Categoria: SS. Siro e Materno

  • Comunità in cammino 4 febbraio 2018

     

    basilicaCOMUNITÀ PASTORALE SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO – DESIO

     

    NOTIZIARIO SETTIMANALE DELLA PARROCCHIA SS. SIRO e MATERNO

    COMUNITÀ IN CAMMINO

    Anno 16 – Numero 23 domenica 4 febbraio 2018

    VANGELO, VITA, GIOIA DEL MONDO

    Dal Messaggio dei Vescovi Italiani per la 40a Giornata Nazionale per la Vita:

    L’amore dà sempre vita”: quest’affermazione di papa Francesco, che apre il capitolo quinto dell’Amoris laetitia, ci introduce nella celebrazione della Giornata della Vita 2018, incentrata sul tema Il Vangelo della vita, gioia per il mondo.

    I segni di una cultura chiusa all’incontro, avverte il Santo Padre, gridano nella ricerca esasperata di interessi personali o di parte, nelle aggressioni contro le donne, nell’indifferenza verso i poveri e i migranti, nelle violenze contro la vita dei bambini sin dal concepimento e degli anziani segnati da un’estrema fragilità. Egli ricorda che solo una comunità dal respiro evangelico è capace di trasformare la realtà e guarire dal dramma dell’aborto e dell’eutanasia; una comunità che sa farsi “samaritana” chinandosi sulla storia umana lacerata, ferita, scoraggiata; una comunità che con il salmista riconosce: «Mi indicherai il sentiero della vita».

    Di questa vita il mondo di oggi, spesso senza riconoscerlo, ha enorme bisogno per cui si aspetta dai cristiani l’annuncio della buona notizia per vincere la cultura della tristezza e dell’individualismo, che mina le basi di ogni relazione.

    La Chiesa intera e in essa le famiglie cristiane, che hanno appreso il lessico nuovo della relazione evangelica e fatto proprie le parole dell’accoglienza della vita, della gratuità e della generosità, del perdono reciproco e della misericordia, guardano alla gioia degli uomini perché il loro compito è annunciare la buona notizia, il Vangelo.

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  • Comunità in cammino 28 gennaio 2018

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    COMUNITÀ PASTORALE SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO – DESIO

    NOTIZIARIO SETTIMANALE DELLA PARROCCHIA SS. SIRO e MATERNO

    COMUNITÀ IN CAMMINO

    Anno 16 – Numero 22 domenica 28 gennaio 2018

    TRASMETTERE LA FEDE IN FAMIGLIA

    Rileggiamo oggi un testo di Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica di papa Francesco del 2016 sul tema dell’amore matrimoniale e familiare: un messaggio mai troppo meditato e approfondito. Il n. 287, qui sotto riportato, si intitola Trasmettere la fede.

    L’educazione dei figli dev’essere caratterizzata da un percorso di trasmissione della fede, che è reso difficile dallo stile di vita attuale, dagli orari di lavoro, dalla complessità del mondo di oggi, in cui molti, per sopravvivere, sostengono ritmi frenetici. Ciò nonostante, la famiglia deve continuare ad essere il luogo dove si insegna a cogliere le ragioni e la bellezza della fede, a pregare e a servire il prossimo. Questo inizia con il Battesimo, nel quale, come diceva sant’Agostino, le madri che portano i propri figli «cooperano al parto santo». Poi inizia il cammino della crescita di quella vita nuova. La fede è dono di Dio, ricevuto nel Battesimo, e non è il risultato di un’azione umana, però i genitori sono strumento di Dio per la sua maturazione e il suo sviluppo. Perciò «è bello quando le mamme insegnano ai figli piccoli a mandare un bacio a Gesù o alla Vergine. Quanta tenerezza c’è in quel gesto! In quel momento il cuore dei bambini si trasforma in spazio di preghiera». La trasmissione della fede presuppone che i genitori vivano l’esperienza reale di avere fiducia in Dio, di cercarlo, di averne bisogno, perché solo in questo modo «una generazione narra all’altra le tue opere, annuncia le tue imprese» (Sal 144,4) e «il padre farà conoscere ai figli la tua fedeltà» (Is 38,19).

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  • Comunità in cammino – 21 gennaio 2018

    basilicaCOMUNITÀ PASTORALE SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO – DESIO

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    COMUNITÀ IN CAMMINO

    Anno 16 – Numero 21 domenica 21 gennaio 2018

    DIPENDENZA? RESILIENZA?

