Categoria: SS. Siro e Materno

  • VIII Rassegna Teatrale “Al Centro della Scena” 2015

    VIII Rassegna Teatrale “Al Centro della Scena” 2015

    Data

    28 febbraio ore 21.00

    18 Aprile ore 21.00

    9 maggio ore 21.00

    Titolo

    Tri surell

    Il mistero verde di Skid Row

    Le piccole volpi

    Nome compagnia

    Compagnia teatrale Diego Fabbri Veduggio

    Giovani Gruppo Teatro Sonia Bonacina

    Desio

    Gruppo Teatro Sonia Bonacina

    Desio

    autore

    Sergio Cappelletti

    di Giuseppina Mellace e Laura Colasanti

    Lillian Hellman

    traduttore

    Ada Salvatore

    Atti

    3

    3

    3

    durata

    2 ore

    2 ore

    2 ore

    Musiche

    Di scena

    Alan Menken

    Di scena

    Referente

    Gianni Trezzi 0362910138

    Giorgio Como 3405244790

    Giorgio Como 3405244790

    Una vedova che non rimpiange il ‘fu’ coniuge, trovando nuova linfa nella rinnovata esistenza, vive con due sorelle che invece -ognuna per proprie ragioni- rimpiangono il ‘fu’ cognato. Tra invidie reciproche , astio e femminea rivalità, alla fine della fiera scopriranno che hanno avuto qualcosa (o qualcuno?) in comune. Una pianta che “cresce” davvero in scena; una storia d’amore tra la commedia e l’horror che, un grande spettacolo ricco di effetti e sorprese dove si ride e si vive una irrefrenabile suspense comica. La storia è surreale ed il protagonista maschile passano attraverso una profonda metamorfosi: il povero, giovane ed imbranato garzone Seymour, scopre grazie ad una pianta extraterrestre come diventare ricco, famoso ed amato. Scoprirà però che c’è anche un prezzo da pagare per tutto questo e sarà messo di fronte alla sfida tra l’intensità dei propri desideri e la propria spregiudicatezza.Dramma critico e spietato di una ricca famiglia del profondo Sud degli Stati Uniti all’inizio del Novecento. Il richiamo biblico agli animali voraci e distruttori, cui la vicenda si intitola è più che giustificato se si considera il quadro parentale e sociale, dove a dominare in modo assoluto è l’avidità di guadagno, sfrenata al punto da travolgere i limiti del perbenismo ufficialmente professato. Una pièce quanto mai attuale proposta con il solito garbo dal GTSB

    Posto unico €10 .

    I biglietti sono in vendita presso la biglietteria del Teatro “Il Centro”, Via Conciliazione 17 a Desio : il Sabato dello spettacolo dalle ore 18.00 alle ore 20.45.

    Per informazioni www.gtsoniabonacina.itinfo@gtsoniabonacina.it 0362630274

  • Comunità in cammino 2015-02-08

    NOTIZIARIO QUINDICINALE  DELLA  PARROCCHIA  S.S. SIRO E  MATERNO IN DESIO

    Anno 13 – Numero 11 – Domenica  8 Febbraio 2015

    logo-cic-basilica“QUALE SOLIDARIETA’ PER UN’ECOLOGIA UMANA?”

    8 Febbraio – Giornata della solidarietà 2015: condividere per moltiplicare.

    La Giornata della solidarietà di quest’anno (che celebriamo in questa Domenica) è stata lanciata dalla Diocesi come un’occasione per prepararsi già all’imminente appuntamento di Expo 2015.

    Questione ecologica e rispetto dell’ambiente sono stati temi molto cari a Benedetto XVI.  Nell’enciclica Caritas in veritate invocava un ruolo pubblico della Chiesa per far valere questa responsabilità per il creato: difendere la terra, l’acqua, l’aria come doni della creazione, appartenenti a tutti; e soprattutto difendere l’uomo contro al distruzione di se stesso.

