Diventa un young service designer: il consorzio comunità Brianza (CCB) propone l’esperienza. Un progetto rivolto ai ragazzi dai 16 ai 21 anni per un percorso di formazione sul social service design ispirato al programma dell’Unicef chiamato UPSHIFT e la cui metodologia è stata trasferita a nostri youth workers da un esperto americano di social service design il cui nome è Joshua Harvey (uno degli ideatori di questa metodologia).
Dopo la formazione, i ragazzi continueranno il lavoro con i comuni in ottica di co-progettazione dello spazio disponibile. Inoltre, in 10 potranno partecipare a due eventi europei transnazionali incontrando altri ragazzi europei. Quando l’idea è stata finalizzata ci sarà una fase pilota in cui il servizio si testerà per alcuni mesi.
Tutti i ragazzi potranno inoltre ricevere la certificazione “lever up” da Ancilab utile per il lavoro e la mobilità europea. Tutta la formazione è gratuita.
Esercizi spirituali per 18/19enni e giovani dei decanati di Desio e Lissone
Domenica 27 marzo si è tenuto a San Bernando di Nova Milanese, un ritiro spirituale per i giovani dei decanati di Desio e Lissone, al quale hanno partecipato anche alcuni giovani della nostra Comunità Pastorale.
Durante questi esercizi i giovani sono stati invitati a dialogare tra loro per conoscersi e condividere le esperienze e non solo per ascoltare la predicazione.
Argomento dell’incontro è stato l’episodio del “Cieco nato”. Prima della S. Messa, celebrata da mons. Luca Raimondi, i ragazzi hanno letto in anticipo il brano di Vangelo, perché, come ha sottolineato mons. Luca, non bisogna andare a Messa ed essere presenti solo fisicamente ma, occore soprattutto ascoltare la Parola e “ruminarla”, ovvero meditarla e viverla.
Il titolo della serata “Punti di vista” è stato un po’ la guida della predicazione: mons. Luca ha inviato a riflettere sui punti di vista dei vari personaggi. Partendo dai discepoli, si è domandato che visione si ha di Dio, per poi ribaltare la domanda e mostrare invece come Dio guarda ciascuno di noi: con uno sguardo di unicità. Infine si è soffermato sulla reazione dei farisei e dei genitori, incapaci di vedere la bellezza dell’opera compiuta, chiedendo ai giovani se sono stupiti da quanto fatto da Dio e Gesù, e sulla professione di fede del cieco, chiedendosi come ciascuno vive la propria fede.
Oltre alla predicazione c’è stato anche il tempo della convivialità, in cui si è cenato tutti insieme, lo spazio per la condivisione di quanto ascoltato e l’adorazione eucaristica.
Non si è fatto qualcosa di straordinario, ma di ordinario, che permette di vivere in maniera più vera quanto facciamo, ha concluso don Matteo. La Parola e l’Eucarestia funzionano veramente se sappiamo dare loro lo spazio dentro di noi.
“Mi piace molto iniziare gli incontri con uno scherzo, una battuta. Non vedo l’ora di connettermi il mercoledì pomeriggio perché ho trovato un amico”. È la testimonianza di Alice Barzaghi
Ripartito il progetto di aiuto compiti ai ragazzi delle medie e del BVI. “I ragazzi sono meno rispetto all’anno scorso, perché molte attività, che erano bloccate causa pandemia, hanno ripreso e quindi avevano meno disponibilità” ha spiegato Tiziana Calacina, professoressa delle scuole Rodari, che, insieme a Betty Veronese, responsabile per l’oratorio Beata Vergine Immacolata, organizzano le attività di aiuto compiti per i ragazzi delle medie. Sono tre i nuovi ragazzi tutor che si sono aggiunti nonostante tutto, uno di questi è Alice Barzaghi, 16 anni, frequenta la terza superiore. Ha sempre fatto parte della realtà dell’oratorio Beata Vergine Immacolata.
“Ho iniziato quest’anno, ma già dall’anno scorso vedevo che mio fratello dava una mano ad un ragazzo per grammatica e non vedevo l’ora di poter iniziare anche io”. Non sapeva fino all’ultimo se avrebbero riattivato o meno l’offerta di aiuto compiti. Quando glielo hanno proposto ha accettato di buon grado: “Mi piace dare una mano in questo campo perché faccio il liceo delle scienze umane e ho voluto farlo come esperienza di insegnamento, per esperienza personale. Da settembre ho avuto il contatto e da poco ho iniziato a fare i compiti con un ragazzo straniero, ci vediamo il mercoledì dalle 16 alle 17. Le prime volte ho deciso di scherzare un po’, perché dovevamo fare un tema su cosa fa per divertirsi. Oggi abbiamo instaurato un bel rapporto, sono contenta”. Un’esperienza che le sta dando molto e che spera possa continuare. “Mi sta piacendo molto anche per iniziare con il sorriso e scherzare. In ogni caso funziona. Non importa che poi facciamo inglese o le espressioni di matematica. Mi dà soddisfazione capisce quello che gli spiego e mi rende orgogliosa aiutarlo. Anche se quell’ora non è tanto tempo, magari lo sta aiutando a crescere e a capire. È un’esperienza che consiglierei di provare, non bisogna sentirsi come se fosse un rapporto di professore-alunno, ma come un rapporto tra pari. Non si deve pensare di essere un insegnante, ma bisogna aiutarlo e capirlo perché ci siamo passati tutti. Ora lo attendo come un’amicizia”. Alice è molto sono contenta di aver intrapreso questa strada: “Sono contenta di connettermi ogni mercoledì”.
