Categoria: SS. Siro e Materno

  • Comunità in cammino 27 gennaio 2019

     

    basilicaCOMUNITÀ PASTORALE
    SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO – DESIO

    NOTIZIARIO SETTIMANALE DELLA PARROCCHIA SS. SIRO e MATERNO

     

    COMUNITÀ IN CAMMINO

    Anno 17 – Numero 23 27 gennaio 2019

    EMERGENZA E PROGETTO

    Famiglia e giovani: questa domenica gli occhi sono puntati sulla nostra liturgia ambrosiana della S. Famiglia e su Panama, dove si tiene la 34a Giornata mondiale della Gioventù.

    Famiglia e giovani sono spessi associati a sensazioni di emergenza. La famiglia appare istituzione forse logora, sottoposta a mille tensioni (separazioni, divorzi, convivenze, unioni omosessuali, adozioni, uteri in affitto ecc.), ma ancora capace di sostenere compiti essenziali sotto tanti profili: affettivo, educativo, assistenziale, sociale e persino economico.

    I giovani sono sempre al centro dei dibattiti, più adulati che rispettati, più invidiati che promossi: si parla di “emergenza educativa”, ma il mondo adulto non pare in grado di dare loro quelle speranze su cui ha costruito le proprie conquiste, e si stupisce quando scelte e stili di vita dei giovani non corrispondono alle aspettative. La crisi demografica mostra che oggi non si mette in cantiere il ringiovanimento della società e ci si stupisce inutilmente se il vuoto di generazioni nuove viene riempito da giovani migranti di ogni provenienza.

    Se dunque si vive alla giornata, ci si incontra quasi per caso e ci si ama solo finché è possibile, si costruisce sì un pezzo del domani, ma senza allungare lo sguardo, senza un’idea, un progetto.

    Famiglia e giovani è un binomio che da sé suggerisce l’idea di esistenze che non si consegnano al caso, ma che sono preveggenti, lungimiranti, capaci di affrontare insidie e rovesci, di sapersi progettare con serietà, fantasia, larghezza di sguardo e di sentimenti. Un vero investimento sul futuro, senza inutili rimpianti o superficiali illusioni.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 20 gennaio 2019

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    COMUNITÀ PASTORALE SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO – DESIO

    NOTIZIARIO SETTIMANALE DELLA PARROCCHIA SS. SIRO e MATERNO

     

     

    COMUNITÀ IN CAMMINO

    Anno 17 – Numero 22 20 gennaio 2019

    INCONTRO E DIALOGO

    «Alla domenica si va a Messa e poi alla partita»: fino a qualche tempo fa pochi avrebbero messo in dubbio questo comportamento. Oggi le partite sono “spezzatino”: si gioca in giorni e orari improbabili. Per quanto riguarda la Messa, forse si pensa «se sono italiano sono cattolico», per molti però a modo proprio, anche perdendo familiarità con la Messa, la Parola, la comunità.

    Praticanti o no, spesso la presenza accanto a noi di uomini e donne di altre e diverse religioni mette a disagio, Si chiede allora di rispettare le nostre tradizioni, la cultura e la religione e si paventano persino invasioni che però di religioso avrebbero poco o nulla.

    C’è contraddizione se si vuole difendere una tradizione religiosa senza praticarla, o se la si immagina come baluardo per affrontare problemi di natura più sociale e politica che religiosa.

    La Chiesa continua, non per tattica, ma per vocazione, a proporre incontro e dialogo con le altre confessioni cristiane – come avviene in questi giorni dedicati alla preghiera per l’unità dei cristiani – e con le altre religioni. Scrive infatti il Concilio Vaticano II: «Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l’interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non-cristiane. Nel suo dovere di promuovere l’unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, essa in primo luogo esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino». La disponibilità all’incontro e al dialogo è già testimonianza coerente con il vangelo di Gesù e annuncio del suo amore.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 13 gennaio 2019

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    COMUNITÀ IN CAMMINO

    Anno 17 – Numero 21 13 gennaio 2019

    A TU PER TU, PER NON DIMENTICARE

    Una giusta retorica del Natale ne disapprova gli aspetti commerciali, consumistici, superficiali, con ottime ragioni. Alcuni si indignano se certe manifestazioni del periodo natalizio ne distorcono il messaggio, poiché evitano di nominare Gesù, cambiano i testi di innocenti canzoncine religiose, aboliscono i presepi nelle scuole o nei luoghi pubblici. Altri sottolineano, pure con ottimi motivi, che quello è il tempo della bontà, della generosità, dei gesti di attenzione al prossimo sofferente, vicino o lontano.

