- Martedì 24 dicembre:
- ore 16: Campana Bela per Natale
- ore 19: concerto vigiliare
- ore 23: concerto della Messa di mezzanotte
- Mercoledì 25 dicembre
- ore 12: concerto per l’Angelus di Natale
- Martedì 31 dicembre
- ore 18: concerto per la Messa di fine anno (Te Deum)
- Mercoledì 1 gennaio
- ore 12: concerto per l’Angelus di capodanno
- Domenica 5 gennaio
- ore 18: concerto per la Messa solenne vigiliare dell’Epifania
- Lunedì 6 gennaio
- ore 12: concerto per l’Angelus dell’Epifania
- ore 16: Campana Bela per l’Epifania
Categoria: Tra arte e fede
Concerti natalizi delle campane della basilica
Santa Cecilia in Basilica
“Il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne […] perciò la musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all’azione liturgica” .
Questo è quanto si evince dal testo del Sacrosantum Concilium 112.
Se la musica è parte integrante della liturgia, significa che essa stessa è liturgia. Il Concilio mette in luce anche come la santità della musica dipenda dalla relazione con l’azione liturgica, quindi i canti, i testi, le melodie devono divenire un elemento integrante e autentico della celebrazione. Ripensando a questa breve riflessione non si può dimenticare la festività di Santa Cecilia (22 novembre), patrona della musica, dei musicisti e di tutte le attività musicali che hanno come riferimento il bello e l’ineffabile dell’arte dei suoni.
Per questa ricorrenza domenica 24 novembre in basilica alle ore 11.30, la messa sarà accompagnata dal corpo musicale Pio XI e dai cantori che prestano il loro servizio nelle liturgie della nostra basilica.
Vuole essere un momento di festa, di coinvolgimento dell’assemblea e di riflessione, nell’auspicio di veder rifiorire nelle nostre comunità la bellezza della preghiera che si fa canto, che sa unire nel nome del Signore.
Enrico Balestreri
San Materno e le sue immagini nella nostra basilica
I patroni della chiesa prepositurale di Desio sono san Siro e San Materno; la tradizione vorrebbe che il secondo sia stato “aggiunto” perché la sua festa liturgica cadeva il 18 luglio, giorno in cui sarebbe stata consacrata la Basilica.
San Materno fu il settimo vescovo di Milano. Non possediamo informazioni sicure sulla sua figura storica; sappiamo che resse la diocesi dopo San Mirocle e che il suo episcopato andrebbe collocato dopo il 314 e sarebbe terminato prima del 342. Sarebbe stato sepolto nella chiesa di San Nabore e poi forse traslato tra San Celso e Sant’Eustorgio. Alcuni testi a carattere leggendario lo collocano nel periodo delle persecuzioni di Diocleziano o di Massimiano. Alcuni autori indulgono nel descrivere le sue virtù nel difendere la propria fede nei confronti dell’imperatore. Avrebbe inviato i santi Carpoforo e Fedele a predicare Gesù Cristo nella città di Como e avrebbe affidato a San Vittore l’incarico di evangelizzare i fedeli nei dintorni di Milano. Secondo questi racconti, i suoi resti riposerebbero nella Basilica Ambrosiana.
La più antica immagine di Materno è un mosaico nella basilica di Sant’Ambrogio, che risale alla fine del V secolo. Il santo è rappresentato con la barba e vestito con una dalmatica tra i santi Nabore e Felice.