    Il mondo nel quale abitiamo richiede di saper leggere il “libro della natura” in tuto ciò che serve per vivere e far vivere, in tutto ciò che gustiamo con il piacere degli occhi, della bocca, del corpo intero:  tutto è più di una risorsa di materiali. Tutto è parola creata rivoltaci dal Creatore.

    Il primo che parlò di ecologia umana fu Paolo VI, in un’udienza del 1973; gli fece eco con forza raddoppiata Giovanni Paolo II.  Benedetto XVI ripropone questa ricchissima intuizione: l’ecologia dell’ambiente è collegata a doppio filo con l’ecologia umana Ciò significa che la radice del dissesto ambientale è in buona parte «effetto» dello squilibrio dell’uomo. L’inquinamento della mente, del cuore e dello spirito sprigiona effetti avvelenanti sull’aria e sull’acqua; l’armarsi degli animi devasta attraverso le armi; l’insaziabilità di pochi scatena dinamiche perverse di povertà. Su questa scia, nella «Evangelii Gaudium», papa Francesco ha denunciato la cultura dello scarto e la globalizzazione dell’indifferenza (53-54).

    In un periodo in cui tutte le comunità vivono la presenza di persone disoccupate, è opportuno anche iniziare un discernimento comunitario in cui interrogarsi su eventuali iniziative da attuare per sostenere e non lasciare sole le persone senza un lavoro. Oltre la fondo diocesano, è stata avviata un’iniziativa anche a livello locale in occasione del 50° anniversario di ordinazione del Prevosto, che ha già dato il via a significativi interventi concreti di aiuto ad alcuni disoccupati, soprattutto sostenendo cammini finalizzati a un possibile reinserimento nel mondo del lavoro.

    Nuove iniziative inoltre si stanno approntando anche in collaborazione con l’Amministrazione comunale.

    Su queste tematiche sarà impostato anche il Quaresimale della nostra Comunità Pastorale cittadina.

    “PRESENZA CHE ACCOMPAGNA”
    11 febbraio: Giornata mondiale del malato

    La data tradizionale è quella indicata qui sopra, ma è consuetudine della Comunità cristiana di Desio celebrare una S. Messa per l’occasione in un pomeriggio festivo. Perciò questa Domenica, 8 febbraio, alle ore 16.00 in Basilica si terrà una Concelebrazione con i malati della città e sarà preceduta dalla recita del S. Rosario alle ore 15.30.
    S.Giovanni Paolo II, 23 anni fa, istituì questa giornata con molteplici finalità, tra le quali:

    • sensibilizzare il popolo di Dio alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi;
    • coinvolgere in maniera particolare le comunità cristiane nella pastorale sanitaria;
    • richiamare l’importanza della formazione e della crescita spirituale e morale di chi si accosta al malato.

    Nel 2015 vivrà un evento molto importante: il V Convegno ecclesiale Nazionale di Firenze sul tema: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, nel quale si mira a far riconoscere la fede cristiana come sorgente della vita nuova per ogni persona e per l’intera società.

    La Chiesa infatti continua la missione di Gesù: come Lui, siamo inviati ai malati delle nostre comunità per portare loro Parola e cura. Tale prossimità a chi è nella sofferenza diventa oggi sempre più urgente, e papa Francesco ci esorta: “La comunità evangelizzatrice, mediante opere e gesti della vita quotidiana, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la via umana toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo” (Evangelii gaudium, 24).   La prossimità ai malati e alle loro famiglie sul territorio e nelle parrocchie da parte della comunità cristiana è una delle emergenze del nostro tempo e una delle opportunità più significative per vivere il Vangelo di Gesù.

    Per essere sempre meglio PRESENZA CHE ACCOMPAGNA i malati nella loro quotidianità, il Servizio per la Pastorale della Salute ha organizzato degli incontri aperti a quanti sono impegnati nella visita, nell’accompagnamento e nella consolazione di malati e anziani bisognosi di cure sul territorio.
    (per le date e le iscrizioni a questi incontri ci si può rivolgere all’ufficio parrochiale).

