V domenica dopo l’Epifania
Il Vangelo ci riporta il secondo segno operato da Gesù a Cana di Galilea, ed è un miracolo un po’ strano.
Innanzitutto, viene operato a distanza: Gesù si trova a Cana e guarisce “il figlio di un funzionario del re” che abita a Cafarnao. È l’unico caso in cui si fa una verifica d’orario tra il momento in cui Gesù dice “va’, tuo figlio vive“ e “l’ora in cui il figlio aveva cominciato a star bene“ . Ma, soprattutto, il miracolo è fatto in favore di un pagano. Gesù realizza quanto era stato preannuniato da Isaia nella 1a lettura “Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue”.
La salvezza non è legata all’appartenenza ad una stirpe, ma alla fede. La fede è un dono e una conquista: è la capacità di vedere il mondo, la nostra vita e la nostra storia con gli occhi di Dio, ma esige che ci lasciamo aprire gli occhi dal Signore e illuminare da Lui.
Oggi, “Giornata della Vita”, i nostri Vescovi ci invitano a guardare con gli occhi della fede al dono fondamentale della vita.
Per un credente la vita è un dono del Signore che chiama all’esistenza una creatura. È un dono che ci viene dato da Dio in usufrutto, perché sappiamo spenderla bene per noi e per gli altri, realizzando il
progetto che Dio ha su di noi.
Il cristiano deve essere il primo a promuovere e difendere una vita. Preghiamo per quei genitori che, per i motivi più diversi, sono tentati di rifiutare o di sopprimere questo dono, e ringraziamo il Signore del dono della vita, ricordando i nostri genitori che sono stati i suoi collaboratori nel donarcela.
don Alberto