. Anche Gesù è passato attraverso la sofferenza e la morte, per glorificare Dio, salvare l’uomo, e quindi produrre molto frutto. Questa settimana, nel nostro piccolo, possiamo offrire le nostre sofferenze, le nostre preoccupazioni, i nostri dubbi a Gesù, affinchè da esperienze negative, possiamo saperle trasformare in occasioni per produrre molto frutto, lasciandoci pervadere dall’esperienza della croce, quella di Cristo, ma anche alla nostra piccola croce, con uno sguardo di fiducia che va oltre l’esperienza del dolore e punta alla gioia della resurrezione.

  • Domande della fede

    Domande della fede

    Spesso e volentieri siamo portati a cercare risposte: nella sofferenza, nelle prove della vita, nelle delusioni.

    Gesù invece ci dice che spesso noi non siamo in grado di farci le domande giuste, quelle vere, quelle che ci permettono di ottenere da Lui le
    risposte.

    Nel vangelo Gesù spesso pone domande ai suoi discepoli, e quella che si ripete in più pagine è la stessa: “Tu credi?”. Domanda secca che ci interpella, ci pone davanti ai nostri dubbi sulla fede, sull’esistenza di Dio, sulla salvezza operata da Cristo, sulla presenza dello Spirito Santo nella nostra vita. Pensiamo ai racconti dei
    miracoli di Gesù: c’è sempre la stessa domanda, e la ragione sta nel fatto che il centro del miracolo non è
    l’evento prodigioso operato da Gesù, ma l’invito ad interrogarsi ed avere la risposta corretta che ci impegna, ci chiama in causa. E mentre Gesù pone una domanda, invita ciascuno di noi a porre le domande giuste.

    Ecco perché in questa settimana vogliamo soffermarci proprio su questo: io credo? In che misura credo? In che modo manifesto il mio credo? Quanto mi lascio interrogare da Gesù, cercando le risposte corrette alle sue domande? Proviamo a trovare uno spazio di silenzio e di preghiera in cui provare a pensare esattamente a queste domande, chiedendo l’aiuto di trovare le risposte.

  • Il discernimento

    Il discernimento

    QUARTA settimana di quaresima

    L’itinerario di preghiera proposto dalla Diocesi in questa IV settimana di quaresima ci porta a riflettere sul discernimento, ossia su quel processo interiore che ci permette di giungere alle nostre scelte.

    Discernere non è mai un itinerario semplice: portiamo dentro di noi il dramma di dover decidere sapendo che ogni scelta, piccola o grande, porta conseguenze per sé e per gli altri. Il discernimento porta ciascuno di noi a fare i conti con le nostre resistenze interiori, con le gioie e con le possibili fatiche. In questa settimana facciamo memoria di San Giuseppe, un uomo che ha sperimentato la fatica di fidarsi di Dio che chiede disponibilità, apertura, fiducia, pur rispettando tutta la sua libertà.

    Alla base di ogni discernimento ci sia la fede, la stessa fede del cieco nato del Vangelo della IV domenica di quaresima: vogliamo fidarci di questo Dio anche quando ci chiede di fare cose impossibili o che non comprendiamo immediatamente. Proviamo a mettere come nostro modello Maria con il suo “eccomi” affinché anche noi possiamo trovare la forza e il coraggio di dire “SÌ”.
    In questa settimana vogliamo fermarci a riflettere sulle nostre scelte.

    • Come si formano le nostre scelte?
    • In che modo mettiamo dentro la nostra esperienza di Dio?
      • Riusciamo a fidarci di Lui anche quando tutto sembra venirci contro?
      • Sappiamo cogliere nella nostra vita tutti i piccoli annunci che il Signore ci comunica tra le pieghe delle nostre giornate?