Categoria: Omelie

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    IV Domenica di Pasqua

    La liturgia di domenica scorsa ci ha presentato Gesù come Agnello Pasquale, oggi ce lo presenta come “Buon Pastore”.

    È un’immagine che ricorre familiare nella Bibbia.

    Nell’Antico Testamento Dio si manifesta spesso come il pastore di Israele e “Pastori” sono chiamate le persone che Dio mette a guida del suo popolo. Dio è il pastore, la guida, l’autorità, ma è un’autorità che vive con il suo popolo, cammina con lui, condividendone difficoltà e sofferenze.

    Gesù si attribuisce questo titolo, specificando di essere un vero pastore, non un mercenario; un pastore che conosce a una a una le sue pecore, le chiama per nome ed esse conoscono la sua voce; é preoccupato per loro e ricerca colei che si smarrisce, pronto a dare la vita per le sue pecore.

    Che bello se sentissimo sempre così il Signore, non solo come il Creatore che ci ha dato la vita e il giudice che ci dà un premio o un castigo, ma veramente “l’Emmanuele”, il “Dio con noi”, che cammina con noi, che ci ama personalmente, che non si dimentica mai di noi e provvede alla nostra vita.

    L’immagine del Pastore, attribuita spesso ai Vescovi e ai Sacerdoti, ci invita a pregare per loro perché siano guide sagge e a pregare perché non vengano mai meno nella Chiesa giovani che accettino la chiamata.

    La giornata mondiale delle vocazioni è l’occasione per tutti di riscoprire la propria vita come una chiamata ad un servizio e a pregare perché sorgano vocazioni di totale Consacrazione al Signore anche nella nostra Comunità.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    III Domenica di Pasqua

    Il Vangelo di oggi ci riporta il Battesimo di Gesù raccontato non nel suo accadere, ma testimoniato,
    in seguito, da Giovanni Battista. Gesù è colui che ci salva: come l’agnello pasquale aveva salvato i
    primogeniti degli ebrei, in Egitto, così Gesù, con la sua morte e resurrezione, ci libera dal peccato che è la sorgente di ogni schiavitù.

    Gesù è “l’Agnello muto e mansueto”, ucciso nell’ora in cui venivano immolati gli agnelli per la Pasqua, crocefisso senza che gli venga rotto nessun osso, come per quelle vittime sacrificali.

    Giovanni, poi, parla non tanto “dei peccati” ma “del peccato”, della scelta fondamentale della vita in
    cui siamo tentati di mettere il nostro “ io” al posto di “Dio”. Gesù toglie il peccato perché lo porta su di sé: colui che non conobbe peccato, si è fatto peccato per noi sulla Croce! Non è facile scoprire in noi questo peccato, anche se riconosciamo tanti sbagli e abbiamo tanti sensi di colpa. Questo perché Dio lo sentiamo lontano, non come Padre che ci ama e provvede a noi. Come riuscire a riscoprire, allora, Dio Amore e il peccato come rifiuto di esso?

    Tutte le Letture parlano dello Spirito Santo. Solo lasciandoci guidare da lui, che è l’amore del Padre e del Figlio, nella preghiera, nella Liturgia, nei Sacramenti… comprendiamo che siamo frutto di questo more e che solo rimanendo docili a questo amore possiamo realizzare in pienezza la nostra vita.

    Invochiamo, dunque, il dono dello Spirito Santo su ciascuno di noi, e sulla nostra Comunità parrocchiale e pastorale, sulla Chiesa e sul mondo intero.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    II Domenica di Pasqua

    Oggi la liturgia sottolinea l’importanza della domenica, come giorno del
    Signore: le due apparizioni di Gesù agli apostoli avvengono “il primo giorno
    dopo il Sabato”. I cristiani, anche se ebrei e quindi legati al Sabato, sentono
    da subito l’urgenza di ricordare, ogni settimana, il fatto centrale della loro fede
    e di sentire, come Giorno del Signore, la domenica, giorno della resurrezione.
    Oggi tocchiamo anche il tema della fede, partendo dalla figura di Tommaso, simbolo di un uomo in crisi di fede. In che cosa credere? Per essere cristiani
    dobbiamo credere che Gesù è il Signore della vita e della morte, è il Figlio di
    Dio e, quindi, il centro della storia. Credere non è solo essere convinti a livello di intelligenza, ma vivere di conseguenza questo primato di Gesù. La difficoltà di
    Tommaso è che l’annuncio della Resurrezione gli è giunto dai suoi confratelli
    apostoli di cui conosceva debolezze e peccati.

