NOTIZIARIO QUINDICINALE DELLA PARROCCHIA S.S. SIRO E MATERNO IN DESIO
Anno 13 – Numero 7 – Domenica 7 Dicembre 2014
CATTOLICI E ORTODOSSI: FRATELLI NELLA SPERANZA
Nella recente visita in Turchia, Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo I hanno dato nuovo impulso all’impegno e al cammino verso la piena unità tra cattolici e ortodossi. Il problema interessa da vicino anche la comunità desiana.
Premetto innanzitutto qualche precisazione sui termini e un rapidissimo cenno storico. Quando si parla di “ecumenismo” si fa riferimento al dialogo e allo sforzo di camminare verso la piena comunione tra gli appartenenti a diverse chiese cristiane. Siamo quindi nell’ambito dell’unica fede cristiana, che vede però i credenti non pienamente uniti. Quando si parla di “dialogo interreligioso” si fa riferimento ai rapporti tra persone che hanno un credo religioso diverso, non riconducibile a un’unica radice.
Anche quest’ultimo problema è fortemente all’ordine del giorno di questi tempi, soprattutto per la tragica situazione creatasi in Iraq e in Siria. Ma io vorrei ora fermare un attimo l’attenzione su primo problema, ricordando che per un intero millennio dalla nascita del cristianesimo si può parlare di ‘chiesa indivisa’ poiché i credenti in Cristo erano sostanzialmente uniti nell’unica fede in Cristo e nell’unica Chiesa che si definitiva “cattolica” (come diciamo anche nel Credo, il simbolo di fede elaborato in due Concili ecumenici del IV secolo). E’ da notare però che questo termine manteneva il suo significato originario di “universale”, e soltanto dopo la prima grande divisione intervenuta nell’XI secolo (lo Scisma di Oriente) la parola ‘cattolico’ è passata ad indicare alcuni cristiani diversi da altri. Vorrei sottolineare – di passaggio – che quando ripetiamo questa parola recitando il Credo, dobbiamo intenderlo ancora oggi nel suo significato originario.
Per venire alla situazione concreta che stiamo vivendo: sappiamo tutti che anche a Desio, ormai da diversi anni, vivono molte persone provenienti dai paesi dell’Est europeo: Romania, Moldavia, Ucraina, Bielorussia, Russia…e che la maggior parte di loro appartengono a un patriarcato ortodosso: il panorama dell’ortodossia infatti è variegato e ogni patriarcato fa a sé, nel senso che non esiste un’autorità centrale. Soltanto il Patriarca ecumenico di Istanbul (Costantinopoli o antica Bisanzio, come la vogliamo chiamare) ha un “primato di onore” sugli altri patriarchi, ma non una vera giurisdizione. Ebbene è proprio con l’attuale Patriarca, Bartolomeo I, che Papa Francesco si è incontrato nella sua visita recente in Turchia, dove si è rinnovato quell’ abbraccio tra il beato Paolo VI e il Patriarca Atenagora, avvenuto il 5 gennaio 1965, che fu un evento straordinario perché in quell’occasione sono state cancellate le reciproche scomuniche che si erano lanciate la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse almomento della divisione.
Non solo, ma da quel momento si è instaurata una significativa tradizione per cui ogni Pontefice romano, nel secondo anno del suo pontificato, si reca a far visita al Patriarca di Costantinopoli, come hanno fatto anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
L’incontro a Istanbul è avvenuto in un clima di grande rispetto e affetto fraterno, e si è dato risalto anche al fatto che il Papa è successore di Pietro, mentre la Chiesa di Costantinopoli ha considerato (a posteriori) suo primo patriarca e patrono S. Andrea, fratello di Simon Pietro. E’ nella fraternità trai due apostoli (che era di sangue e poi si compì nella fede e nel martirio) che trova quindi simbolico fondamento il rapporto tra cattolici e ortodossi. Durante la permanenza del Papa, culminata proprio nel giorno della festa di S. Andrea, sono state fatte da entrambe le parti affermazioni importanti, a partire dall’omelia pronunciata dal Papa durante la Messa che ha presieduto nella Cattedrale dello Spirito Santo e avendo come conclusione la Dichiarazione Congiunta firmata da entrambi i Pastori. Non potendo riportare qui i molti passaggi significativi dei vari interventi, mi limito a trascrivere qualche frase, appunto, della Dichiarazione finale:
“Il nostro ricordo degli Apostoli, che proclamarono la buona novella del Vangelo al mondo, attraverso la predicazione e la testimonianza del martirio, rafforza in noi il desiderio di continuare a camminare insieme al fine di superare, con amore e fiducia, gli ostacoli che ci dividono…Esprimiamo la nostra sincera e ferma intenzione, in obbedienza alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, di intensificare i nostri sforzi per la promozione della piena unità tra tutti i cristiani, e soprattutto tra cattolici e ortodossi…. Assicuriamo la nostra fervente preghiera come Pastori della Chiesa, chiedendo ai fedeli di unirsi a noi nella comune invocazione che <<tutti siano una cosa sola…perché il mondo creda>> (vangelo di Giovanni 17,21).
Don Elio Burlon
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