    Esiste insomma il rischio di svuotare il Natale della presenza del suo protagonista, Gesù, e di trascurane l’evento fondante che è la nascita del Verbo di Dio fatto carne.

    Fortunatamente tantissimi, ovunque, dopo la preparazione nel tempo di Avvento, fatta anche (e perché no?) di presepi, luci, alberi e regali, danno un senso alla giornata e alla celebrazione del Natale con una buona Confessione, partecipando alla Messa e ricevendo la Comunione.

    Ma ancora non basta: quel bambino che i pastori, i Magi, Maria e Giuseppe, hanno accolto, visto, incontrato, coccolato, chiama adesso a un’attenzione nuova, a una familiarità prolungata, a un ascolto profondo, a un colloquio denso di amicizia. Gesù si mette a tu per tu con noi e invita a metterci a tu per tu con Lui, in una preghiera personale che nasce nel silenzio e si compie in un intenso dialogo. Se non si rilancia un vero programma di preghiera personale, il Natale, cioè Gesù, viene dimenticato lo stesso, un minuto dopo averlo festeggiato.

    don Gianni

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  • Comunità in camminio 6 gennaio 2019

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    Anno 17 – Numero 20 6 gennaio 2019

    CAMMINERANNO ALLA TUA LUCE

    Cammineranno le genti alla tua luce: così il profeta Isaia descrive quella che noi chiamiamo l’Epifania, il viaggio dei Magi dall’Oriente per incontrare e adorare il bambino Gesù.

    C’è la luce, richiamata nel racconto evangelico di Matteo dalla stella, un elemento sempre presente nei nostri presepi, un chiaro simbolo natalizio. È Gesù la luce del mondo, la stella a cui guardare e a cui riferirsi per trovare la strada della vita. La luce è il contrario delle tenebre, ma anche della nebbia, dell’incertezza, della confusione, della paura.

    C’è il cammino, segno dello scorrere del tempo e del percorrere gli spazi, descrizione di ogni vita che ha un inizio e una fine, un’origine e una meta, una ricerca e una direzione. Il cammino è il contrario della paralisi, dell’indecisione, dell’accidia (inerzia, indifferenza e disinteresse verso ogni forma di azione e iniziativa, secondo il vocabolario Treccani).

    E ci sono le genti, i popoli, coloro che partono da lontano non solo geograficamente, ma anche culturalmente e religiosamente. Sono i Magi, consapevoli di dovere la vita a una divinità più intuita che conosciuta, scrutatori del cielo e della terra per leggerne i misteri, scienziati amanti di tutto ciò che esiste per coglierne la poesia e il senso nascosto. Uomini che non si vergognano di chiedere, cercare, gioire, inginocchiarsi e portare doni. Uomini capaci di uscire di casa per rientrarvi con ricchezze nuove, interiori. Accolti come stranieri stravaganti e invitati a farsi complici inconsapevoli di un massacro, tornano invece capaci di saggezza e di fede.

    È questa la Chiesa dalle genti, la nostra, in ogni tempo della storia e luogo del mondo.

    don Gianni

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  • Comunità in camminio 30 dicembre 2018

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    Anno 17 – Numero 19 30 dicembre 2018

    2019: PACE NON SOLO DAI POLITICI

    A prima vista il titolo del messaggio del Papa per la giornata della pace 2019 suona lontano: La buona politica è al servizio della pace. Si potrebbe pensare: sono i politici, a fare e disfare guerre militari, commerciali, mediatiche; il Papa se la veda con loro.

    In verità noi invochiamo i politici ogni giorno, non solo per le tasse, il lavoro, la casa, ma anche per la pace: contro le guerre familiari (il femminicidio), gli abusi sui minori, gli assalti della piccola e grande criminalità, lo spaccio di droga, il degrado delle periferie e dell’ambiente. Sulla produzione e vendita di armi c’è più silenzio (anche l’Italia produce e vende). Nel frattempo su Internet molti riempiono i blog, protetti dall’anonimato di fantasiosi nickname, con un linguaggio imbastito di inaudita violenza, di squalifica ed esclusione dell’avversario, del diverso.