     

     

    Dipendenza e resilienza: espressioni che provocano in maniera diversa. La prima perché si dice “Non capiterà mai a me (o ai miei cari)” di essere dipendente da droghe, alcool, sesso, gioco d’azzardo, cibo, internet ecc. La seconda, poco conosciuta, deriva dalla scienza dei materiali dove indica la capacità di un corpo di resistere a urti improvvisi senza spezzarsi; per analogia in psicologia evoca la capacità di una persona di resistere a difficoltà e a situazioni problematiche e complesse, senza farsi travolgere né sentirsi esauriti, bensì migliorati

     

    Mi pare tuttavia che a entrambi i rischi corrisponda una complicità diffusa e poco responsabile, quando si esaltano personalità o comportamenti trasgressivi, che traggono valore dal non conformarsi a come si ritiene pensi o agisca la maggioranza delle persone, oppure quando atteggiamenti o parole conflittuali vengono non solo approvati, ma anche incoraggiati.

     

    Nei prossimi giorni la Comunità pastorale proporrà a tutti – adulti e giovani, educatori e genitori – alcuni momenti di attenta riflessione su questi temi che in realtà incrociano da vicinissimo il nostro vivere quotidiano, sollecitano a combattere apparenze e ipocrisie, aprono a un approccio educativo che orienti la libertà levando la maschera a comportamenti e scelte che nascono da disagi nelle relazioni, da chiusure sul proprio io, da carenze di valori.

     

    Certo: nell’educare e nell’educarsi occorre non poco “fiuto”, ma un po’ di sapienza nel condividere e valutare le esperienze vissute e nel promuovere approfondimenti e nuove conoscenze non può che fare bene a tutti.

     

    don Gianni

     

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  • Comunità in cammino 14 gennaio 2018

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    COMUNITÀ IN CAMMINO

    Anno 16 – Numero 20 domenica 14 gennaio 2018

    NEL 2018 I SINODO PER I GIOVANI

    Il lavoro per i giovani: chi non ha espresso questa preoccupazione all’inizio del nuovo anno? Dove vanno i giovani? Pare che solo il 7% sia interessato alla religione e il 4% alla politica. A Capodanno una ventina di giovanissimi si sono presentati in ospedale a Napoli colpiti da coma etilico. Mi piace il sorriso contagioso di Bebe Vio (chi non la conosce si informi) che pur con una grave disabilità è a vent’anni di età un emblema di gioia e fiducia. Non sono pochi i giovani italiani che, anche all’estero, inventano nuove forme di lavoro con una fantasia degna dei grandi del passato. Però si calcola che in Italia un paio di milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni siano NEET: Not engaged in Education, Employment or Training, cioè gente che non partecipa a percorsi di istruzione o formazione e non svolge un’attività lavorativa.

    Nelle nostre comunità quando un gruppo zoppica si cercano i giovani, ma poi pare arduo impegnarli. Va verificato anche quanto il linguaggio degli adulti – incluso il mio – incroci i loro interessi e sappia aiutare le loro scelte. Molti proiettano su di loro le esperienze della propria giovinezza, senza un paziente ascolto di una situazione che è totalmente inedita.

    Per l’autunno del 2018 il Papa ha indetto un sinodo su I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Ci aspettiamo molto da questo appuntamento mondiale. Tuttavia osservando una volta il volto poco entusiasta di alcuni adulti presenti a una Messa domenicale, mi chiedevo: come testimoniare a questi giovani, ipertecnologici e così incerti sul loro futuro, la gioia del Vangelo? Come non ostacolare la parola di Gesù che ancora dice loro: “Venite e vedrete”?

    don Gianni

     

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  • Comunità in cammino 7 gennaio 2018

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    NOTIZIARIO SETTIMANALE DELLA PARROCCHIA SS. SIRO e MATERNO

    COMUNITÀ IN CAMMINO

    Anno 16 – Numero 19 domenica 7 gennaio 2018

    BATTEZZATI, DISCEPOLI-MISSIONARI

    Oggi, festa del battesimo di Gesù, ci lasciamo illuminare da quanto ha scritto il Papa nella sua lettera programmatica del pontificato (vedi Evangelii Gaudium n. 120)

    In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario. Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare a uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni. Questa convinzione si trasforma in un appello diretto a ogni cristiano, perché nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione, dal momento che, se uno ha realmente fatto esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari”. Se non siamo convinti, guardiamo ai primi discepoli, che immediatamente dopo aver conosciuto lo sguardo di Gesù, andavano a proclamarlo pieni di gioia: «Abbiamo incontrato il Messia». La samaritana, non appena terminato il suo dialogo con Gesù, divenne missionaria, e molti samaritani credettero in Gesù «per la parola della donna». Anche san Paolo, a partire dal suo incontro con Gesù Cristo, «subito annunciava che Gesù è il figlio di Dio». E noi che cosa aspettiamo?