Nella chiesa di Desio troviamo diverse immagini del Santo che normalmente è raffigurato insieme a San Siro. A Desio compare senza il suo “compagno” in tre occasioni: nella statua posta a lato della facciata e nella vetrata dell’abside. L’immagine più importante che lo raffigura è collocata nel transetto sud della Basilica e lo presenta in catene davanti all’imperatore Massimiano. L’affresco fu eseguito da Giuseppe Riva nel 1911. Il Santo in catene è presentato all’imperatore che lo invita a bruciare incenso davanti ad una divinità pagana.L’affresco è molto puntuale e vorrebbe riproporre in modo dettagliato costumi ed arredi riferiti ad un’antichità decisamente immaginata più che reale. Irreale è anche la scena che mescola personaggi vissuti in epoche diverse; l’imperatore Galerio Massimiano governò dal 305 al 311, dunque precedentemente all’episcopato di Materno. Va inoltre sottolineato che Galerio fu il vero artefice dell’editto di tolleranza verso i Cristiani, pertanto la traduzione in catene dell’arcivescovo davanti all’imperatore, in quel periodo, risulta un assurdo storico. L’insegna retta dal soldato sulla destra della composizione in realtà è uno sportello in legno che funge da spioncino. Dietro l’affresco è collocata la stanza del custode notturno che in passato poteva controllare eventuali intrusioni. Da ultimo va anche ricordato che San Materno appare effigiato (senza San Siro) nella croce del Carcassola che abbiamo già visto.
Massimo Brioschi
La più antica immagine di Maria in basilica
Questa pregevole incisione è conosciuta da molti desiani perché viene utilizzata durante il corteo storico del Palio degli Zoccoli per accompagnare il gruppo dei canonici della piazza.
La croce, incisa a bulino, presenta la caratteristica non comune di essere in lamina d’acciaio, ottenuta senza sottoporre il metallo a raffreddamento nell’acqua, ma semplicemente a contatto con l’aria. Essa è formata da un pezzo centrale e da tre altre parti che costituiscono i prolungamenti superiore e laterali. Le lamine sono fissate al sostegno ligneo con chiodi muniti esternamente di una fusione in piombo. Lo spessore dell’oggetto è ornato da quindici sottili lamine in acciaio quasi interamente coperte da una lunga didascalia.
Le incisioni ricoprono entrambe le facce della croce. Quella anteriore è dominata dal Crocifisso; ai quattro apici della croce sono raffigurati i simboli degli Evangelisti e, in basso, la rappresentazione della Natività.
Al verso troneggia la figura di Maria contornata dalla scritta “Regina celi” che riprende il verso iniziale dell’antifona mariana. Le quattro estremità presentano le figure a mezzo busto del santi Materno, Vittore, Teodoro e Ambrogio.
Sotto, al verso della figura di Maria, campeggia l’incisione che riporta il nome dell’artigiano autore dell’opera:
“Hoc opus fecit Jo Petrus Carchaxo-lus”
(Quest’opera fece Giovanni PietroCarcassola)
Come già detto, la croce è in acciaio e l’uso di questo materiale la rende ancora più pregevole, in quanto, mentre la lavorazione a sbalzo dell’argento o di altri metalli è assai semplice, non si può dire altrettanto per un’incisione effettuata sull’acciaio e sicuramente l’artigiano che la realizzò doveva conoscere assai bene le tecniche di lavorazione di questo metallo.
Tra i pezzi che si sono conservati, questa è la figura di Maria più antica presente in Basilica
La lunga scritta in latino che avvolge come un nastro lo spessore dell’oggetto è oggi perfettamente leggibile e, tra le altre cose, riporta queste parole: “Opera degli scolari della Cappella della Concezione della Vergine Maria posta nella chiesa di san Siro di Desio, la cui realizzazione fu curata a proprie spese dai fratelli Francesco e don Giuliano”.
