Categoria: Omelie

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    V domenica dopo l’Epifania

    Il Vangelo ci riporta il secondo segno operato da Gesù a Cana di Galilea, ed è un miracolo un po’ strano.

    Innanzitutto, viene operato a distanza: Gesù si trova a Cana e guarisce “il figlio di un funzionario del re” che abita a Cafarnao. È l’unico caso in cui si fa una verifica d’orario tra il momento in cui Gesù dice “va’, tuo figlio vive“ e “l’ora in cui il figlio aveva cominciato a star bene“ . Ma, soprattutto, il miracolo è fatto in favore di un pagano. Gesù realizza quanto era stato preannuniato da Isaia nella 1a lettura “Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue”.

    La salvezza non è legata all’appartenenza ad una stirpe, ma alla fede. La fede è un dono e una conquista: è la capacità di vedere il mondo, la nostra vita e la nostra storia con gli occhi di Dio, ma esige che ci lasciamo aprire gli occhi dal Signore e illuminare da Lui.

    Oggi, “Giornata della Vita”, i nostri Vescovi ci invitano a guardare con gli occhi della fede al dono fondamentale della vita.

    Per un credente la vita è un dono del Signore che chiama all’esistenza una creatura. È un dono che ci viene dato da Dio in usufrutto, perché sappiamo spenderla bene per noi e per gli altri, realizzando il
    progetto che Dio ha su di noi.

    Il cristiano deve essere il primo a promuovere e difendere una vita. Preghiamo per quei genitori che, per i motivi più diversi, sono tentati di rifiutare o di sopprimere questo dono, e ringraziamo il Signore del dono della vita, ricordando i nostri genitori che sono stati i suoi collaboratori nel donarcela.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Santa Famiglia di Gesù, Maria, Giuseppe

    La festa di oggi, dopo il S. Natale, ci fa meditare sulla famiglia di Gesù, modello di ogni famiglia.

    Oggi la famiglia non sta vivendo un momento facile della sua storia perché forze disgregatrici la minacciano: l’instabilità affettiva della coppia, il salto generazionale velocissimo che rende più difficile il rapporto genitori-figli, le preoccupazioni economiche e la difficoltà di avere un lavoro sicuro. È un valore, quindi, da promuovere e da difendere in tutti i modi, con il contributo di ciascuno di noi.

    Dio ha voluto la famiglia perché la prima esperienza di un bambino fosse l’esperienza di un amore gratuito, totale, capace di perdonare: in fondo che fosse l’immagine più bella della Sua natura che è Amore.

    L’ha voluta perché collaborasse, anche, nel compito più grande e bello di trasmettere la vita.

    L’ha voluta per il Figlio che si è incarnato, perché fosse esempio concreto, modello vivente del suo progetto per la famiglia.

    Quando e a quali condizioni la nostra famiglia assomiglia a quella di Nazareth?

    San Paolo ricorda quali sono i sentimenti che devono regnare in una famiglia cristiana: “tenerezza, bontà, umiltà, manusetudine, perdono”. E poi ci dà una regola di vita: “La Parola di Cristo abiti in voi; rendete grazie al Signore; tutto avvenga nel nome del Signore”.

    Preghiamo insieme quest’oggi per le nostre famiglie, chiedendo l’intercessione della S. Famiglia di Nazareth e chiediamo di riscoprire la bellezza del Sacramento del Matrimonio

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    III Domenica dopo l’Epifania

    Con questa domenica si conclude il ciclo dell’epifania del Signore. Nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù “ha compassione” per le folle che lo seguono. Compassione è il termine per esprimere l’amore senza limiti di Dio per l’umanità.

    Gesù si preoccupa della folla che da tre giorni lo segue e ha esaurito il cibo. Chiede di raccogliere i pochi pani e i pesci che ci sono e di organizzare la loro distribuzione curando che tutti ne mangino a sazietà, raccogliendo, poi, gli avanzi. Gli Apostoli, come i servi di Cana, si fidano di Gesù, che compie il miracolo, e attuano quanto da Lui richiesto.

