Categoria: SS. Siro e Materno

  • Comunità in cammino 2015-01-10

    APPUNTAMENTI IN VISTA

    DOMENICA 11 GENNAIO – BATTESIMO DEL SIGNORE

    Ore 15,30: presso la Parrocchia di S. Giovanni Battista: incontro formativo per soci e simpatizzanti dell’Azione Cattolica cittadina sulla terza scheda dell’itinerario: “Vita d’Autore: Affidabili..”

    MERCOLEDI’ 14 GENNAIO

    Ore 21,00: presso la casa “Città sul Monte” (ex villa Solaro) in via S. Pietro n. 20, incontro di preghiera e di riflessione per coloro che vivono un’esperienza di separazione o di divorzio sul testo del Vangelo di Matteo (Mt 6,19-34).

    GIOVEDI’ 15 GENNAIO

    Ore 21,00: in Basilica, serata di EMMAUS: ADORAZIONE EUCARISTICAcittadina.

    DOMENICA 18 GENNAIO – SECONDA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA
    GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO

    Letture del giorno: Is 25,6-10a; Sal 71; Col 2,1-10a; Gv 2,1-11

    Ore 9,00: presso la Parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo a Desio, incontro delle “FAMIGLIE INSIEME”

    INIZIO SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

    LUNEDI’ 19 GENNAIO

    Ore 21,00:presso la Parrocchia di San Francesco a Muggiò (via C. Battisti n. 26), MARCIA DELLA PACE per il Decanato di Desio (ritrovo ore 20,45).

    MARTEDI’ 20 GENNAIO

    Ore 21,00: presso la sala Castelli de “Il Centro” si riunisce il Consiglio Pastorale Cittadino.

    GIOVEDI’ 22 GENNAIO

    Ore 21,00: presso la sala Castelli de “Il Centro” si riunisce il Consiglio Pastorale Decanale.

    VENERDI’ 23 GENNAIO

    Ore 21,00: presso la Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo a Desio, a cura della Comunità Pastorale, sesto incontro di “GERICO – 2” con la riflessione che questa sera la per tema: “I VIZI CAPITALI: LA SUPERBIA”.

    DOMENICA 25 GENNAIO – SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE

    Letture del giorno: Is 45,14-17; Sal 83; Eb 2,11-17; Lc 2,41-52

    FESTA DELLA FAMIGLIA

    GIORNATA MONDIALE DEI MALATI DI LEBBRA

    Ore 10,00: in Basilica, S. Messa delle famiglie e, nel pomeriggio in Oratorio, animazione con giochi e intrattenimento.

    Ore 11,30: in Basilica, S. Messa degli anniversari di Matrimonio: sono invitate tutte le coppie di sposi che nel 2015 festeggiano un traguardo significativo della loro vita coniugale.

    2014-11-09 oratorio bvi

  • Comunità in cammino 21 dicembre 2014

    logo-cic-basilicaAnno 13 – numero 8

    Domenica 21 Dicembre 2014

     

    IL NATALE de-centrato

    di Giuseppe Grampa (dal numero di dicembre ’14 de “Il Segno”)

    Ci è familiare il racconto della notte di Betlemme, il presepe che molte case ancora allestiscono ne è una raffi-gurazione piena di fascino.

    Eppure è pagina “dura”, ci porta lontano dalle strade centrali delle nostre città e paesi, illuminate a festa. Il racconto di Natale ci porta fuori, in periferia, lontani dalle luminarie. È vero che l’evangelista Luca colloca l’evento di Betlemme entro le coordinate della storia del tempo e convoca addirittura l’Imperatore quasi testimone inconsa-pevole di quanto sta per narrare.

    Grande è il rischio che il racconto del Natale di Gesù sia inteso come una suggestiva fiaba che incanta i bambini. No, il Natale è evento storico, non registrato nelle storie ufficiali, ma realmente accaduto. Il racconto di Luca non esordisce come tutte le favole («C’era una volta… »), ma con precisi riferimenti storici che permettono di situare quella nascita nella storia dell’umanità.