    Non dimentichiamo che ogni nostro gesto è politico e si schiera non per un partito o l’altro, ma pro o contro la pace. Il messaggio papale invita a costruire: «la pace con sé stessi, rifiutando l’intransigenza, la collera e l’impazienza, esercitando “un po’ di dolcezza verso sé stessi”, per offrire “un po’ di dolcezza agli altri”; la pace con l’altro: il familiare, l’amico, lo straniero, il povero, il sofferente…; osando l’incontro e ascoltando il messaggio che porta con sé; la pace con il creato, riscoprendo la grandezza del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell’avvenire».

    Piuttosto che sperare in non si sa quale fortuna per un anno migliore, che il 2019 possa vedere in concreto il nostro impegno (sempre un po’ politico) per la pace. Buon Anno!

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 23 dicembre 2018

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    Anno 17 – Numero 18 23 dicembre 2018

    BuonNatale 2018

    181223-002L’annuncio – buona notizia o, meglio, Evangelo – viene da “fuori” di noi: è il Gloria cantato dagli Angeli, è la testimonianza dei pastori, è la meditazione di Maria.

    L’annuncio – buona notizia ed Evangelo – entra “dentro” di noi non come un pensiero, un’emozione, un sentimento, ma come luce che illumina il cuore, come fuoco che lo riscalda, come una musica o un profumo, come una benedizione che non risolve magicamente i problemi, ma dà sicurezza sulla vicinanza umile di Dio.

    L’annuncio ci chiede di farci osservatori attenti, ascoltatori profondi, persone capaci di relazioni, lottatori contro tristezze e solitudini, popolo capace di riconoscere l’opera di Dio, camminatori nel mondo portando un bagaglio di speranza.

    Buon Natale a tutti! Lo dicono con me i Sacerdoti dell’intera Comunità Pastorale, le Ausiliarie e tutti i più stretti collaboratori. E grazie per quanto ciascuno fa per sentirsi partecipe del nostro camminare insieme.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 16 dicembre 2018

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    Anno 17 – Numero 17 16 dicembre 2018

    10 DICEMBRE: 70 ANNI DI DIRITTI

    La sera del 10 dicembre scorso alle ore 20.00 le campane della Basilica hanno suonato a festa: qualcuno si è chiesto perché, altri si sono preoccupati, altri non se ne sono accorti. Il motivo era che il nostro gruppo campanari ha aderito all’invito dei colleghi di Arrone, piccolo comune in provincia di Terni, a ricordare ogni anno la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata esattamente 70 anni fa a Parigi il 10 dicembre 1948.

    L’articolo 1 proclama: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza». Nella stagione dei diritti, come viene descritta la nostra epoca, è stato giustamente osservato che tali diritti universali, benché ben proclamati, siano in molti aspetti disattesi e traditi. Come scrive papa Francesco: «Persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia, nutrite da visioni antropologiche riduttive e da un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l’uomo».

    Non è superfluo ricordare che, accanto alla giusta e rigorosa rivendicazione dei diritti propri, esiste anche la necessità di riconoscere i diritti altrui come parte dei propri doveri; afferma infatti l’articolo 29: «ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità». Né è inutile aggiungere che la vera umanità è creata a immagine di Dio, rivelato nel Figlio Gesù, nel piccolo bambino di Betlemme.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 8 dicembre 2018

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    Anno 17 – Numero 16 9 dicembre 2018

    ANSIA, RABBIA, DESIDERIO

    Ha scritto un acuto osservatore del nostro tempo: “Viviamo in modo frenetico non perché ci manca tempo, ma perché ci manca senso: i clacson suonano allo scattare del verde, il passo veloce aggredisce la strada, come se da quei secondi dipendesse la salvezza” (A. D’Avenia). La fretta ci assale e talvolta ci impedisce di fare le cose per bene, in modo soddisfacente. C’è ansia da prestazione nello studio, nella professione, nella vita politica, nell’amore e anche nella preghiera: vorremmo “tutto e subito”, anche da noi stessi. Per questo i ritardi di Dio, il suo manifestarsi disteso nel tempo, possono condurre all’ateismo. Ma il problema è nostro, non suo: i nostri desideri si espandono, e quando non si realizzano ci lasciamo prendere prima da un’ansia oppressiva e poi da una rabbia distruttiva. Dopo è difficile recedere dall’orgoglio, tornare a valutazioni più pacate e a decisioni costruttive: è più facile alimentare risentimenti e rancori che dare all’altro (coniuge, figlio, amico, collega… Dio stesso) una nuova possibilità.