    Perché Gesù non interviene, anche oggi, a sfamare i milioni di persone che soffrono la fame? Perché non ripete il miracolo della manna che ha sfamato il popolo di Israele nel deserto del Sinai? (1a lett.)

    Dio non ha abbandonato l’umanità e ha, anche oggi, compassione di chi soffre, ma anche oggi chiede la nostra collaborazione. Ha dato risorse sufficienti all’umanità.
    Ci chiede di sfruttare queste ricchezze e di condividerle, soprattutto con i più poveri: non possiamo accettare che il 20% della popolazione mondiale consumi l’80% delle risorse disponibili. Ma c’è anche uno stile che Gesù vuole dai suoi discepoli: “Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi”. Non è un amore dall’alto in basso, ma una condivisione fraterna.

    Il dono all’altro deve essere fatto liberamente e con la gioia di poter essere utili gli uni agli altri, ringraziando il Signore che ci chiede di essere collaboratori del suo amore.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    II Domenica dopo l’Epifania

    La Liturgia oggi ci presenta il primo miracolo di Gesù. Si tratta di un matrimonio salvato, nella sua gioia, da Gesù.

    Oltre al racconto in sé, c’è il significato biblico del vino che è segno di gioia. All’acqua delle fredde giare di una vita monotona, alla routine di un amore che non ha più nulla da dire, Gesù porta la forza dell’amore che dà sorriso e gioia e tutto questo, come sempre, in modo imprevedibile. Si tratta di un miracolo operato per la mediazione di Maria: Gesù pare resistere alla osservazione della mamma, ma nell’insistenza di Maria vede la volontà del Padre e opera il miracolo.

    Gesù ha voluto con sé nel suo disegno d’amore la mamma: Maria è presente nel presepe, qui al primo miracolo, e ai piedi della croce! Il suo compito è, come dice il Vangelo, di ricordarci che dobbiamo “fare quanto Egli ci dirà“.

    Oggi la Chiesa deve essere “segno “ della presenza di Gesù nel mondo: i miracoli di Gesù, che erano l’occasione della fede in chi ascoltava, si devono ripetere oggi nella vita della Chiesa.

    Tutta la vita cristiana vissuta con coerenza, anche se con difficoltà e sbagli , è un miracolo vivente, è segno che il Signore è presente. Pensando a Maria, dobbiamo riconoscere che l’attenzione
    agli altri, ai problemi materiali e spirituali, in un mondo sempre più chiuso e diffidente, è un miracolo che non può lasciare indifferenti.

    Chiediamo al Signore di aiutarci ad essere “segno” vivente del suo amore nel mondo, attraverso l’intercessione di Maria.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Domenica Battesimo del Signore

    L’Epifania, rivelazione di Gesù, continua nel suo Battesimo. Egli rivela chi è (“Il Figlio prediletto”) e che cosa è venuto a fare nel mondo (in fila con i peccatori). Gesù non ha bisogno di questo gesto di penitenza perché è l’Agnello di Dio, senza peccato. Il fatto di mettersi in fila con i peccatori vuole indicare la sua scelta di campo: è venuto per loro, per chi è peccatore e desidera essere salvato. Si deve notare la differenza del Battesimo di Giovanni da quello di Gesù. Il primo è un gesto penitenziale in cui la persona si riconosce peccatrice e domanda perdono, mentre quello di Gesù dà il dono dello Spirito che ricrea (lo Spirito sulle acque primordiali) e che porta pace (l’immagine della colomba del diluvio) e rinnova. A noi accoglierlo, viverlo riconoscendoci peccatori, bisognosi del perdono. Dobbiamo, poi, lasciarci trasformare da questo Spirito che ci dà degli occhi nuovi (la fede), una forza nuova (la speranza) e un cuore nuovo (la carità).

    È un dono da riscoprire sempre più profondamente, non dando nulla per scontato. Ripensiamo al nostro
    Battesimo e poniamoci qualche domanda: sappiamo la data del nostro Battesimo?