    Una nascita che addirittura, nel nostro mondo occidentale, determina una svolta nel computo del tempo: stiamo concludendo l’anno 2014 dopo Cristo. Certo, dobbiamo definirlo evento “periferico” rispetto alle storie ufficiali (che proprio non se ne curano),ma non possiamo cancellarlo dalla storia, dalla nostra civiltà, dalla nostra cultura. Nel racconto di Luca c’è una seconda annotazione, a prima vista di poca importanza. Maria partorisce il suo primogenito e, avvoltolo in fasce, lo depone in una mangiatoia perché «non c’era posto per loro nell’albergo». Quello che viene indicato come «albergo» era un vasto cortile con portici coperti di rami e frasche: uomini e animali giacevano sotto quel povero riparo durante la notte. Perché non c’era posto per Maria e Giuseppe in quel luogo? Forse perché era completo e Giuseppe non aveva fatto le prenotazioni? O non era luogo adatto a una donna in procinto di partorire? Oppure l’annotazione di Luca vuol dire che questa nascita non è accolta, anzi è rifiutata.

    L’evangelista Giovanni dice la stessa cosa con maggiore chiarezza e durezza: «Venne nella sua casa, ma i suoi non l’hanno accolto». Di nuovo questa nascita è messa ai margini, è de-centrata, lontana dal centro, spinta alla periferia. Questa nascita che ci incanta sarà in verità un segno di con-traddizione. Davanti a Lui, a questo inerme bimbo deposto sulla paglia della mangiatoia, si deve prendere posizione: per Lui o contro di Lui, per il suo Vangelo o contro. L’incanto della notte di Betlemme è già segnato dal rifiuto, dall’ostilità, fin quando lo butteranno fuori dalla città, di nuovo in periferia, per metterlo a morte. L’ultimo messaggio di questo testo è affidato agli angeli, misteriosi portatori della buona notizia ai pastori: «Pace agli uomini che Dio ama». Seguendo una traduzione errata, per tanto tempo abbiamo detto: «Pace agli uomini di buona volontà». Questa espressione è diventata consueta, ma tra le due traduzioni corre una differenza abissale. Il Natale di Gesù porta la pace di Dio, manifesta cioè la sua benevolenza a tutti gli uomini che sono oggetto dell’amore di Dio.

    È un annuncio che non conosce barriere, che non è riservato a pochi eletti, ma che è invece spalancato per ogni uomo, anche per quanti mettiamo ai margini, alla periferia. L’annuncio del Natale è per tutti, senza esclusioni. E infine l’ultimo tratto caratteristico del Natale, il più importante e decisivo: una nascita, un bimbo avvolto in fasce. Perché Dio sceglie di manifestarsi a noi così? Ecco la risposta che nella notte di Natale del 2006 diede papa Benedetto XVI.

    «Il segno di Dio è la semplicità.
    Il segno di Dio è il bambino.
    Il segno di Dio è che Egli
    si fa piccolo per noi.
    È questo il suo modo di regnare.
    Egli non viene con potenza
    e grandiosità esterne.
    Egli viene come bambino,
    inerme e bisognoso del nostro aiuto.
    Non vuole sopraffarci con la forza.
    Ci toglie la paura della sua grandezza.
    Egli chiede il nostro amore:
    perciò si fa bambino.
    Nient’altro vuole da noi
    se non il nostro amore…
    Dio si è fatto piccolo,
    affinché noi potessimo comprenderlo,
    accoglierlo, amarlo».

    BENEDETTO XVI

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  • Comunità in cammino 263 – 7/12/2014

    NOTIZIARIO QUINDICINALE  DELLA  PARROCCHIA  S.S. SIRO E  MATERNO IN DESIO

    Anno 13 – Numero 7 – Domenica  7 Dicembre 2014

    CATTOLICI E ORTODOSSI: FRATELLI NELLA SPERANZA

    Nella recente visita in Turchia, Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo I hanno dato nuovo impulso all’impegno e al cammino verso la piena unità tra cattolici e ortodossi. Il problema interessa da vicino anche la comunità desiana.