    Nella Bibbia troviamo del Messia: “Le nazioni lo cercheranno con ansia” (Is 11,10); che l’orante prega: “vivo nell’ansia e sospiro, ma egli ascolta la mia voce” (Sal 55,18); che Gesù raccomanda: “non state in ansia” (Lc 12,29). Su noi e sul nostro futuro Gesù non ha uno sguardo ansioso: “Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore” (Mt 9,36). La sua compassione (cioè condivisione di pensieri e sentimenti) comprende e interpreta meglio le nostre attese e i nostri desideri, calmando ansie e rabbie che disperdono le nostre migliori energie. È anche questo un dono d’Avvento.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 2 dicembre 2018

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    Anno 17 – Numero 15 2 dicembre 2018

    AVVENTO: VINCERE LA TRISTEZZA

    Le comunità di rito ambrosiano già da due settimane stanno vivendo il tempo liturgico dell’Avvento. Dalla fine di ottobre preti, suore e laici percorrono le vie della città per la visita alle famiglie. In piazza Conciliazione è apparso l’albero, corredato dagli addobbi nelle vie della città. I dolci natalizi sono arrivati sui banchi di vendita con qualche giorno di ritardo rispetto al passato. La neve invece è in anticipo e qualcuno già si è goduto giorni di festa sugli sci.

    Sappiamo tutti bene che il Natale non consiste negli addobbi, nei colori, nelle luci, e nemmeno troppo nei sorrisi, negli abbracci, negli auguri: c’è ben altro a darci gioia, ed è la venuta di Gesù, la considerazione della sua persona nella nostra vita, l’accoglienza delle sue proposte per essere un’umanità più vera, più fraterna, più felice.

    Per questo la Chiesa prevede un tempo – chiamato Avvento – per non giungere impreparati all’incontro. La tradizione lo riveste di viola, colore penitenziale, e sembra suggerire di mettersi all’opera, di impegnarsi a una conquista, a un’ascesa o, meglio, a un’ascesi, per meritare la presenza di Gesù. Ma è Gesù a scendere, a mettersi al nostro livello, a sperimentare tutto: la povertà, la persecuzione, l’esilio, l’incertezza del futuro, la fatica del lavoro, il confronto con le malattie fisiche e morali, le tentazioni… L’Avvento ci chiede di farci “grembo” come Maria: per ascoltare parole nuove, coltivare sentimenti profondi (non solo buoni!), vivere compagnie gioiose e solidali, e vincere i pericoli della tristezza e dell’ottusità, che rischiano di prevalere in questo tempo squinternato.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 25 novembre 2018

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    Anno 17 – Numero 14 25 novembre 2018

    AMORE SENZA EQUIVOCI

    Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

    Nel 1999 le Nazioni Unite hanno proclamato il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Sentiamo dalle cronache molti episodi al riguardo, che suscitano indignazione, ma che possono anche produrre una certa assuefazione. È bene far luce sui singoli episodi e non rassegnarsi mai: la violenza è sempre prevaricazione ed è tanto più odiosa quanto più opprime chi appare più indifeso.

    Una domanda tuttavia sembra imporsi: quali sono le radici, le cause di una violenza che – è bene ricordarlo – non è solo un fenomeno italiano, ma si incontra in forme diverse e con eguale crudeltà in ogni angolo del mondo? Non basta disapprovare: per reclamare e ottenere giustizia occorre riflettere a fondo e interrogarsi sul “perché” di tali eventi.

    Infatti l’esperienza dell’amore può essere equivocata chiamando o ritenendo amore ciò che non lo è. Ma l’amore non può essere confuso con il possesso dell’altra persona. L’incontro tra uomo e donna – ma anche tra le generazioni – richiede un’esigente educazione all’amore autentico, alla maturità dell’adulto che non ha bloccato la sua crescita interiore, affettiva, emozionale.

    Inoltre va verificato quanto l’argine alla violenza sia molto fragile se imperano nella società e nella comunicazione parole, giudizi, comportamenti, che escludono l’ascolto dell’altro, del diverso, ed esaltano la sua esclusione, ostentano il disprezzo, svalutano la dignità personale. A questi modelli si ispirano gli autori delle violenze. Con tali premesse, non solo le donne, ma tutte le fasce più svantaggiate della società sono a rischio.

    don Gianni

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