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  • Comunità in cammino 2014-01-24

    21-31 gennaio

    Settimana dell’educazione: insieme, costruttori di nuova umanità

    Un’occasione propizia per concentrare l’attenzione sullo stile della «comunità educante» presentata nella Nota pastorale dell’Arcivescovo

    ApprofondiLa Settimana dell’educa-zione che si svolge dal 21 al 31 gennaio 2015 sarà un tempo propizio per considerare con più determinazione la proposta dello stile delle «comunità educanti» presentata nella Nota che l’Arcivescovo ha offerto all’inizio dell’an-no pastorale. Quanti sono impegnati nell’educazione delle giovani genera-zioni all’interno della comunità cristiana sono invitati a considerare in profondità il metodo educativo praticato dal Signore, come modello per una comunione che coinvolge e contagia (cfr La comunità educante, pp. 19-20) e a verificare come le comunità educanti possano essere davvero espressione della Chiesa per i ragazzi e i giovani a loro affidati, facendo riferimento ai «quattro pilastri della comunità cristiana» (cfr pp. 20-22). […]

    Il cuore della questione è la sollecita-zione che viene dall’Arcivescovo quando richiama al fatto che «la comunità sarà davvero “educante” se per primi coloro che la compongono vivono, come sono capaci, la sequela a Cristo come il fattore di conversione permanente nella loro vita, così che l’unità del loro io, necessaria per educare, si faccia sempre più potente. Il compito educativo rappresenta dunque un’occasione im-perdibile per la conversione personale» (La comunità educante, pp. 29-30). Ecco perché la Settimana dell’educazione potrà essere l’opportunità per spazi di preghiera personali e comunitari più dilatati e per momenti in cui la meditazione personale possa sfociare nella condivisione e nella comunicazione fraterna. […]

    Nuovo umanesimo e stili di vita

    La Settimana dell’educazione chiederà inoltre di considerare la sfida del nuovo umanesimo che l’Arcivescovo ha presentato in occasione dell’ultimo Discorso alla città, in particolare quando ha affermato: «La proposta di un nuovo umanesimo non è altro che la capacità insita nella fede cristiana di generare cultura, cioè, di proporre agli uomini e alle donne di ogni tempo, partendo dal loro peculiare contesto storico, sociale e culturale un senso per vivere il quotidia-no» (Angelo Scola, Un nuovo umanesimo, Centro ambrosiano, p. 26). La costruzione di una «nuova umanità» è la sfida che coinvolge la Chiesa italiana in questa seconda parte del Decennio sull’educare, che avrà il suo momento sintetico nel Convegno di Firenze del novembre 2015, intitolato «In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo». A questi temi si collega l’impegno a una riflessione seria sugli stili di vita che vede la nostra Diocesi protagonista in vista di Expo 2015. […]

    Apertura a nuove alleanze educative

    Come sottolineano le Prospettive di Pastorale giovanile (soprattutto nella prima parte) occorrerà far progredire per quanto è possibile la riflessione sul tema dell’apertura a nuove alleanze educative, considerando e coinvolgendo anche soggetti non appartenenti all’ambito ecclesiale. […] Nell’esigenza di stringere nuove alleanze educative si situa il rapporto con i genitori. Facendo riferimento alla Festa della famiglia (che si colloca dentro la Settimana dell’educazione) si possono trovare modalità nuove per una cura delle relazioni con e fra i genitori dei figli che abitano nel nostro territorio

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  • Comunità in cammino 2015-01-10

    APPUNTAMENTI IN VISTA

    DOMENICA 11 GENNAIO – BATTESIMO DEL SIGNORE

    Ore 15,30: presso la Parrocchia di S. Giovanni Battista: incontro formativo per soci e simpatizzanti dell’Azione Cattolica cittadina sulla terza scheda dell’itinerario: “Vita d’Autore: Affidabili..”