    Premetto innanzitutto qualche precisazione sui termini e un rapidissimo cenno storico. Quando si parla di “ecumenismo” si fa riferimento al dialogo e allo sforzo di camminare verso la piena comunione tra gli appartenenti a diverse chiese cristiane. Siamo quindi nell’ambito dell’unica fede cristiana, che vede però i credenti non pienamente uniti. Quando si parla di “dialogo interreligioso” si fa riferimento ai rapporti tra persone che hanno un credo religioso diverso, non riconducibile a un’unica radice.

    Anche quest’ultimo problema è fortemente all’ordine del giorno di questi tempi, soprattutto per la tragica situazione creatasi in Iraq e in Siria. Ma io vorrei ora fermare un attimo l’attenzione su primo problema, ricordando che per un intero millennio dalla nascita del cristianesimo si può parlare di ‘chiesa indivisa’ poiché i credenti in Cristo erano sostanzialmente uniti nell’unica fede in Cristo e nell’unica Chiesa che si definitiva “cattolica” (come diciamo anche nel Credo, il simbolo di fede elaborato in due Concili ecumenici del IV secolo). E’ da notare però che questo termine manteneva il suo significato originario di “universale”, e soltanto dopo la prima grande divisione intervenuta nell’XI secolo (lo Scisma di Oriente) la parola ‘cattolico’ è passata ad indicare alcuni cristiani diversi da altri. Vorrei sottolineare – di passaggio – che quando ripetiamo questa parola recitando il Credo, dobbiamo intenderlo ancora oggi nel suo significato originario.

    Per venire alla situazione concreta che stiamo vivendo: sappiamo tutti che anche a Desio, ormai da diversi anni, vivono molte persone provenienti dai paesi dell’Est europeo: Romania, Moldavia, Ucraina, Bielorussia, Russia…e che la maggior parte di loro appartengono a un patriarcato ortodosso: il panorama dell’ortodossia infatti è variegato e ogni patriarcato fa a sé, nel senso che non esiste un’autorità centrale. Soltanto il Patriarca ecumenico di Istanbul (Costantinopoli o antica Bisanzio, come la vogliamo chiamare) ha un “primato di onore” sugli altri patriarchi, ma non una vera giurisdizione. Ebbene è proprio con l’attuale Patriarca, Bartolomeo I, che Papa Francesco si è incontrato nella sua visita recente in Turchia, dove si è rinnovato quell’ abbraccio tra il beato Paolo VI e il Patriarca Atenagora, avvenuto il 5 gennaio 1965, che fu un evento straordinario perché in quell’occasione sono state cancellate le reciproche scomuniche che si erano  lanciate la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse almomento della divisione.

    Non solo, ma da quel momento si è instaurata una significativa tradizione per cui ogni Pontefice romano, nel secondo anno del suo pontificato, si reca a far visita al Patriarca di Costantinopoli, come hanno fatto anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

    L’incontro a Istanbul è avvenuto in un clima di grande rispetto e affetto fraterno, e si è dato risalto anche al fatto che il Papa è successore di Pietro, mentre la Chiesa di Costantinopoli ha considerato (a posteriori) suo primo patriarca e patrono S. Andrea, fratello di Simon Pietro. E’ nella fraternità trai due apostoli (che era di sangue e poi si compì nella fede e nel martirio) che trova quindi simbolico fondamento il rapporto tra cattolici e ortodossi. Durante la permanenza del Papa, culminata proprio nel giorno della festa di S. Andrea, sono state fatte da entrambe le parti affermazioni importanti, a partire dall’omelia pronunciata dal Papa durante  la  Messa  che  ha  presieduto   nella Cattedrale dello Spirito Santo e avendo come     conclusione       la    Dichiarazione Congiunta firmata da entrambi i Pastori. Non potendo riportare qui i molti passaggi significativi dei vari interventi, mi limito a trascrivere qualche frase, appunto, della Dichiarazione finale:

    “Il nostro ricordo degli Apostoli, che proclamarono la buona novella del Vangelo al mondo, attraverso la predicazione e la testimonianza del martirio, rafforza in noi il desiderio di continuare a camminare insieme al fine di superare, con amore e fiducia, gli ostacoli che ci dividono…Esprimiamo la nostra sincera e ferma intenzione, in obbedienza alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, di intensificare i nostri sforzi per la promozione della piena unità tra tutti i cristiani, e soprattutto tra cattolici e ortodossi…. Assicuriamo la nostra fervente preghiera come Pastori della Chiesa, chiedendo ai fedeli di unirsi a noi nella comune invocazione che <<tutti siano una cosa sola…perché il mondo creda>> (vangelo di Giovanni 17,21).

