Categoria: SS. Siro e Materno

  • Comunità in cammino 14 giugno 2020

    Comunità in cammino 14 giugno 2020

    COMUNITÀ PASTORALE
    SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO – DESIO
    NOTIZIARIO SETTIMANALE DELLA PARROCCHIA SS. SIRO e MATERNO

    COMUNITÀ IN CAMMINO

    Anno 18 – Numero 42 14 giugno 2020

    CORPUS DOMINI E VITA CRISTIANA

    Ascolto attentamente dalla radio le notizie del traffico, anche quando devo restare a casa. Tempo fa annunciarono che a causa del concerto di Jovanotti le strade intorno all’aeroporto di Linate sarebbero state off-limits. In altre occasioni ho saputo di deviazioni nelle vie attorno allo stadio Olimpico in vista del derby Roma-Lazio. Giovedì scorso ho sentito invece che la circolazione in Austria e Germania era difficoltosa a causa di una festività, non meglio specificata, celebrata in quei paesi: si trattava del Corpus Domini, là ancora in vigore

    Strana democrazia, strano pluralismo, strane leggi comunicative: si possono nominare Jovanotti, la Roma e la Lazio, ma citare il Corpus Domini mette in imbarazzo?

    Una rubrica di questo notiziario si intitola L’Eucaristia al centro della comunità. Il Concilio Vaticano II ha insegnato che la liturgia, e a maggior ragione l’Eucaristia, è sorgente e vertice della vita cristiana. In gioco dunque non è una presenza qualsiasi a riti e cerimonie, ma la “vita cristiana”. Vita che nasce dal partecipare del Corpo del Signore nella celebrazione e da esso attingere forza di agire, criteri di giudizio, libertà nel vivere l’amore di Dio e del prossimo.

    Parafrasando un diffuso modo di dire si potrebbe affermare: “non si vive per andare a Messa, ma si va a Messa per vivere”. E il card. Martini specificava: “cristiano non è chi va a Messa la domenica, ma chi vive la carità perché va a Messa la domenica”. Non vergogniamoci né della Messa, né della carità.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 7 giugno 2020

    Comunità in cammino 7 giugno 2020

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    SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO – DESIO
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    Anno 18 – Numero 41 7 giugno 2020

    DON GIACOMO: LETTERA DAL SEMINARIO

    Domenica scorsa abbiamo letto nelle chiese di Desio la lettera del Rettore del Seminario in cui comunicava che i diaconi candidati a diventare preti nel 2020 – incluso quindi il nostro don Giacomo Trevisan – erano stati approvati dall’Arcivescovo e ammessi all’ordinazione sacerdotale programmata per il 5 settembre alle ore 9.00 in Duomo. La lettera così proseguiva:

    «Grazie a tutti per la testimonianza che avete donato a questi diaconi. Il cammino compiuto insieme a voi, soprattutto in questo tempo segnato dalla sofferenza a causa della pandemia, ha permesso loro di crescere fino a questa decisione di donarsi per sempre, come preti nella Chiesa ambrosiana e universale.

    Ma anche il loro servizio è stato un segno di amore del Signore per la vostra comunità. Anche se la condizione attuale ci ha impedito di radunarci, sono certo che anche i Diaconi hanno fatto del loro meglio per non lasciare solo nessuno. Benediciamo il Signore.

    Anche in questo difficile e faticoso per tutti, niente e nessuno ci ha potuto impedire di camminare nella fede e nell’amore, e di offrire la nostra vita per annunciare il Signore Gesù, unico e necessario Salvatore! Auguri ai prossimi preti 2020, segno di speranza per la nostra Chiesa Ambrosiana!».

    • I diaconi riceveranno la loro destinazione il 27 giugno e raggiungeranno in seguito i luoghi dove inizieranno il loro primo servizio come preti.
    • Ringrazieremo don Giacomo per il suo prezioso e apprezzato servizio tra noi domenica 28 giugno alla S. Messa delle ore 10.00 in basilica.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 31 maggio 2020

    Comunità in cammino 31 maggio 2020

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    Anno 18 – Numero 40 31 maggio 2020

    PENTECOSTE E CHIESA DOMESTICA

    «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito»: così dice Gesù incontrando Nicodemo (Gv 3,8).

    Come vento potente lo Spirito si presenta a Pentecoste agli apostoli: così leggiamo oggi negli Atti degli Apostoli.

    Noi crediamo che, proprio come il vento, lo Spirito sia incontenibile: non è proprietà esclusiva di nessuno, non del papa, né dei vescovi, dei preti, delle suore e nemmeno dei soli battezzati.