    Abbiamo ringraziato, qualche volta, i nostri genitori che lo hanno chiesto per noi? Siamo riconoscenti al Signore per il dono dello Spirito? La lettura della Bibbia è davvero per noi il metterci in ascolto del
    Padre, che ci ha scritto questa bellissima Lettera? Ringraziamo di cuore il Signore per il dono dello Spirito Santo che ci ha fatto con il S. Battesimo e chiediamogli di viverlo in pienezza.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Ottava del Natale – Circoncisione di Gesù

    Facciamo nostro, all’inizio dell’anno, l’augurio e la benedizione che abbiamo ascoltato nella Prima Lettura, dal Libro dei Numeri: “Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il Suo volto e ti conceda la pace”.

    Il Signore chiede a ciascuno di noi di essere strumento di pace, dono annunciato nel mistero del Natale, sulla capanna di Betlemme e donatoci in pienezza nel mistero della Croce.

    A Pasqua, Gesù ci ha donato il suo Spirito che, come ci ricorda Paolo nella Seconda Lettura, “grida con noi Abbà, Padre”: questo Spirito ci ha resi suoi figli, togliendo ogni divisione tra noi e rendendoci un unico popolo, mettendo le premesse della pace.

    L’augurio della Liturgia, alla fine dell’Ottava di Natale, è quello di ripetere l’esperienza dei pastori che “se ne tornarnom glorificando Dio per tutto ciò che avevano udito e visto” e come quella dei Magi che ritornarono nei loro paesi comunicando l’esperienza che avevano vissuto.

    Tornando alle nostre case cerchiamo di portare, la gioia dell’incontro con il Signore che, facendoci riscoprire figli dello stesso Padre, ci invita ad essere nel mondo strumenti di pace.

    Proprio sul tema della pace, continuando la tradizione iniziata da Paolo VI, Papa Francesco ha mandato al mondo un messaggio

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Domenica dell’Incarnazione

    Oggi celebriamo la Maternità divina di Maria e il mistero dell’Incarnazione: il Figlio di Dio, al sì di Maria, per opera dello Spirito Santo, prende carne e diventa uno di noi.

    È il fondamento di tutti gli altri misteri riguardanti Gesù. Un mistero accennato nell’Antico Testamento che supera tutte le aspettative: nessun profeta o patriarca ha pensato a tanto!

    Ci sono due verità evidenti.

    La prima è che è un fatto storico ben preciso, non una favola o un racconto: viene presentato il luogo, il nome della ragazza, la sua situazione familiare; tutto avviene per iniziativa di Dio che entra nella storia. Lo Spirito Santo rende Maria, Madre di Dio.

    È un mistero che supera la nostra capacità di comprensione, eppure Dio l’ha voluto perché ha mantenuto le sue promesse. Il Signore fa sua la nostra esperienza umana, condivide la nostra vita, dandole un senso e un valore nuovo in tutto, anche al dolore, e ci dà la certezza che la vittoria sarà sempre del bene.

    La seconda verità è che anche questo mistero è un dono che va accolto. La prima lettura è un invito a preparare il nostro cuore. Il Signore agisce nella storia da Padre: per realizzare questo mistero chiede il “Sì” di una ragazzina di Nazareth, paesino sconosciuto della Galilea.

    Dio, per nascere dentro di noi, chiede il “Sì” della nostra libertà; per continuare la sua presenza nel mondo, chiede il “Sì” di ciascuno di noi, per essere testimoni del suo amore.

    Chiediamo al Signore che ciascuno di noi possa dire, come Maria, il proprio “Sì”.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    IVa Domenica di Avvento

    Oggi ricompare la guida spirituale di tutto l’Avvento: Giovanni Battista. L’abbiamo già incontrato come “voce di uno che grida nel deserto” e come uomo in ricerca, ma ora la Liturgia ce lo presenta come “Il Testimone” (per 3 volte ricorre questo termine nel Vangelo), come colui che indica, in Gesù, il Messia atteso. Giovanni Battista non era la luce, ma doveva dar testimonianza alla Luce, accompagnarci a riscoprire in Gesù il Messia pensato dall’eternità. Egli nasce a Betlemme e viene per rivelare il Padre. Viene anche oggi, come 200 anni fa. Egli ci rivela Dio con la sua parola e con la sua vita. Quanto spazio diamo alla lettura e alla riflessione sulla Parola di Dio?