L’iscrizione ci permette innanzitutto di capire che la denominazione di “croce capitolare” è sicuramente errata; la croce era quella della Scuola (cioè confraternita) dell’Immacolata, documentata nel nostro borgo fin dal XV secolo. Le spese di realizzazione furono sostenute da due fratelli Carcassola, Francesco e Giuliano che era canonico della Basilica. Quest’informazione ci permette di datare con notevole precisione il manufatto. Questi due fratelli risultano presenti a Desio nel 1515. Una importante pratica di quell’anno legata a questioni catastali comprende un documento diretto alla curia arcivescovile, corredato dalle firme dei canonici e, tra le altre,
risulta quella del sacerdote della Basilica Giuliano Carcassola. Il fratello, Francesco, inoltra la medesima domanda al feudatario, qualificandosi come console della comunità. Entrambi i personaggi sono alla stessa data possessori di una discreta porzione di territorio, risultando
tra i personaggi più in vista della comunità.Questa datazione permette di stabilire che l’artigiano realizzatore dell’opera abitava a Desio. Alla stessa data del 1515 risulta tra gli abitanti del borgo un certo Jo Petrus Carcassola, quasi sicuramente identificabile con l’autore dell’oggetto. Quest’uomo, oltre ad essere un valente artigiano era un capace fabbro, abile nella lavorazione dell’acciaio; questo dato sembrerebbe far pensare ad un armaiolo di ottima levatura.
Massimo Brioschi
La tenerezza di Maria
L’UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO “IL CENTRO”
PROPONE
MARTEDI’ 14 MAGGIO 2024 ALLE ORE 16.00Presso la Sala Castelli – Centro Parrocchiale della Basilica- Via Conciliazione 15
L’INCONTRO:
LA TENEREZZA DI MARIA
La figura di Maria col Bambino nell’arte
RELATRICE: DANIELA AGOSTINELLI SCIPIONI
Ingresso libero e gratuito CON PRENOTAZIONE
al nr. 331 120 1953 Lu/Ve 14.30/17.30
Le prime visite pastorali
In occasione della visita pastorale del nostro Arcivescovo il 4 e 5 maggio prossimo, siamo tornati nel ‘500 per indagare sulle prime visite pastorali nella nostra zona ed ecco cosa abbiamo scoperto…
La visita pastorale alle parrocchie della Diocesi trova la sua origine nell’opera di san Carlo Borromeo. Non appena venne nominato Arcivescovo di Milano, nel 1564, fra le sue prime preoccupazioni si manifestò quella di avere notizie su tutte le parrocchie della Diocesi e, in prima persona o servendosi di delegati, cominciò a percorrere il vasto territorio diocesano. Ogni visita era seguita da una relazione dettagliata che riportava lo stato e la situazione delle chiese visitate e le raccomandazioni impartite dall’arcivescovo o dal suo delegato.
Queste relazioni sono a tutt’oggi importanti oltre che dal punto di vista pastorale, anche sotto l’aspetto storico, perchè costituiscono una vera memoria dell’esatta situazione delle varie parrocchie e delle loro strutture, mancando per molte di queste documentazioni attestanti i periodi antecedenti.
La prima visita pastorale a Desio fu opera del delegato padre Leonetto da Clivone il 25 settembre 1567 e la relazione finale non risultò troppo benevola, in quanto il Visitatore lamentò la negligenza di alcuni canonici nelle dovute celebrazioni, l’inadeguatezza di altri verso il loro ministero nonché una decadenza morale della popolazione. Il rapporto del Clivone, redatto in una lingua latina ormai compromessa, denunciava anche il grave stato in cui versava l’oratorio di san Bartolomeo.
Desio mancava allora di documentazione inerente i periodi passati, e lo si deduce dai numerosi “ut dicitur” (come si dice) che infarciscono gli appunti del Clivone.
La prima visita a Desio dell’arcivescovo Carlo Borromeo avvenne nel luglio 1579.
Nella sua relazione chiese il rifacimento dell’altare maggiore della basilica, il rinnovo del fonte battesimale e dei paramenti sacri.Desio non rappresentò una tappa felice per il santo arcivescovo, perchè durante il suo sermone, si dette inizio sulla piazza a musiche e danze e alcuni facinorosi, pare venuti da Milano e sobillati dal governatore spagnolo, irruppero in chiesa invitando i fedeli ad unirsi ai balli! Come se non bastasse, sulla strada del ritorno a Milano, il Borromeo cadde da cavallo, il destriero precipitò sull’esile corpo del Prelato, che tuttavia rimase miracolosamente illeso.
Beppe Monga
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