    MERCOLEDI’ 14 GENNAIO

    Ore 21,00: presso la casa “Città sul Monte” (ex villa Solaro) in via S. Pietro n. 20, incontro di preghiera e di riflessione per coloro che vivono un’esperienza di separazione o di divorzio sul testo del Vangelo di Matteo (Mt 6,19-34).

    GIOVEDI’ 15 GENNAIO

    Ore 21,00: in Basilica, serata di EMMAUS: ADORAZIONE EUCARISTICAcittadina.

    DOMENICA 18 GENNAIO – SECONDA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA
    GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO

    Letture del giorno: Is 25,6-10a; Sal 71; Col 2,1-10a; Gv 2,1-11

    Ore 9,00: presso la Parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo a Desio, incontro delle “FAMIGLIE INSIEME”

    INIZIO SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

    LUNEDI’ 19 GENNAIO

    Ore 21,00:presso la Parrocchia di San Francesco a Muggiò (via C. Battisti n. 26), MARCIA DELLA PACE per il Decanato di Desio (ritrovo ore 20,45).

    MARTEDI’ 20 GENNAIO

    Ore 21,00: presso la sala Castelli de “Il Centro” si riunisce il Consiglio Pastorale Cittadino.

    GIOVEDI’ 22 GENNAIO

    Ore 21,00: presso la sala Castelli de “Il Centro” si riunisce il Consiglio Pastorale Decanale.

    VENERDI’ 23 GENNAIO

    Ore 21,00: presso la Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo a Desio, a cura della Comunità Pastorale, sesto incontro di “GERICO – 2” con la riflessione che questa sera la per tema: “I VIZI CAPITALI: LA SUPERBIA”.

    DOMENICA 25 GENNAIO – SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE

    Letture del giorno: Is 45,14-17; Sal 83; Eb 2,11-17; Lc 2,41-52

    FESTA DELLA FAMIGLIA

    GIORNATA MONDIALE DEI MALATI DI LEBBRA

    Ore 10,00: in Basilica, S. Messa delle famiglie e, nel pomeriggio in Oratorio, animazione con giochi e intrattenimento.

    Ore 11,30: in Basilica, S. Messa degli anniversari di Matrimonio: sono invitate tutte le coppie di sposi che nel 2015 festeggiano un traguardo significativo della loro vita coniugale.

    2014-11-09 oratorio bvi

  • Comunità in cammino 21 dicembre 2014

    logo-cic-basilicaAnno 13 – numero 8

    Domenica 21 Dicembre 2014

     

    IL NATALE de-centrato

    di Giuseppe Grampa (dal numero di dicembre ’14 de “Il Segno”)

    Ci è familiare il racconto della notte di Betlemme, il presepe che molte case ancora allestiscono ne è una raffi-gurazione piena di fascino.

    Eppure è pagina “dura”, ci porta lontano dalle strade centrali delle nostre città e paesi, illuminate a festa. Il racconto di Natale ci porta fuori, in periferia, lontani dalle luminarie. È vero che l’evangelista Luca colloca l’evento di Betlemme entro le coordinate della storia del tempo e convoca addirittura l’Imperatore quasi testimone inconsa-pevole di quanto sta per narrare.

    Grande è il rischio che il racconto del Natale di Gesù sia inteso come una suggestiva fiaba che incanta i bambini. No, il Natale è evento storico, non registrato nelle storie ufficiali, ma realmente accaduto. Il racconto di Luca non esordisce come tutte le favole («C’era una volta… »), ma con precisi riferimenti storici che permettono di situare quella nascita nella storia dell’umanità.