    Il periodo di pandemia, insieme a grandi sofferenze, ha rivelato opere dello Spirito di Dio là dove forse non erano prevedibili: quante persone – credenti e non credenti – sono diventate una carezza di Dio per i malati, per le famiglie sconfortate, per gli scoraggiati e gli impauriti, per i poveri di paesi lontani tribolati a causa di questa e di altre patologie.

    Uno dei frutti più brillanti dello Spirito inoltre potrebbe essere stato riscoprire la preghiera in famiglia: magari già tutti venivano insieme alla domenica a Messa, ma ora si sono industriati di non mancare all’appuntamento in streaming e di prepararlo con un gesto o un oggetto simbolico, di rileggere il vangelo insieme per adattarlo alla situazione dei genitori, dei ragazzi, dei nonni.

    Lo Spirito soffia dove vuole: è presente pure in casa, in famiglia, parla anche attraverso i più piccoli e suggerisce vie di bontà, di speranza. Gesù l’aveva detto: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, sono io in mezzo a loro». La chiamiamo anche “chiesa domestica”: un’esperienza da ricordare, da custodire, da non disperdere.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 24 maggio 2020

    Comunità in cammino 24 maggio 2020

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    Anno 18 – Numero 39 24 maggio 2020

    SANI IN UN MONDO MALATO?

    24 maggio 2015, cinque anni fa, papa Francesco pubblicava l’enciclica Laudato si’, sulla cura della casa comune.

    La ricordiamo alla luce delle parole pronunciate lo scorso 27 marzo: «In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato».

    Proprio il periodo di pandemia che stiamo vivendo ci rende più consapevoli – scrivono i promotori dell’anniversario – «circa la connessione tra vicende umane e vicende della Madre terra. Questo tempo diventa allora tempo propizio per ripensare fattivamente a un mondo e a un rapporto diverso con il creato e tra noi, più solidale sostenibile ed equo, in definitiva più umano».

    Nei giorni scorsi alcune iniziative hanno approfondito i temi dell’enciclica, ma il rilievo da dare alla ricorrenza è stata oscurato dall’emergenza per la pandemia e dalle sue nuove fasi.

    Almeno oggi accogliamo la proposta di dedicare uno spazio di preghiera con il testo proposto su queste pagine: la Bibbia, i Salmi e Gesù stesso nelle parabole cantano la terra come il grande dono di Dio agli uomini, la loro casa comune.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 17 maggio 2020

    Comunità in cammino 17 maggio 2020

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    SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO – DESIO
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    Anno 18 – Numero 38 17 maggio 2020

    CONVIVERE: UNA NECESSITÀ

    Pare che nel prossimo futuro dovremo convivere con il coronavirus. Così dicono gli esperti. Ma occorrerà saper convivere anche con quanto il periodo di quarantena ci ha consegnato.

    Lo sapevamo già, ma sembravamo essercene dimenticati: tutti gli esseri umani convivono con la fragilità, la vulnerabilità, la morte. Non sono fragili solo i bambini, non sono vulnerabili solo i poveri, e la morte non è un finale da videogioco (game over) dove si può ricominciare. Non siamo superuomini o superdonne né siamo onnipotenti. E puntare allo stordimento, allo sballo, al mito del divertimento senza limiti produce solo illusioni.

    Anche con la scienza conviviamo da lungo tempo. Essa a molti di noi ha procurato salute, allungamento della vita, opportunità insperate. Più che la scienza in questo momento contano gli scienziati. Alcuni chini sui loro tavoli di laboratorio alla ricerca spasmodica di un rimedio al male; altri divenuti star televisive discutono più su opinioni che su argomenti. E noi, gente comune, capiamo che del virus si sa poco e occorre più studio e meno passerelle mediatiche.

    La convivenza più preziosa resta quella che ha motivato sacrifici, quarantene, distanziamenti; quella che ci dovrebbe aver convinto che la vita degli altri è nelle nostre mani e viceversa. Dai nostri comportamenti, dalle nostre scelte, dal nostro stile di vita dipende il futuro dell’umanità e del mondo. Meno individui e più comunità: l’io dipende dal noi. Come cristiani ci ostiniamo da due millenni a chiamare tutti fratelli e sorelle. E qui troviamo motivi di speranza.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 10 maggio 2020

    Comunità in cammino 10 maggio 2020

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    Anno 18 – Numero 37 10 maggio 2020

    DAL 18 MAGGIO TORNA IL POPOLO

    I recenti provvedimenti nazionali consentiranno dal 18 maggio di celebrare l’Eucaristia con la presenza del popolo di Dio, sebbene ancora con regole e limitazioni. Prima di dare istruzioni precise attendiamo le indicazioni diocesane (le uniche che di fatto hanno rilevanza per noi).