    II Signore viene a purificare il senso religioso, per educarci a un rapporto filiale con Dio. Viene a rivelare il Padre, in particolare nella sua misericordia. Qual è il nostro rapporto con Dio? È di abbandono fiducioso a Lui, anche nei momenti difficili, o lo pensiamo come un giudice da tener buono alla fine? Di tutto questo non possiamo limitarci ad essere convinti e a viverlo personalmente, ma come Giovanni dobbiamo esserne testimoni, non con le parole, ma con l’esempio. Ricordava Paolo VI che il mondo ha bisogno più di testimoni che di maestri e accetta uno come maestro se lo vede testimone in prima persona nel vivere
    quanto annuncia. Chiediamo a Giovanni di aiutarci a riscoprire continuamente la nostra missione di essere testimoni del Natale con la nostra vita.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    IVa Domenica di Avvento

    Le Letture di questa domenica sembrano fuori stagione: siamo nell’Avvento in preparazione al S. Natale e ci parlano dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, la domenica delle Palme. Se riflettiamo bene, ci accorgiamo che sono pagine che ci aiutano nel cammino di preparazione verso il Natale.

    Si parla di una venuta di un re che viene in Gerusalemme accolto festosamente dalla folla, dai semplici (non dai notabili, dai capi religiosi e politici), cavalcando un’asina, non un cavallo da guerra!

    È quanto avverrà a Natale: viene il “re dei cieli”, cantato e lodato dagli Angeli, nelle vesti umili di un bambino, accolto festosamente dai poveri come i pastori. Dobbiamo essere disponibili a come Dio vuole
    rivelarsi e non crearci un Dio a nostra immagine.

    È, inoltre, una venuta preannunciata: Matteo fa notare che in Gesù si adempiono le Scritture, quanto Dio aveva preannunciato. Il Natale ci ricorda che il Signore è sempre fedele e non viene mai meno alla sua parola. Il Vangelo ci dice che Gesù “bambino” è lo stesso Gesù crocifisso e risorto: è sempre il Figlio di Dio, che rivela l’amore incarnandosi, morendo e risorgendo per noi.

    Il Vangelo non è un libro, di cui possiamo scegliere le pagine che più ci interessano, ma è una Persona, con una proposta chiara di vita, certamente una bella notizia, ma che comporta la Croce, premessa di risurrezione.

    Lasciamo entrare Gesù nel nostro cuore come è entrato in Gerusalemme; la sua Parola penetri nella nostra vita e il suo Perdono tolga la radice del male che è il peccato.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    IIIa Domenica di Avvento

    Protagonista del Vangelo di questa domenica è ancora Giovanni Battista. Oggi lo vediamo in un momento difficile della sua vita, in carcere per la sua coerenza.
    Il Vangelo ci presenta l’ambasciata di alcuni discepoli da parte di Giovanni: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”. Qual è il senso di questa missione? Per rivelare Gesù ai suoi discepoli, staccandoli da sè o perché era un uomo in crisi? Il comportamento di Gesù non corrisponde al suo pensiero: Gesù non è il giustiziere dei costumi corrotti, ma la rivelazione del perdono di Dio che vuole la salvezza del peccatore. Ma questo non lo scoraggia e non lo porta al rifiuto come i farisei, ma ad una ricerca seria, a delle domande precise, ad un incontro più intimo con il Signore. È un richiamo forte per noi, nei dubbi di fede che ci portano allo scoraggiamento, alla delusione.

    Giovanni è un uomo coerente e forte. Gesù lo elogia per questo aspetto. Ha saputo tenere testa alle autorità corrotte, rimproverare loro la condotta immorale, fino al martirio.

    Anche questo è un richiamo per noi, che siamo facili all’entusiasmo del momento, facciamo grandi propositi, ma la routine della vita, i fastidi, il non vedere subito i risultati ci porta allo scoraggiamento.

    Proviamo allora a chiederci, tenendo davanti la pagina di Vangelo: siamo anche noi in continua ricerca del vero volto di Gesù? La nostra vita concreta, infine, è un dare ragione che il Signore è con noi e che ci può cambiare e può renderci capaci di miracoli?

    don Alberto