    Una nascita che addirittura, nel nostro mondo occidentale, determina una svolta nel computo del tempo: stiamo concludendo l’anno 2014 dopo Cristo. Certo, dobbiamo definirlo evento “periferico” rispetto alle storie ufficiali (che proprio non se ne curano),ma non possiamo cancellarlo dalla storia, dalla nostra civiltà, dalla nostra cultura. Nel racconto di Luca c’è una seconda annotazione, a prima vista di poca importanza. Maria partorisce il suo primogenito e, avvoltolo in fasce, lo depone in una mangiatoia perché «non c’era posto per loro nell’albergo». Quello che viene indicato come «albergo» era un vasto cortile con portici coperti di rami e frasche: uomini e animali giacevano sotto quel povero riparo durante la notte. Perché non c’era posto per Maria e Giuseppe in quel luogo? Forse perché era completo e Giuseppe non aveva fatto le prenotazioni? O non era luogo adatto a una donna in procinto di partorire? Oppure l’annotazione di Luca vuol dire che questa nascita non è accolta, anzi è rifiutata.

    L’evangelista Giovanni dice la stessa cosa con maggiore chiarezza e durezza: «Venne nella sua casa, ma i suoi non l’hanno accolto». Di nuovo questa nascita è messa ai margini, è de-centrata, lontana dal centro, spinta alla periferia. Questa nascita che ci incanta sarà in verità un segno di con-traddizione. Davanti a Lui, a questo inerme bimbo deposto sulla paglia della mangiatoia, si deve prendere posizione: per Lui o contro di Lui, per il suo Vangelo o contro. L’incanto della notte di Betlemme è già segnato dal rifiuto, dall’ostilità, fin quando lo butteranno fuori dalla città, di nuovo in periferia, per metterlo a morte. L’ultimo messaggio di questo testo è affidato agli angeli, misteriosi portatori della buona notizia ai pastori: «Pace agli uomini che Dio ama». Seguendo una traduzione errata, per tanto tempo abbiamo detto: «Pace agli uomini di buona volontà». Questa espressione è diventata consueta, ma tra le due traduzioni corre una differenza abissale. Il Natale di Gesù porta la pace di Dio, manifesta cioè la sua benevolenza a tutti gli uomini che sono oggetto dell’amore di Dio.

    È un annuncio che non conosce barriere, che non è riservato a pochi eletti, ma che è invece spalancato per ogni uomo, anche per quanti mettiamo ai margini, alla periferia. L’annuncio del Natale è per tutti, senza esclusioni. E infine l’ultimo tratto caratteristico del Natale, il più importante e decisivo: una nascita, un bimbo avvolto in fasce. Perché Dio sceglie di manifestarsi a noi così? Ecco la risposta che nella notte di Natale del 2006 diede papa Benedetto XVI.

    «Il segno di Dio è la semplicità.
    Il segno di Dio è il bambino.
    Il segno di Dio è che Egli
    si fa piccolo per noi.
    È questo il suo modo di regnare.
    Egli non viene con potenza
    e grandiosità esterne.
    Egli viene come bambino,
    inerme e bisognoso del nostro aiuto.
    Non vuole sopraffarci con la forza.
    Ci toglie la paura della sua grandezza.
    Egli chiede il nostro amore:
    perciò si fa bambino.
    Nient’altro vuole da noi
    se non il nostro amore…
    Dio si è fatto piccolo,
    affinché noi potessimo comprenderlo,
    accoglierlo, amarlo».

    BENEDETTO XVI

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  • Comunità in cammino 263 – 7/12/2014

    NOTIZIARIO QUINDICINALE  DELLA  PARROCCHIA  S.S. SIRO E  MATERNO IN DESIO

    Anno 13 – Numero 7 – Domenica  7 Dicembre 2014

    CATTOLICI E ORTODOSSI: FRATELLI NELLA SPERANZA

    Nella recente visita in Turchia, Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo I hanno dato nuovo impulso all’impegno e al cammino verso la piena unità tra cattolici e ortodossi. Il problema interessa da vicino anche la comunità desiana.

    Premetto innanzitutto qualche precisazione sui termini e un rapidissimo cenno storico. Quando si parla di “ecumenismo” si fa riferimento al dialogo e allo sforzo di camminare verso la piena comunione tra gli appartenenti a diverse chiese cristiane. Siamo quindi nell’ambito dell’unica fede cristiana, che vede però i credenti non pienamente uniti. Quando si parla di “dialogo interreligioso” si fa riferimento ai rapporti tra persone che hanno un credo religioso diverso, non riconducibile a un’unica radice.