    In queste settimane quasi tutti hanno vissuto il “digiuno eucaristico”: non poter partecipare alla celebrazione e non poter ricevere la Comunione è stato avvertito da molti come una prova.

    Tante persone e non poche famiglie non si sono scoraggiate e con i vari mezzi a disposizione hanno pregato con il Papa, il Vescovo, la comunità, collegandosi alla celebrazione della Messa e anche alle catechesi, al Rosario, alla Via Crucis. È stato importante che quei momenti siano stati vissuti non come spettacoli cui assistere, ma come gesti di fede da compiere.

    Ora potremo dire non che “torna la Messa” (la Messa non è mai andata via), ma che “torniamo noi alla Messa”, sentendo anzitutto che l’Eucaristia è un dono per il quale vale pena vincere ogni tentazione di abitudinarietà o apatia. E ricordando anche che ciascuno “fa” la propria Messa – al di là dei riti, dei celebranti, degli aspetti esteriori – quando in essa costruisce il proprio rapporto con Gesù. E non trascurando che il fine della vita cristiana è la carità: carità che edifica la comunità dei fratelli, testimoni del Risorto, e carità che si prende cura di chi vive in povertà, nel bisogno, ai margini. Situazioni che prossimamente potranno drammaticamente, e tristemente, aumentare in conseguenza dei danni causati dalla pandemia.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 3 maggio 2020

    Comunità in cammino 3 maggio 2020

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    Anno 18 – Numero 36 3 maggio 2020

    NOMI E VOLTI, LACRIME E SORRISI

    Si conclude una settimana ricca di eventi: li accenno in breve per affidarli alla preghiera di tutti.

    Martedì 28 si è riunito in videoconferenza il Consiglio Pastorale cittadino, fin qui messo in stand-by dall’emergenza sanitaria. Più che dibattere su decisioni o progetti, i consiglieri hanno cercato di interpretare le difficoltà attuali alla luce della fede, con valutazioni per la vita sia personale, sia comunitaria. È emerso il desiderio di comunicare che come cristiani stiamo vicini a chi è colpito dalla malattia, dal lutto, dall’incertezza sul futuro, e che ci sentiamo impegnati a compiere i prossimi passi guidati dalla fiducia e dalla speranza.

    Mercoledì 29 ci ha colpito l’inattesa morte del nostro sorridente patriarca mons. Carlo Sironi: moltissimi conservano di lui il ricordo vivo della sua naturale passione per il vangelo, la chiesa, i poveri. A lui associamo Matilda, la cuginetta del nostro diacono don Giacomo, prossimo all’ordinazione sacerdotale. Il dolore del distacco non viene mai meno, ma sappiamo che chi è presso Gesù Risorto sostiene efficacemente i nostri percorsi di vita e di chiesa.

    Giovedì 30 ci ha raggiunto la notizia che mons. Luca Raimondi, così legato alla nostra città, agli oratori, ai giovani, è stato nominato Vescovo ausiliare: aiuterà più da vicino l’Arcivescovo Delpini nel governo della diocesi di Milano. Desio ha già educato un Papa; può ben vantarsi di un altro Vescovo amico. Non è però per lui un traguardo, ma una partenza per essere ancor più simile a Gesù e viverne la missione. Ha bisogno dei nostri auguri e delle nostre preghiere.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 26 aprile 2020

    Comunità in cammino 26 aprile 2020

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    Anno 18 – Numero 35 26 aprile 2020

    FESTE SOBRIE, NON MENO VERE

    Si aspetta la “ripartenza”, il “ritorno alla normalità”, mentre siamo costretti a ridurre, rallentare, distanziare. Si sente anche dire: “questo periodo della pandemia ci condurrà a una maggiore essenzialità” (anche la regina d’Inghilterra ha vissuto sobriamente il suo 94° compleanno).

    In sordina, con sobrietà, in questi giorni ricordiamo San Giorgio (23 aprile), patrono di una delle nostre parrocchie, e il 55° anniversario della parrocchia dei santi Pietro e Paolo (25 aprile).

    Ci limitiamo a festeggiare con una semplice celebrazione della S. Messa, per di più a porte chiuse e a ranghi ridottissimi. Niente bancarelle, cucine, giochi, musiche. Niente interminabili incontri preparatori, consulenze tecniche, carte e burocrazia per autorizzazioni comunali, regionali, nazionali, interplanetarie. Non basta: niente accorrere di folla, gioia di rivedere conoscenti e persone nuove, appuntamenti tra amici, un caffè seduti al tavolo e le immancabili salamelle, pretesto per chiacchiere, bei ricordi, discussioni su temi politici, economici, calcistici.