Dal 21 al 31 gennaio nella nostra Diocesi si è tenuta la settimana dell’educazione. È l’occasione per chiamare le nostre comunità educanti e tutti coloro che vivono un’esperienza di accompagnamento dei nostri ragazzi a un momento di riflessione su come vivere la fede e la vita comunitaria dentro l’oratorio.
Vivere la bellezza della fede significa che abbiamo a disposizione la bellezza dell’annuncio che portiamo alle nuove generazioni attraaverso l’esperienza dell’oratorio. La riflessione non punta a fermarsi sui problemi: è il modo di operare che abbiamo sempre avuto, ovvero identificare i problemi e cercare le soluzioni. Questa volta vogliamo riscoprire le cose belle che abbiamo a disposizione per ritrovare il senso della scelta di educare. Quali sono queste cose belle? Il Vangelo, prima di tutto, ma anche il bello di essere Chiesa, di essere comunità, fraternità, ed il bello di essere servizio per gli altri. Tutti coloro che hanno assunto ruoli educativi sono invitati a questa riflessione, ciascuno in relazione alla fascia d’età in cui sono chiamati ad operare. Lavoriamo per obiettivi partendo dal bello che c’è e che vogliamo valorizzare.
In questa occasione la Fondazione Oratori Milanesi invita tutta la comunità educante, dai genitori agli educatori, dagli insegnanti agli allenatori, a un raccordo e un confronto per ritrovare la giusta modalità di trasmissione ai nostri ragazzi della bellezza di ciò che abbiamo a disposizione, per viverla in pieno e, magari, anche migliorarla. Diac. Fabrizio Santantonio
È stata un’idea di alcuni genitori dei ragazzi diversamente abili quella di partecipare al Bilancio partecipativo del comune nel 2017 per una proposta di integrazione, così è nato il progetto “Noi con voi”.
“Nel corso degli anni abbiamo notato una particolare difficoltà nell’inserimento dei ragazzi diversamente abili nelle attività oratoriane e parrocchiali, – hanno detto le mamme coinvolte nel progetto – la loro accoglienza si concretizza quasi sempre se è presente una persona della famiglia”.
A Milano si è costituita la consulta diocesana comunità cristiana e disabilità. “Sarebbe auspicabile che venissero coinvolti adulti/educatori a partecipare al fine di promuovere atteggiamenti e iniziative adeguate e inclusive per tutti” hanno aggiunto.
Una missione fondamentale è quella di formare delle persone che abbiano uno sguardo attento all’accoglienza e integrazione al fine di includerli nelle diverse iniziative (oratorio feriale, feste, gite, vacanze, ecc.).
Per questo ora c’è il progetto “Noi con voi” a Desio.
Il progetto è aperto a tutti gli adolescenti e giovani residenti a Desio che abbiano voglia di sperimentare e vivere in compagnia un tempo significativo per sé, ma anche per gli altri, condividendo attività e divertimento affinché l’inclusione diventi uno stile di vita.
Così è già per Chiara Azzolin, 23 anni, educatrice presso l’Oratorio Beata Vergine Immacolata (ma non solo). Ha raccontato la sua esperienza in qualità di sorella di un ragazzo con disabilità, Samuele.
“Grazie a mio fratello ho approfondito meglio le motivazioni sulle mie scelte di vita nel volontariato.
Avere una persona con disabilità in casa è spontaneo “considerarla una di noi”. Quello che percepisco sempre negli ambienti in cui si cerca di fare integrazione invece è che le persone con disabilità ci sono, è bello fare qualcosa per loro, ma sono solo in un certo luogo, a una certa ora e per certe attività. Si cerca di fare spazio anche a loro ma in uno spazio separato, diverso dal nostro. Per il resto “loro” torneranno nei “loro” luoghi e il mondo continuerà a girare come se non fossero presenti. E invece vorrei che non ci fosse una distinzione così netta, anche se è giusto considerare le particolarità di queste fragilità. Ho notato inoltre che quando si devono fare attività per “loro”, sono spesso male organizzate o all’ultimo momento perché si pensa che “tanto basta poco per farli divertire”. Ed è vero, basta poco. Ma poco inteso come semplicità, non come cose fatte male o non pensate ad hoc. Credo che questa attenzione si possa assumere solo passando del tempo con “loro”, tanto tempo creando relazioni.