    Anche quest’ultimo problema è fortemente all’ordine del giorno di questi tempi, soprattutto per la tragica situazione creatasi in Iraq e in Siria. Ma io vorrei ora fermare un attimo l’attenzione su primo problema, ricordando che per un intero millennio dalla nascita del cristianesimo si può parlare di ‘chiesa indivisa’ poiché i credenti in Cristo erano sostanzialmente uniti nell’unica fede in Cristo e nell’unica Chiesa che si definitiva “cattolica” (come diciamo anche nel Credo, il simbolo di fede elaborato in due Concili ecumenici del IV secolo). E’ da notare però che questo termine manteneva il suo significato originario di “universale”, e soltanto dopo la prima grande divisione intervenuta nell’XI secolo (lo Scisma di Oriente) la parola ‘cattolico’ è passata ad indicare alcuni cristiani diversi da altri. Vorrei sottolineare – di passaggio – che quando ripetiamo questa parola recitando il Credo, dobbiamo intenderlo ancora oggi nel suo significato originario.

    Per venire alla situazione concreta che stiamo vivendo: sappiamo tutti che anche a Desio, ormai da diversi anni, vivono molte persone provenienti dai paesi dell’Est europeo: Romania, Moldavia, Ucraina, Bielorussia, Russia…e che la maggior parte di loro appartengono a un patriarcato ortodosso: il panorama dell’ortodossia infatti è variegato e ogni patriarcato fa a sé, nel senso che non esiste un’autorità centrale. Soltanto il Patriarca ecumenico di Istanbul (Costantinopoli o antica Bisanzio, come la vogliamo chiamare) ha un “primato di onore” sugli altri patriarchi, ma non una vera giurisdizione. Ebbene è proprio con l’attuale Patriarca, Bartolomeo I, che Papa Francesco si è incontrato nella sua visita recente in Turchia, dove si è rinnovato quell’ abbraccio tra il beato Paolo VI e il Patriarca Atenagora, avvenuto il 5 gennaio 1965, che fu un evento straordinario perché in quell’occasione sono state cancellate le reciproche scomuniche che si erano  lanciate la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse almomento della divisione.

    Non solo, ma da quel momento si è instaurata una significativa tradizione per cui ogni Pontefice romano, nel secondo anno del suo pontificato, si reca a far visita al Patriarca di Costantinopoli, come hanno fatto anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

    L’incontro a Istanbul è avvenuto in un clima di grande rispetto e affetto fraterno, e si è dato risalto anche al fatto che il Papa è successore di Pietro, mentre la Chiesa di Costantinopoli ha considerato (a posteriori) suo primo patriarca e patrono S. Andrea, fratello di Simon Pietro. E’ nella fraternità trai due apostoli (che era di sangue e poi si compì nella fede e nel martirio) che trova quindi simbolico fondamento il rapporto tra cattolici e ortodossi. Durante la permanenza del Papa, culminata proprio nel giorno della festa di S. Andrea, sono state fatte da entrambe le parti affermazioni importanti, a partire dall’omelia pronunciata dal Papa durante  la  Messa  che  ha  presieduto   nella Cattedrale dello Spirito Santo e avendo come     conclusione       la    Dichiarazione Congiunta firmata da entrambi i Pastori. Non potendo riportare qui i molti passaggi significativi dei vari interventi, mi limito a trascrivere qualche frase, appunto, della Dichiarazione finale:

    “Il nostro ricordo degli Apostoli, che proclamarono la buona novella del Vangelo al mondo, attraverso la predicazione e la testimonianza del martirio, rafforza in noi il desiderio di continuare a camminare insieme al fine di superare, con amore e fiducia, gli ostacoli che ci dividono…Esprimiamo la nostra sincera e ferma intenzione, in obbedienza alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, di intensificare i nostri sforzi per la promozione della piena unità tra tutti i cristiani, e soprattutto tra cattolici e ortodossi…. Assicuriamo la nostra fervente preghiera come Pastori della Chiesa, chiedendo ai fedeli di unirsi a noi nella comune invocazione che <<tutti siano una cosa sola…perché il mondo creda>> (vangelo di Giovanni 17,21).