    È una delle nostre difficoltà, oggi: dobbiamo credere in Gesù Cristo, presentato dalla Chiesa, fatta da uomini peccatori di cui conosciamo limiti e difetti. Eppure Gesù ha voluto così: “chi ascolta voi, ascolta me”, “a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi”, “fate questo in memoria di me”, anche se chi parla, dona il perdono e celebra non sempre lo testimonia con la sua vita.

    Gesù sapeva che questo non era facile e proclama: “Beati quelli che, senza aver visto, crederanno”.

    Chiediamo al Signore “accresci la nostra fede” e fa’ che la nostra vita sia testimonianza concreta del Vangelo.

    don Alberto

  • Fede alla prova

    Fede alla prova

    SESTA settimana di quaresima

    Siamo così giunti speditamente alla settimana autentica, la settimana centrale del nostro credere, la settimana che segna il mistero più grande, quello della vita che vince la morte, quello della salvezza che vince il peccato.Ma quanto è difficile rispondere alle prove con la
    fede! Quante volte le prove che la vita ci impone richiedono tutta la fede che possiamo recuperare nel nostro piccolo cuore! La malattia, la sofferenza, i problemi della vita non devono essere occasioni per alzare la voce contro Dio: sono modi attraverso cui la nostra fede ci prende per mano e ci accompagna su ciò che accadrà dopo. Così persino il morire diventa un guadagno, come ci ricorda San Paolo (Fil 1,21). In fondo, non ci aveva detto così proprio Gesù? Se il chicco di grano non muore, non produce frutto. Anche Gesù è passato attraverso la sofferenza e la morte, per glorificare Dio, salvare l’uomo, e quindi produrre molto frutto. Questa settimana, nel nostro piccolo, possiamo offrire le nostre sofferenze, le nostre preoccupazioni, i nostri dubbi a Gesù, affinchè da esperienze negative, possiamo saperle trasformare in occasioni per produrre molto frutto, lasciandoci pervadere dall’esperienza della croce, quella di Cristo, ma anche alla nostra piccola croce, con uno sguardo di fiducia che va oltre l’esperienza del dolore e punta alla gioia della resurrezione.

  • Domande della fede

    Domande della fede

    Spesso e volentieri siamo portati a cercare risposte: nella sofferenza, nelle prove della vita, nelle delusioni.

    Gesù invece ci dice che spesso noi non siamo in grado di farci le domande giuste, quelle vere, quelle che ci permettono di ottenere da Lui le
    risposte.

    Nel vangelo Gesù spesso pone domande ai suoi discepoli, e quella che si ripete in più pagine è la stessa: “Tu credi?”. Domanda secca che ci interpella, ci pone davanti ai nostri dubbi sulla fede, sull’esistenza di Dio, sulla salvezza operata da Cristo, sulla presenza dello Spirito Santo nella nostra vita. Pensiamo ai racconti dei
    miracoli di Gesù: c’è sempre la stessa domanda, e la ragione sta nel fatto che il centro del miracolo non è
    l’evento prodigioso operato da Gesù, ma l’invito ad interrogarsi ed avere la risposta corretta che ci impegna, ci chiama in causa. E mentre Gesù pone una domanda, invita ciascuno di noi a porre le domande giuste.

    Ecco perché in questa settimana vogliamo soffermarci proprio su questo: io credo? In che misura credo? In che modo manifesto il mio credo? Quanto mi lascio interrogare da Gesù, cercando le risposte corrette alle sue domande? Proviamo a trovare uno spazio di silenzio e di preghiera in cui provare a pensare esattamente a queste domande, chiedendo l’aiuto di trovare le risposte.

  • Il discernimento

    Il discernimento

    QUARTA settimana di quaresima

    L’itinerario di preghiera proposto dalla Diocesi in questa IV settimana di quaresima ci porta a riflettere sul discernimento, ossia su quel processo interiore che ci permette di giungere alle nostre scelte.

    Discernere non è mai un itinerario semplice: portiamo dentro di noi il dramma di dover decidere sapendo che ogni scelta, piccola o grande, porta conseguenze per sé e per gli altri. Il discernimento porta ciascuno di noi a fare i conti con le nostre resistenze interiori, con le gioie e con le possibili fatiche. In questa settimana facciamo memoria di San Giuseppe, un uomo che ha sperimentato la fatica di fidarsi di Dio che chiede disponibilità, apertura, fiducia, pur rispettando tutta la sua libertà.