    Don Elio Burlon

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  • Notizie Oratorio BVI 2014-11-23

    BVI-logoanno ORATORIANO 2014-2015
    “io sono l’Immacolata Concezione”

    La candela che non voleva bruciare  (Bruno Ferrero)

    Questo non si era mai visto: una candela che rifiuta di accendersi. Tutte le candele dell’armadio inorridirono. Una candela che non voleva accendersi era una cosa inaudita! Mancavano pochi giorni a Natale e tutte le candele erano eccitate all’idea di essere protagoniste della festa, con la luce, il profumo, la bellezza che irradiavano e comunicavano a tutti. Eccetto quella giovane candela rossa e dorata che ripeteva ostinatamente: -No e poi no! Io non voglio bruciare. Quando veniamo accesi, in un attimo ci consumiamo. Io voglio rimanere così come sono: elegante, bella e soprattutto intera-.

    -Se non bruci è come se fosse già morta senza essere vissuta-, replicò un grosso cero, che aveva già visto due Natali. -Tu sei fatta di cera e stoppino ma questo è niente. Quando bruci sei veramente tu e sei completamente felice-.

    -No, grazie tante- rispose la candela rossa. – Ammetto che il buio, il freddo e la solitudine sono orribili, ma è sempre meglio che soffrire per una fiamma che brucia-.

    La vita non è fatta di parole e non si può capire con le parole, bisogna passarci dentro-, continuò il cero. -Solo chi impegna il proprio essere cambia il mondo e allo stesso tempo cambia se stesso. Se lasci che la solitudine, buio e freddo avanzino, avvolgeranno il mondo-.

    Vuoi dire che noi serviamo a combattere il freddo, le tenebre e la solitudine?-.

    -Certo- ribadì il cero. -Ci consumiamo e perdiamo eleganza e colori, ma diventiamo utili e stimati. Siamo i cavalieri della luce-.

    -Ma ci consumiamo e perdiamo forma e colore-.

    -Sì, ma siamo più forti della notte e del gelo del mondo- concluse il cero.

    Così anche la candela rossa e dorata si lasciò accendere. Brillò nella notte con tutto il suo cuore e trasformo in luce la sua bellezza, come se dovesse sconfiggere da sola tutto il freddo e il buio del mondo. La cera e lo stoppino si consumarono piano piano ma la luce della candela continuò a splendere a lungo negli occhi e nel cuore degli uomini per i quali era bruciata.

     

    Questa storia raccontata alla Messa della Prima domenica vuole essere un forte invito ad impegnarsi in questo AVVENTO. Abbiamo visto che con gioia avete ritirato le candele.. ma sta a voi decorarle e portarle in oratorio come testimonianza che stare insieme è ricevere dall’altro qualcosa di speciale. GENITORI vi state accorgendo che in oratorio tutto quello che si fa parte dall’INCONTRO con GESU’ che ci spinge ad essere TESTIMONI. Non pretendete solo che i ragazzi si facciano solo giocare, che abbiano tutto e che possano saltare le cose più impegnative e che richiedono SACRIFICIO. E voi date una mano con il tempo che potete mettere a disposizione se volete!!!

    Buon cammino carissimi genitori e figli!!! … e collaboratori tutti!. Don gi

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  • Comunità in cammino 2014-11-22

    Da “virtuale” a “virtuoso”

    Nel nostro linguaggio corrente ci sono alcune parole che di volta in volta si impongono all’uso comune e altre che scompaiono o perlomeno si eclissano per un certo tempo. Al primo gruppo appartiene certamente il termine “virtuale”, di cui oggi si fa largo uso, in concomitanza con gli strumenti dell’informatica e delle telecomunicazioni. Del secondo invece fa parte una parola simile, ma di significato ben diverso, cioè “virtuoso”,che deriva, ovviamente, da “virtù”.