    Don Elio Burlon

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  • Notizie Oratorio BVI 2014-11-23

    BVI-logoanno ORATORIANO 2014-2015
    “io sono l’Immacolata Concezione”

    La candela che non voleva bruciare  (Bruno Ferrero)

    Questo non si era mai visto: una candela che rifiuta di accendersi. Tutte le candele dell’armadio inorridirono. Una candela che non voleva accendersi era una cosa inaudita! Mancavano pochi giorni a Natale e tutte le candele erano eccitate all’idea di essere protagoniste della festa, con la luce, il profumo, la bellezza che irradiavano e comunicavano a tutti. Eccetto quella giovane candela rossa e dorata che ripeteva ostinatamente: -No e poi no! Io non voglio bruciare. Quando veniamo accesi, in un attimo ci consumiamo. Io voglio rimanere così come sono: elegante, bella e soprattutto intera-.

    -Se non bruci è come se fosse già morta senza essere vissuta-, replicò un grosso cero, che aveva già visto due Natali. -Tu sei fatta di cera e stoppino ma questo è niente. Quando bruci sei veramente tu e sei completamente felice-.

    -No, grazie tante- rispose la candela rossa. – Ammetto che il buio, il freddo e la solitudine sono orribili, ma è sempre meglio che soffrire per una fiamma che brucia-.

    La vita non è fatta di parole e non si può capire con le parole, bisogna passarci dentro-, continuò il cero. -Solo chi impegna il proprio essere cambia il mondo e allo stesso tempo cambia se stesso. Se lasci che la solitudine, buio e freddo avanzino, avvolgeranno il mondo-.

    Vuoi dire che noi serviamo a combattere il freddo, le tenebre e la solitudine?-.

    -Certo- ribadì il cero. -Ci consumiamo e perdiamo eleganza e colori, ma diventiamo utili e stimati. Siamo i cavalieri della luce-.

    -Ma ci consumiamo e perdiamo forma e colore-.

    -Sì, ma siamo più forti della notte e del gelo del mondo- concluse il cero.

    Così anche la candela rossa e dorata si lasciò accendere. Brillò nella notte con tutto il suo cuore e trasformo in luce la sua bellezza, come se dovesse sconfiggere da sola tutto il freddo e il buio del mondo. La cera e lo stoppino si consumarono piano piano ma la luce della candela continuò a splendere a lungo negli occhi e nel cuore degli uomini per i quali era bruciata.

     

    Questa storia raccontata alla Messa della Prima domenica vuole essere un forte invito ad impegnarsi in questo AVVENTO. Abbiamo visto che con gioia avete ritirato le candele.. ma sta a voi decorarle e portarle in oratorio come testimonianza che stare insieme è ricevere dall’altro qualcosa di speciale. GENITORI vi state accorgendo che in oratorio tutto quello che si fa parte dall’INCONTRO con GESU’ che ci spinge ad essere TESTIMONI. Non pretendete solo che i ragazzi si facciano solo giocare, che abbiano tutto e che possano saltare le cose più impegnative e che richiedono SACRIFICIO. E voi date una mano con il tempo che potete mettere a disposizione se volete!!!