    Alla base di ogni discernimento ci sia la fede, la stessa fede del cieco nato del Vangelo della IV domenica di quaresima: vogliamo fidarci di questo Dio anche quando ci chiede di fare cose impossibili o che non comprendiamo immediatamente. Proviamo a mettere come nostro modello Maria con il suo “eccomi” affinché anche noi possiamo trovare la forza e il coraggio di dire “SÌ”.
    In questa settimana vogliamo fermarci a riflettere sulle nostre scelte.

    • Come si formano le nostre scelte?
    • In che modo mettiamo dentro la nostra esperienza di Dio?
      • Riusciamo a fidarci di Lui anche quando tutto sembra venirci contro?
      • Sappiamo cogliere nella nostra vita tutti i piccoli annunci che il Signore ci comunica tra le pieghe delle nostre giornate?
  • Terza settimana di Quaresima

    Terza settimana di Quaresima

    Vivere da figli

    Si dice spesso che fare il genitore non sia il mestiere più facile del mondo. E probabilmente è vero. Spesso, però, anche vivere da figli non è altrettanto semplice.

    Corriamo il rischio di confondere la nostra posizione, e vivere come schiavi, più che come figli. Spesso riteniamo che siamo oggetto del “destino” o delle scelte che Dio fa per noi. Spesso cadiamo nell’amare i doni che ci vengono consegnati, piuttosto di colui che ce li consegna.

    Ci dimentichiamo che Dio ama la nostra libertà più di ogni cosa al mondo. È un
    padre che vuole essere amato per ciò che è, per ciò che rappresenta nella nostra
    vita. E’ un padre che ci riempie di doni, che sa che spesso e volentieri ci allontaniamo da lui e come figli ingrati pretendiamo che ci vengano esauditi desideri
    senza dare nulla in cambio. “Voi mietete ciò che altri hanno seminato” ci ripete Gesù nel Vangelo.

    È questo può essere il paradigma dell’amore di Dio, amore di padre che si preoccupa costantemente per i propri figli, anche quando sono lontani, e che
    ogni volta che ci allontaniamo da Lui, ci aspetta con trepidazione, con un amore
    viscerale che non conosce confini. Amore di un padre che si dona completamente per i propri figli; padre disposto ad educare, ad ascoltare, a farsi presente in maniera silenziosa e discreta.

    In questa settimana vogliamo meditare sulla preghiera più semplice e importante
    che ci è stata consegnata direttamente da Gesù: una preghiera che inizia proprio
    con l’appellativo di “padre nostro” per indicare la figliolanza che abbiamo tutti grazie a Gesù.

    Vogliamo prenderci qualche minuto nelle nostre giornate per recitare questa preghiera che ci avvicina a Dio più di ogni altra preghiera, lentamente e meditando
    ogni parola che contiene, per comprendere che spesso non è necessario esternare soliloqui, ma basta un semplice “Padre nostro” per sentirci davvero uniti a Lui.

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Prima settimana di Quaresima

    Il dramma della libertà

    La libertà può essere un dramma? A volte sì. Seguendo le parole di San Paolo nella sua lettera ai romani, si comprende tutto il sentimento di un uomo lacerato da ciò che sa che è giusto e non compie, e di ciò che compie con i suoi gesti e dice con le sue parole, pur sapendo che è sbagliato. Riconosciamo che c’è il desiderio di bene dentro di noi, come una fiammella che continua a ardere nonostante le nostre inquietudini e i nostri peccati. Eppure, nonostante questo, ci accorgiamo di continuare a commettere “il male che non voglio”.

    Noi siamo piccoli e limitati e non siamo in grado di uscirne da soli. Abbiamo bisogno di Lui. Abbiamo bisogno di lasciarci salvare dal Signore dentro questa libertà. Abbiamo bisogno di riconoscerlo in quella croce che spesso vediamo attaccata ai muri di casa nostra, nelle chiese, o sul nostro petto, ma che troppo spesso dimentichiamo e scegliamo di non considerare. “La croce pende dal nostro collo, ma non pende sulle nostre scelte” diceva don Tonino Bello.