    Feste di comunità senza la comunità. Un po’ di tristezza è legittima.

    Due domande però saltano fuori. Prima: per una comunità cristiana mettere al centro l’Eucaristia, la vita dei Santi, la propria storia, non ha già un valore immenso? Seconda: nella nostra città di Desio ogni festa di una parrocchia non dovrebbe diventare festa di tutti, impegno a edificare una comunità cristiana ampia, unita nella preghiera e nella testimonianza? Non smettiamo tuttavia di desiderare l’incontro, il saluto, l’abbraccio di un popolo in festa. Arriverà quel giorno.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 17 aprile 2020

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    Anno 18 – Numero 34 17 aprile 2020

    CONTAGIO FUORI DAL SEPOLCRO

    Il Papa nel discorso di Pasqua ha usato l’immagine del “contagio” per descrivere la diffusione dell’annuncio della risurrezione di Gesù: «Oggi riecheggia in tutto il mondo l’annuncio della Chiesa: “Gesù Cristo è risorto! È veramente risorto!”. Come una fiamma nuova questa Buona Notizia si è accesa nella notte: la notte di un mondo già alle prese con sfide epocali ed ora oppresso dalla pandemia, che mette a dura prova la nostra grande famiglia umana. In questa notte è risuonata la voce della Chiesa: “Cristo, mia speranza, è risorto!”. È un altro “contagio”, che si trasmette da cuore a cuore – perché ogni cuore umano attende questa Buona Notizia».

    Aveva già parlato, il Santo Padre, di contagio della solidarietà per contrastare quello della malattia, ma nella Pasqua si è spinto più in là: la fede, la forza della Buona Notizia, si espandono se qualcuno sa trasmettere da cuore a cuore l’annuncio di Gesù Risorto.

    Il Lunedì dell’Angelo, poi, ha specificato che bisogna abbandonare il sepolcro vuoto e guardare oltre, guardare al Risorto che porta le sue piaghe di Crocifisso e affidarsi al cammino nuovo che Lui ci affida. Così ha detto nell’omelia: «Anche oggi, davanti alla prossima – speriamo che sia presto – prossima fine di questa pandemia, c’è la stessa opzione: o la nostra scommessa sarà per la vita, per la resurrezione dei popoli o sarà per il dio denaro: tornare al sepolcro della fame, della schiavitù, delle guerre, delle fabbriche delle armi, dei bambini senza educazione… lì c’è il sepolcro».

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 5 aprile 2020

    Comunità in cammino 5 aprile 2020

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    Anno 18 – Numero 32 5 aprile 2020

    UNA PASQUA “FATTA” IN CASA

    Il verbo “fare” è molto brianzolo: indica intraprendenza, creatività, laboriosità. Pasqua “fatta” in casa non significa “trascorsa” in casa, ma proprio “fatta”, cioè costruita, elaborata, inventata.

    Televisione, radio e web ci inonderanno di proposte liturgiche e anche la Comunità Pastorale trasmetterà il Triduo Pasquale su YouTube, per permettere a chi lo desidera di partecipare ai riti pasquali: “partecipare”, appunto, non solo essere spettatori, assistere a uno spettacolo.

    Ecco che in questa occasione si può sbizzarrire la fantasia dei singoli e delle famiglie. I sussidi diocesani e altri presenti in internet possono dare moltissimi suggerimenti.

    Anch’io proporrei anzitutto di non mettersi davanti al televisore o al computer come si fa per i film, le fiction, gli eventi sportivi o i reality. La Cena del Signore, l’Adorazione della Croce, la Veglia Pasquale saranno più veri e più vivi se cuore, mente e fantasia si prepareranno e “faranno” la Pasqua. Cosa fare? Segni semplici della fede vicino allo schermo: un cero acceso, la Bibbia aperta, un crocifisso o un’icona. Ma anche segni quotidiani: il cesto del pane da spezzare insieme; alcuni attrezzi di lavoro; immagini di amici oggi distanti o di chi si cura dei crocifissi del mondo (poveri lontani e malati vicini); oggetti importanti per la storia della famiglia ecc.

    In chiesa preti, cantori, lettori e sacrestano faranno la loro parte, ma nelle case entrerà Gesù, com’è scritto nel libro dell’Apocalisse (3,20): «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me».

    don Gianni

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