    Buon cammino carissimi genitori e figli!!! … e collaboratori tutti!. Don gi

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  • Comunità in cammino 2014-11-22

    Da “virtuale” a “virtuoso”

    Nel nostro linguaggio corrente ci sono alcune parole che di volta in volta si impongono all’uso comune e altre che scompaiono o perlomeno si eclissano per un certo tempo. Al primo gruppo appartiene certamente il termine “virtuale”, di cui oggi si fa largo uso, in concomitanza con gli strumenti dell’informatica e delle telecomunicazioni. Del secondo invece fa parte una parola simile, ma di significato ben diverso, cioè “virtuoso”,che deriva, ovviamente, da “virtù”.

    Non solo oggi è diventato molto raro sentir parlare di virtù, ma sembra addirittura un discorso superato, obsoleto, quasi incomprensibile. Andiamo allora a dare un’occhiata a qualche dizionario. Sul primo si trova: “Amore attivo del bene che induce l’uomo a perseguirlo e a praticarlo costantemente, tanto nell’ambito della sua vita privata che di quella pubblica”. Un secondo presenta espressioni forse più tradizionali: “La disposizione costante della volontà a uniformarsi alla legge morale; l’abitudine di fare il bene diventata una seconda natura”.

    Un autore cristiano, Pascal Ide, in un suo libro (Progetto Personalità, guida alla maturità interiore, ed. S. Paolo, Torino 1994) propone un itinerario che aiuti a cogliere e sviluppare in noi quelle qualità inesplorate che potrebbero diventare punti-forza per una crescita armonica della nostra personalità.      Nella visione cristiana, naturalmente, tutto inizia e cresce sull’adesione di fede a Cristo, che è “l’Uomo nuovo” che mediante il suo Spirito ci rende conformi a sé: per questo la nostra maturazione personale è soprattutto un fatto di “grazia”, cioè di dono gratuito che Dio comunica mediante Cristo a ogni persona che si apre a lui nella fede. Le virtù fondamentali del cristiano, perciò, sono quelle chiamate “teologali”, perché hanno come sorgente e come termine il mistero stesso di Dio: fede, speranza e carità.

    Ciò però non toglie che nella vita del cristiano ci sia spazio (e necessità) anche per le virtù “morali”, quelle cioè che richiedono l’intervento della nostra volontà e del nostro impegno perché, possibilmente possano diventare “una seconda natura”. Al di là della classificazione che ne avevano fatto gli antichi, noi possiamo ricavare dalla stessa Scrittura alcuni nomi di queste virtù: l’umiltà, la fortezza, la letizia, la perseveranza, lo zelo, la capacità di accoglienza, la sincerità, la lealtà ecc. Questi atteggiamenti, sempre innestati sulla base del rinnovamento che lo Spirito di Cristo opera in noi, esigono di essere sperimentati, esercitati, coltivati e mantenuti attivi nel nostro impegno quotidiano. Le virtù possono essere rafforzate anche utilizzando le pulsioni istintive che ritroviamo in noi e indirizzandole verso obiettivi positivi e non distruttivi. Se analizziamo bene i vizi e impariamo a riconoscerli, potremmo arrivare a cogliere che la radice da cui nascono non è sempre negativa in sé, poiché forse si tratta del desiderio – che ciascuno di noi porta dentro – di vita, di gioia, di bellezza e di pienezza. Il guaio si produce quando queste tensioni vengono indirizzate verso gli obiettivi sbagliati, verso – per usare le immagini evangeliche – un cibo che non sazia e un’acqua che non disseta, verso chimere che presto svaniscono.

    In conclusione possiamo dire che i  vizi sono virtù impazzite e le virtù sono le forze dei vizi usate con intelligenza. In ognuno di noi c’è un potenziale simile all’impeto delle acque di un torrente. Potrebbe diventare un’energia utile o una forza che distrugge. Il primo passo per valorizzare queste energie è conoscerle, assumerle, scoprirne le motivazioni e i meccanismi.

    Il cammino per “rigenerare” in senso positivo il nostro potenziale interiore è naturalmente molto lungo, dura tutta la vita. L’importante è seguire la guida giusta, cioè Colui che si è presentato come la Via, la Verità e la Vita, e continuare a muoversi nella direzione giusta.

    don Elio Burlon

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