    Non solo oggi è diventato molto raro sentir parlare di virtù, ma sembra addirittura un discorso superato, obsoleto, quasi incomprensibile. Andiamo allora a dare un’occhiata a qualche dizionario. Sul primo si trova: “Amore attivo del bene che induce l’uomo a perseguirlo e a praticarlo costantemente, tanto nell’ambito della sua vita privata che di quella pubblica”. Un secondo presenta espressioni forse più tradizionali: “La disposizione costante della volontà a uniformarsi alla legge morale; l’abitudine di fare il bene diventata una seconda natura”.

    Un autore cristiano, Pascal Ide, in un suo libro (Progetto Personalità, guida alla maturità interiore, ed. S. Paolo, Torino 1994) propone un itinerario che aiuti a cogliere e sviluppare in noi quelle qualità inesplorate che potrebbero diventare punti-forza per una crescita armonica della nostra personalità.      Nella visione cristiana, naturalmente, tutto inizia e cresce sull’adesione di fede a Cristo, che è “l’Uomo nuovo” che mediante il suo Spirito ci rende conformi a sé: per questo la nostra maturazione personale è soprattutto un fatto di “grazia”, cioè di dono gratuito che Dio comunica mediante Cristo a ogni persona che si apre a lui nella fede. Le virtù fondamentali del cristiano, perciò, sono quelle chiamate “teologali”, perché hanno come sorgente e come termine il mistero stesso di Dio: fede, speranza e carità.

    Ciò però non toglie che nella vita del cristiano ci sia spazio (e necessità) anche per le virtù “morali”, quelle cioè che richiedono l’intervento della nostra volontà e del nostro impegno perché, possibilmente possano diventare “una seconda natura”. Al di là della classificazione che ne avevano fatto gli antichi, noi possiamo ricavare dalla stessa Scrittura alcuni nomi di queste virtù: l’umiltà, la fortezza, la letizia, la perseveranza, lo zelo, la capacità di accoglienza, la sincerità, la lealtà ecc. Questi atteggiamenti, sempre innestati sulla base del rinnovamento che lo Spirito di Cristo opera in noi, esigono di essere sperimentati, esercitati, coltivati e mantenuti attivi nel nostro impegno quotidiano. Le virtù possono essere rafforzate anche utilizzando le pulsioni istintive che ritroviamo in noi e indirizzandole verso obiettivi positivi e non distruttivi. Se analizziamo bene i vizi e impariamo a riconoscerli, potremmo arrivare a cogliere che la radice da cui nascono non è sempre negativa in sé, poiché forse si tratta del desiderio – che ciascuno di noi porta dentro – di vita, di gioia, di bellezza e di pienezza. Il guaio si produce quando queste tensioni vengono indirizzate verso gli obiettivi sbagliati, verso – per usare le immagini evangeliche – un cibo che non sazia e un’acqua che non disseta, verso chimere che presto svaniscono.

    In conclusione possiamo dire che i  vizi sono virtù impazzite e le virtù sono le forze dei vizi usate con intelligenza. In ognuno di noi c’è un potenziale simile all’impeto delle acque di un torrente. Potrebbe diventare un’energia utile o una forza che distrugge. Il primo passo per valorizzare queste energie è conoscerle, assumerle, scoprirne le motivazioni e i meccanismi.