Per questo, durante l’oratorio estivo, ho deciso di gestire un laboratorio di balli con persone con disabilità, con la cooperativa “Il Seme”, e ho dedicato parte del mio tempo al progetto “Noi per voi”. In questa ottica è fondamentale la presenza dei ragazzi dell’oratorio.
I giovani sono i più disposti a cambiare il loro sguardo e atteggiamento verso le cose e le persone e l’oratorio è un luogo che crea comunità. Una comunità in cui tutti possano essere realmente inclusi in un unico NOI.
Purtroppo è un luogo che, per mancanza di forze o di formazione, fatica a lavorare su questi temi ma io penso sia utile anche per la loro formazione. Vorrei che sentissero che “le fragilità” sono la cosa più normale che ci sia. Non è giusto definire queste persone solo in base a quello che non hanno o non sanno fare, così come non è corretto sentire che “noi” siamo definiti solo dalle situazioni in cui siamo brillanti.
Come si vive la disabilità nelle parrocchie di Desio? Come viene percepita? Qual è la situazione reale? Chiara Azzolin e le mamme coinvolte ci parlano del nuovo progetto di integrazione per le persone diversamente abili e lanciano un appello:
Giovani, fatevi avanti!
Loro sono anche quello che sanno fare e noi siamo anche quello che non siamo in grado di fare”.
C’è quindi tanto lavoro da fare, aiutare il prossimo è solo il primo passo, bisogna cercare di fare rete e scoprire come la vita delle persone con disabilità può essere migliorata anche nelle nostre parrocchie, partendo dal nostro impegno in prima persona.
Il vero vaccino di cui il mondo ha bisogno sono i figli di Dio
I giovani della zona pastorale di Monza si sono messi in ascolto del prologo di Giovanni nelle sere del 15-16-17 novembre a Seregno, nel santuario di Santa Valeria, per gli esercizi spirituali di avvento.
Anche i ragazzi di Desio, dalla quarta superiore in poi, hanno partecipato alle tre serate. I temi erano: “In principio era il Verbo” la prima sera; “E il Verbo si fece carne” la seconda; “Dio, nessuno lo ha mai visto: proprio il Figlio unigenito lo ha rivelato” l’ultima sera.
Durante il primo incontro si è ribadito che non siamo soli, non è vero che con la pandemia si è accentuato l’individualismo, è falsa retorica, poiché siamo e ci realizziamo solo nella relazione. Abbiamo scoperto, tramite i primi cinque versetti del prologo di Giovanni, quanto la Parola sia fragile e al contempo necessaria, quanto un Dio che si presenta a noi in questo modo, tramite la Parola, vuol dire che ha grande rispetto ed è connotato da una grande libertà.
Nel seconda serata ci siamo soffermati sulla necessità di accettare l’esistenza delle tenebre per poter riconoscere la vera luce che viene nel mondo. Dio, divenuto uomo, ci dice che la vita è una cosa bella, degna di essere vissuta.
Infine, nella terza catechesi, abbiamo riflettuto sulla grazia del dono e cosa vuol dire vivere nella grazia. La Grazia non è qualcosa uguale per tutti, dobbiamo essere disposti a gustare quanto riceviamo come dono. Vivere nella grazia significa vivere da figli, non da schiavi. La vita nella grazia sta nel vivere il non preventivato ed essere felici alla maniera di Gesù: il vero vaccino che il mondo ha bisogno sono i figli di Dio.
Durante gli incontri non è mancato il momento di silenzio per la meditazione e per l’adorazione Eucaristica. Alla fine di ogni sera un’indicazione per l’actio e per la nostra vita. Durante l’ultima actio è stato consegnato a ciascuno un Vangelo di Giovanni per leggerlo, sottolinearlo e capirlo.
È una novità dell’ultima settimana, ma il progetto è ambizioso: cercare di coinvolgere tutti, anche i più giovani, con le notizie del nostro nuovo mezzo di comunicazione.
✔ La pagina Instagram verrà utilizzata per promuovere le iniziative delle cinque parrocchie, all’unisono con le pagine già esistenti per i cinque oratori, e per diffondere le informazioni contenute nel bollettino “Comunità in cammino”.
Instagram è un servizio di rete social che permette agli utenti iscritti di scattare foto, applicarvi filtri e condividerle via Internet.
➜ Cosa aspetti a iscriverti e seguirci sul canale? Cerchiamo di raggiungere i 100 follower per questa prima settimana!
✔ Chiunque volesse collaborare e proporre nuove idee di contanti da pubblicare è ben accetto.
✔ La prossima sfida infatti sarà quella di cercare la bellezza artistica nelle nostre chiese e oratori e condividerle, sotto l’hashtag: #BellezzaArteADesio
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