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 31 dicembre 2017

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    NOTIZIARIO SETTIMANALE DELLA PARROCCHIA SS. SIRO e MATERNO

     

    COMUNITÀ IN CAMMINO

    Anno 16 – Numero 18 domenica 31 dicembre 2017

    PACE 2018: IL MESSAGGIO DEL PAPA

    Due parole tra tante sono risuonate nei messaggi natalizi. Una del Papa: «Oggi, mentre sul mondo soffiano venti di guerra e un modello di sviluppo ormai superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale, il Natale ci richiama al segno del Bambino, e a riconoscerlo nei volti dei bambini, specialmente di quelli per i quali, come per Gesù, “non c’è posto nell’alloggio”». L’altra del nostro Arcivescovo: «Quale egoismo spropositato ha indotto a pensare che l’io è il centro del mondo e il criterio del bene e del male, questo io fragile, smarrito, e insieme arrogante e suscettibile, che non può ammettere d’aver ricevuto la vita e si vanta di potersi dare la morte?».

    Forti di queste osservazioni ci apprestiamo a concludere il 2017 e a iniziare il 2018, meditando il messaggio del Papa per la 51a Giornata della pace che si celebra il 1 gennaio con il titolo Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace., il cui testo viene distribuito nelle nostre chiese. Esso va accolto anzitutto con spirito di fede, con “sguardo contemplativo” (vedi al n. 3). Va accostato inoltre come “controinformazione”, perché non risponde a programmi politici o a suggestioni per il popolo, ma intende rendere coscienti i cristiani di tutto il mondo circa il tema della pace e i suoi sviluppi attuali e insegna a comprendere la storia presente guardando al di là del piccolo orticello in cui ciascuno può chiudersi, e con la lente del Vangelo.

    Che il 2018 sia, nonostante i venti di guerra, un anno di pace. Auguri a tutti!

    don Gianni

     

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  • Comunità in cammino 24 dicembre 2017

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    COMUNITÀ IN CAMMINO

    Anno 16 – Numero 17 domenica 24 dicembre 2017

    NON C’ERA POSTO

    Non era vestito male, non appariva sicuramente come uno di quei vagabondi inquietanti che si incrociano per strada, ma si notava subito che veniva da fuori e che richiamava – come dire? – un non so che di “religioso”. Vide il cancello di una scuola, cercò di entrare, ma si sentì rispondere “Qui non c’è posto per te; per rispettare tutte le religioni, abbiamo deciso di non farne entrare nessuna”. Alla portineria di un ospedale fu allontanato: “Per sicurezza dovremmo verificare che tu non sia portatore di malattie pericolose; non c’è posto per te”. Si avvicinò per visitare una chiesa, ma si sentì dire: “Ora è riservato a chi si confessa, alle prove del coro, ai preparativi del presepio; spiacenti, ma non c’è posto”. In un supermercato fu avvicinato dagli addetti alla vigilanza: “In questi giorni non ci si può limitare a dare un’occhiata; bisogna acquistare, altrimenti non c’è posto”. Anche sotto i portici del centro fu allontanato: “Non c’è posto; qui è vietato bivaccare, i turisti non vanno disturbati”. A un citofono una voce dall’interno rispose: “Ah! Qui non c’è nessuno” (…nessuno?!). Chiese a un poeta, a un cantante e a un pittore di ascoltare la sua storia: “Non c’è posto per queste cose nella cultura moderna, dobbiamo essere all’altezza dei tempi”.

    Scrive il vangelo di Luca: Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro “non c’era posto”. Ma aggiunge il libro dell’Apocalisse: Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Oggi sta bussando… Buon Natale!

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 17 dicembre 2017

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    SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO – DESIO

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    Anno 16 – Numero 16 domenica 17 dicembre 2017

    CHIESA “DALLE” GENTI

    Ho appena avviato un Sinodo minore, il cui scopo – come espresso bene dal titolo Chiesa dalle genti – è favorire una Chiesa che nel suo quotidiano sappia essere sempre più accogliente e capace di unità, mostrando come Dio ci rende un popolo solo, guarendo le paure che seminano diffidenza e donandoci la gioia che genera comunione e solidarietà”: così ha dichiarato il nuovo Arcivescovo mons. Delpini nel discorso di S. Ambrogio alla città di Milano.

    Chiesa dalle genti: già a Pentecoste i pellegrini a Gerusalemme assistevano meravigliati al fatto che le opere di Dio fossero proclamate in tutte le lingue. San Paolo ha fatto dell’annuncio alle genti la sua vocazione. In ogni secolo la missione della Chiesa si è caratterizzata nel rendere comprensibile la parola di Dio alle culture più diverse e vivibile nei contesti umani più vari.