    Il cammino per “rigenerare” in senso positivo il nostro potenziale interiore è naturalmente molto lungo, dura tutta la vita. L’importante è seguire la guida giusta, cioè Colui che si è presentato come la Via, la Verità e la Vita, e continuare a muoversi nella direzione giusta.

    don Elio Burlon

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  • Comunità in cammino 2014-10-12

    PAPA PAOLO VI PROCLAMATO BEATO

    …nell’indagine sulla santità di Giovanni Battista Montini

    è chiaramente emerso che al cuore della sua intera esistenza

    è la persona di Gesù Cristo…

    (di giuseppe grampa, da “Il Segno” di ottobre)

    Domenica 19 ottobre, in piazza San Pietro, papa Francesco proclamerà beato Giovanni Battista Montini. Tutta la Chiesa gioirà per questo suo figlio, divenuto per grazia di Dio Sommo Pontefice col nome di Paolo VI dal 1963 al 1978. Gioia grande nella terra bresciana, dove il futuro Papa nacque nel 1897,e nella nostra Diocesi di Milano, che lo ebbe come suo Arcivescovo dal 1955 al 1963.E,aggiungo,gioia del tutto particolare per i lettori de Il Segno…. La Chiesa proclama qualcuno “beato” e lo propone alla nostra imitazione solo dopo una lunga indagine sulla vita, le opere, gli scritti, perché siano limpidamente coerenti con l’Evangelo, unico criterio di santità cristiana. Sono certo che un tratto della figura spirituale di Giovanni Battista Montini è chiaramente emerso da questa accurata indagine: al cuore dell’intera esistenza di Montini è la persona di Gesù Cristo. Lo scrive Lui stesso nello stupendo Pensiero alla morte, riflessione scritta di suo pugno e pubblicata dopo la morte dal suo segretario monsignor Pasquale Macchi: «Poi io penso, qui davanti alla morte, maestra della filosofia della vita, che l’avvenimento fra tutti più grande fu per me, come lo è per quanti hanno pari fortuna, l’incontro con Cristo, la vita… meraviglia delle meraviglie, il mistero della nostra vita in Cristo». Per il Papa, come per ogni cristiano, l’avveni-mento più grande è l’incontro con la persona di Cristo nel Battesimo. In un altro testo di singolare chiarezza Giovanni Battista Montini afferma la centralità di Cristo per la vita della Chiesa. Siamo nei primi giorni del Concilio. Montini è a Roma e il 18 ottobre 1962 scrive al cardinale Cicognani, Segretario di Stato, una lettera di preoccupata valutazione dei lavori preparatori del Concilio appena avviato. Il giudizio di Montini è lucido e di grande durezza per l’assenza di un disegno coerente, come se per realizzare il Concilio si fosse raccolto tanto materiale, ma senza elaborare un progetto organico. E dopo questa diagnosi impietosa, ecco la proposta per conferire ai lavori conciliari unità e coerenza, nel segno del primato e della centralità di Cristo: «Allora il Concilio deve incominciare con un pensiero a Gesù Cristo, nostro Signore. Egli deve apparire come il principio della Chiesa, che ne è l’emanazione e la continuazione». Nel suo primo intervento in aula, il 15 dicembre 1962, Montini ribadisce, con una punta di ironia, la sua visione cristocentrica del Concilio: «Con interiore gioia ho inteso che in questo Concilio si vuole glorificare San Giuseppe, patrono della Chiesa; con gioia ancora più grande apprendo che si vuole onorare la Beata Vergine Maria come Madre della santa Chiesa; ma io proverei somma gioia e con me credo tutti i Padri, se questa amplissima assemblea celebrasse piamente, solennemente e deliberatamente il nostro Signore Gesù Cristo».

    In una bellissima preghiera Montini ci ha confidato il suo amore per Cristo. Nella prima lettera pastorale alla nostra diocesi nel 1955, si domanda: «E che cosa vi dirò in questa prima lettera pastorale…? Io vi dirò cosa che tutti già conosciamo… ed è questa: essere Gesù Cristo a noi necessario. Sì, GESÙ CRISTO, NOSTRO SIGNORE È A NOI NECESSARIO».

    «O Cristo, nostro unico mediatore, tu ci sei necessario: per venire in comunione con Dio
    Padre, per diventare con te, che sei Figlio unico e Signore nostro, suoi figli adottivi, per essere rigenerati nello Spirito Santo…
    Tu ci sei necessario, o fratello primogenito del genere umano, per ritrovare le ragioni vere della fraternità tra gli uomini, i fondamenti della giustizia, i tesori della carità, il bene sommo della pace… Tu ci sei necessario, o vincitore della morte, per liberarci dalla disperazione e dalla negazione e per avere certezze che non tradiscono in eterno. Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio-con-noi, per imparare l’amore vero e per camminare nella gioia e nella forza della tua carità, lungo il cammino della nostra via faticosa, fino all’incontro finale con te amato, con te atteso, con te benedetto nei secoli».