    In questa settimana torniamo a quella croce che è espressione della nostra salvezza. Dobbiamo imparare a scegliere, ad essere liberi di scegliere, a non dire o fare ciò che va di moda. Dobbiamo imparare ad essere originali, come diceva il beato Carlo Acutis. Dobbiamo avere la libertà di volgere lo sguardo verso quella croce che ci accompagna in questo periodo di Quaresima e che troverà il suo culmine in quel venerdì santo che tra poco vivremo e rinnoveremo nel memoriale della passione di Gesù.

    In questa settimana, allora, il nostro impegno sarà quello di cercare la croce, fermarci davanti ad essa, contemplare lo sguardo dell’uomo dei dolori preannunciato dal profeta e che si presenta davanti a noi con tutto il suo dramma. Perché anche Gesù ha vissuto lo stesso dramma della libertà: la libertà di consegnarsi alla croce per amore e non perché si è costretti. Chiediamo a quella croce di lasciarci guidare nella nostra libertà, e ogni volta che ne sperimentiamo il dramma, possiamo compiere la scelta più giusta.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Ultima domenica dopo l’Epifania

    Questa pagina di Vangelo è rivoluzionaria per il nostro modo di pensare. Quale padre concede al figlio l’eredità prima della morte epoi, quando questi ha sperperato tutto, lo riaccoglie senza nessun rimprovero, anzi con una grande festa?

    Gesù ci mostra un Dio fuori dai nostri schemi e porta questa parabola per giustificare il suo comportamento verso i peccatori.

    Dio gode del ritorno del peccatore. S. Ambrogio dice, commentando la creazione: “Dio si riposò dopo aver creato l’uomo perché, finalmente, aveva qualcuno a cui potesse perdonare i peccati”. Nel perdono Dio rivela la caratteristica più profonda della sua natura: l’amore fedele, gratuito e totale.

    Questa gioia deve essere condivisa: per questo il comportamento del fratello maggiore, che non sa e non vuole partecipare a questa gioia, anzi ne prova fastidio, è la nota stridente.

    Questa pagina suscita degli interrogativi. Quale concetto di Dio abbiamo? Il nostro Dio è un Dio misericordioso oppure un Dio castigatore? Quando ci confessiamo siamo certi di incontrare un Padre che ci ama con un sentimento di gratitudine? Ci sentiamo come il figlio maggiore o il prodigo? C’è sempre la tentazione di sentirsi tra i puri, tra quelli a posto. Con chi sbaglia qual è il nostro atteggiamento? Moralista, di accusa, di superiorità o di accoglienza fraterna e gioiosa?

    Oggi è la domenica del perdono: chiediamo al Signore di credere nel suo amore che perdona sempre e di renderci capaci, a nostra volta, di perdonare

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Penultima domenica dopo l’Epifania

    La liturgia di oggi ci prepara alla Quaresima richiamando una componente che ci aiuta a scoprire la realtà del peccato e la misericordia del Signore. Da qui il sottotitolo: domenica della “divina clemenza”.

    Il brano di Vangelo ci mostra tutta la delicatezza, la bontà, la passione di Gesù per la salvezza della peccatrice. Un comportamento che è sembrato fin troppo buono, tanto che in alcuni manoscritti antichi è stato tralasciato. L’adulterio esigeva una penitenza pubblica e poteva essere perdonato una sola volta. Al rigorismo morale, Gesù contrappone l’accoglienza ed il perdono. Non sminuisce la gravità del peccato, ma invita chi accusa la donna a rientrare in sé per riscoprire le proprie debolezze e fa sentire alla accusata che è amata.

    Ai nostri giorni una scena simile susciterebbe reazioni diverse: chi invocherebbe la lapidazione, chi si scandalizzerebbe scomunicando chi ha sbagliato e altri avrebbero accusato Gesù di buonismo.

    Gesù rischia l’accusa di essere contro la legge mosaica. Lui, invece, è il vero interprete della legge fatta non per schiacciare l’uomo, ma per aiutarlo a vivere, poiché la legge è prima di tutto perdono.

    Facciamo nostra la preghiera di Israele riportata nella lettura: “Signore nostro Dio, allontana da noi la tua collera. Ascolta la nostra preghiera. Liberaci per il tuo amore”.

    È una preghiera che potremmo fare quando ci accostiamo al sacramento della Riconciliazione: un incontro che ci fa riscoprire tutte le nostre debolezze ma anche l’amore misericordioso del Signore.

    don Alberto