    Oggi noi incrociamo le genti non nei libri o sui tavoli degli esperti, ma nelle nostre strade, nelle classi di scuola, nei condomini, nei luoghi di assistenza e di soccorso, e anche di preghiera.

    Come comunità cristiana non ci basta dare lodevolmente gli aiuti necessari (casa, lavoro, diritti, scuole di lingua ecc.), ma ci interroghiamo: quale Vangelo vissuto mostrare alle genti che vengono a noi? E anche: quale Vangelo accogliere dalle genti, specialmente da chi condivide la nostra fede cristiana, ma l’ha sperimentata in realtà diverse dalle nostre? E, se molti battezzati se ne vanno via stanchi e delusi, non saranno questi fratelli e sorelle credenti, provenienti dalle genti, a far rinascere una fede più fresca, più essenziale e più efficace?

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 10 dicembre 2017

    basilicaCOMUNITÀ PASTORALE

    SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO – DESIO

    NOTIZIARIO SETTIMANALE DELLA PARROCCHIA SS. SIRO e MATERNO

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    Anno 16 – Numero 15 domenica 10 dicembre 2017

    UNO CHE NON CONOSCETE”

    Troviamo oggi nel testo del vangelo una curiosa espressione di Giovanni il Battista, uno dei protagonisti del tempo di Avvento: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete». È chiaro che l’espressione si riferisce a Gesù e intende mettere sull’avviso gli interlocutori, per lo più esponenti della classe dirigente religiosa del tempo, che qualcosa di nuovo sta per accadere e che uno a loro sconosciuto porterà le novità promesse da Dio e annunciate dagli antichi profeti.

    A buon diritto, molti possono dire che oggi, dopo oltre duemila anni di cristianesimo, Gesù non è uno sconosciuto: ne sappiamo bene le tappe fondamentali della nascita, morte, e risurrezione; ne ricordiamo episodi o parabole (qui però la memoria di alcuni comincia a scricchiolare…). Insomma: anni e anni di catechismo, di scuola di religione, addirittura di scuola cattolica, non sono stati vani.

    La vera domanda non è però su quello che si sa o si ricorda di Lui, ma sulla vita con Lui: quale diario potremmo tenere circa questa straordinaria amicizia? quanto a lungo sostiamo con Lui? quanto tempo gli dedichiamo, mentre Lui per noi ha dato tutta la sua vita?

    «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete»: lo conosciamo poco, ma è in mezzo a noi. Potremmo passargli accanto senza accorgercene; forse ci ha rivolto la parola e non l’abbiamo udita, ci ha fissato e abbiamo guardato altrove. O, forse, stiamo arrivando a capire che non può più rimanere sconosciuto, perché possiede il segreto della nostra vita e della nostra gioia.

    don Gianni

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  • Comunità in cammino 3 dicembre 2017

    basilicaCOMUNITÀ PASTORALE

    SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO – DESIO

    NOTIZIARIO SETTIMANALE DELLA PARROCCHIA SS. SIRO e MATERNO

    COMUNITÀ IN CAMMINO

    Negli scorsi fine settimana oltre trecento bambini e bambine del catechismo, accompagnati da genitori e famiglie, per la prima volta hanno celebrato il sacramento della Riconciliazione (o, se si preferisce: si sono accostati alla loro prima Confessione).

    Il sacramento non è stato vissuto nella penombra di vecchi confessionali, ma in forma comunitaria, ed è stato guidato dalla Parola di Dio: due coordinate – comunità e Parola – che faticano a entrare nella visione e nella pratica di questo sacramento.

    Non c’è dubbio che in passato siamo stati educati a una Confessione preoccupata anzitutto di cosa dover dire, al punto che oggi alcuni la disertano dicendo “Non so cosa dire” o “Non conosco i miei peccati”. C’è anche chi, pur parlando a lungo (e talvolta confessando sì i peccati, ma degli altri), non vive pienamente la verità profonda del sacramento.

    Verità che è presto detta, della Confessione come degli altri sacramenti (li ricordiamo tutti?): si tratta di un incontro con Gesù; la sua Parola ci aiuta a comprendere meglio luci e ombre della nostra vita e ci offre misericordia e perdono. L’incontro con Gesù è la parte rilevante, il dono della sua Riconciliazione è l’obiettivo; solo l’amore crocifisso ci renderà consapevoli delle nostre freddezze e omissioni, di ciò che manca alla pienezza della vita cristiana.

    Così vivremo soprattutto una confessione di fede: fiducia e sorpresa per un Dio che non si scandalizza delle nostre debolezze e mediante il perdono gratuito ci incoraggia nel cammino.

    don Gianni

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