    G.B. Montini (1955)

    APPUNTAMENTI IN VISTA

    Domenica 12 ottobre – VII Domenica dopo il Martirio di San Giovanni il Precursore

     GIORNATA DIOCESANA DELL’AZIONE CATTOLICA

    Letture del giorno: Dt 6,4-12; Sal 17; Gal 5,1-14; Mt 22,34-40

    •  Ore 9,00: presso la Parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo a Desio incontro delle “FAMIGLIE INSIEME”
    • Ore 10,30: riprende la S. Messa festiva nella Chiesa del S. Cuore in via Segantini.
    • Ore 15,30: presso “Il Centro”, GIORNATA PARROCCHIALE DELL’AZIONE CATTOLICA e primo incontro per i soci e i simpatizzanti di tutta la Comunità pastorale. Presentazione del percorso dell’anno a cura della presidente cittadina e raccolta delle adesioni.
    • Ore 16,00: presso il teatro de “Il Centro”, nell’ambito della nona edizione della rassegna di spettacoli per bambini, ragazzi e famiglie “DOMENICA A TEATRO”, primo spettacolo della stagione 2014 dal titolo: “Il SOGNO DI TARTARUGA” con la Compagnia teatrale “Il Baule volante” di Ferrara.

    SABATO 11 E DOMENICA 12 OTTOBRE 2014

    RACCOLTA STRAORDINARIA PER I POVERI DELLA CITTA’ NELLA NOSTRA PARROCCHIA DOPO LE Ss. MESSE  (pasta e articoli di igiene personale)

     MARTEDÌ 14 OTTOBRE

     Ore 14,30: presso la sala Castelli de “Il Centro”, inizio dei corsi dell’anno accademico dell’Università del tempo libero.

     Ore 14,45: presso l’Oratorio B.V.I. inizio della Scuola di italiano per stranieri per i gruppi di sole donne.

     Ore 20,45: presso “Il Centro” inizio della Scuola di italiano per stranieri per gli adulti.

     GIORNATE EUCARISTICHE
    (sante Quarantore)

     16 – 19 ottobre 2014

    GIOVEDÌ 16 OTTOBRE

    Ore 15.30: in Basilica il Movimento Terza Età partecipa all’ora di adorazione guidata (Ss. Quarantore).

    Ore 21.00: S. MESSA unitaria di apertura per la città (presso la Basilica di Ss. Siro e Matterno)

     ATTENZIONE:  nelle giornate di GIOVEDI’ – VENERDI’ – SABATO il SS. Sacramento sarà esposto in Basilica: il mattino dalle 9.30 alle 11.00 e il pomeriggio dalle 15.30 alle 18.15. Le Ss. Messe delle 18.30 saranno precedute dalla celebrazione dei Vespri.

    SABATO SERA:

    dopo la Messa vespertina di vigilia il SS. Sacramento sarà esposto nella chiesa di S.Maria. L’adorazione notturna proseguirà fino alle 8 del mattino di Domenica.

     Chi intende partecipare è pregato di scrivere il proprio nome sulla tabella-orario esposta in Basilica.

     La SOLENNE ADORAZIONE conclusiva con la BENEDIZIONE EUCARISTICA si terrà – come di consueto – la DOMENICA (19 OTTOBRE) alle ore 15.30.

    VENERDÌ 17 OTTOBRE

     Ore 21,00: presso il Missionari Saveriani in via Don Milani n. 2 a Desio, a cura del Centro Culturale “G. Lazzati” e della Commissione Cittadina di Pastorale Sociale, incontro sul tema: “Appello per la terra – Comunità, territorio, futuro” con la relazione di don Albino Bizzotto, fondatore dell’Associazione “Beati i costruttori di pace”.

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