Categoria: Tra arte e fede

  • Il Diorama Pasquale

    Le immagini che illustrano queste pagine sono tratte da un diorama che da domenica scorsa è stato installato in Basilica.

    Le arti dioramiche, riproducono in scala ridotta, scenografie accurate, realizzate nei minimi dettagli per sembrare il più reali possibili. Il Presepe natalizio è l’esempio di questo tipo di tecnica, più antico e suggestivo, che tutti conosciamo.

    In questo particolare diorama quaresimale, il proposito dell’autrice, è stato quello di andare oltre la tradizione, spingendosi addirittura alla riproduzione precisa di tutto il cammino pasquale (diorama significa guardare attraverso). Il suo intento è quello di far rivivere, con l’uso delle immagini, i diversi racconti evangelici che, normalmente, ascoltiamo nella liturgia della parola. In questo modo, invece, i sacri brani hanno un impatto immediato attraverso l’uso della vista.

    La fede trasmessa quindi, non solo per mezzo dell’udito, ma anche mediante uno “sguardo” rivolto verso una riproduzione fedelissima, delle diverse fasi della passione che, faticosamente, portano alla resurrezione. Ringraziamo di cuore, Cristina Ranghetti, che ha speso il suo tempo per la gioia pasquale di molti.

    Santa Pasqua a tutti

  • Visita guidata alla’Abbazia di Morimondo

    Visita guidata alla’Abbazia di Morimondo

    L’Università del tempo libero e la Comunità Pastorale propongono una

    Visita guidata alla’Abbazia di Morimondo

    Martedì 16 aprile partenza da piazza Conciliazione alle ore 14.15

    Partecipazione con prenotazione presso la segreteria parrocchiale,
    Via Conciliazione 2 – Tel. 0362 621678 Lu/ve. 8.00/12.00 – 14.00/18.00

    Quota di partecipazione € 20,00 comprensiva del servizio autobus e ingresso all’abbazia – Escluso ogni altro servizio

  • San Giovanni di Dio: “Fate del bene, fratelli, a voi stessi”

    San Giovanni di Dio: “Fate del bene, fratelli, a voi stessi”

    “Pentimento e servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all’acqua, più che alle parole.”

    Don Tonino Bello

    Nell’introduzione ad un testo di meditazioni sulla quaresima: “Dalla testa ai piedi”, l’allora vescovo di Molfetta don Tonino, indicava così il percorso che conduce alla Pasqua: “Pentimento e servizio, cenere sulla testa e acqua sui piedi. Tra questi due riti, si snoda la strada della quaresima. Una strada lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala…”.

    Così San Giovanni di Dio ha percorso questa via, il santo di cui la Chiesa universale fa memoria l’8 marzo. Nato nel 1495, a otto anni scompare da casa in Portogallo. Giunge in Spagna nella provincia di Toledo, presso la famiglia di un fattore dove verrà accolto e lavorerà come pastore fino a 27 anni. Ma il suo animo inquieto lo fa arruolare e combattere in due guerre, poi un continuo vagare per l’Europa fino in Africa, fino a che ebbe denaro a disposizione. Ritornato in Europa si stabilisce a Granada, dove a 42 anni apre una libreria religiosa, ma non per caso: ritiene che libri e immagini, siano un sussidio per la fede. Ed è ben naturale che un uomo così diventi poi il santo patrono dei librai.

    Due anni dopo, avendo ascoltato una predica del futuro San Giovanni d’Avila, vende tutto ciò che ha per darlo ai poveri. Viene ritenuto pazzo e rinchiuso in manicomio. In quel luogo scopre i malati più emarginati e prova, sulla propria pelle, il modo in cui spesso venivano “torturati”. Inizia allora, senza saperlo, la Via che percorre fino alla morte. Il suo “mestiere”, dopo averne provati tanti, è quello di occuparsi dei malati. Esce dal manicomio e crea un dormitorio per i poveri, poi un ospedale, dove i malati possono sperimentare un modo nuovo di assistenza, senza torture, ma con dignità e amore. Si occupa anche di famiglie senza padre, disoccupati, prostitute. Non sarà mai prete o frate. Sarà il vescovo di Granada a cambiare il suo nome di nascita in: Giovanni di Dio. Mentre il suo ospedale e quelli che verranno costruiti in seguito, così come i fratelli del suo ordine, verranno riconosciuti con la frase che egli gridava a tutti: «Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi».

    Muore a 55 anni nel 1550 mentre sta pregando in ginocchio e stringe un crocifisso… Viene proclamato patrono degli ospedali, insieme a San Camillo de Lellis, degli infermieri e di quanti operano per la salute degli infermi. Possa il Signore condurre anche a noi, come San Giovanni di Dio, a scoprire il suo volto in quello di chi soffre.

    Fabrizio Zo

  • L’ABBRACCIO DI UNA MADRE

    L’ABBRACCIO DI UNA MADRE

    LA MADONNA COL BAMBINO DEL MANTEGNA

    Abbiamo visitato la Casa-Museo Poldi Pezzoli, in pieno centro di Milano, che nelle sue sale ha mantenuto il fascino di una dimora ottocentesca e che conserva inestimabili opere d’arte

    Una mamma che culla dolcemente il proprio figlio, che lo abbraccia, lo avvolge come da proteggerlo da tutto e da tutti. Con le sue mani lo accarezza, ne cerca il contatto così intimo e profondo che solo una madre può avere con la sua creatura. Siamo di fronte a uno dei capolavori della pittura del Rinascimento, realizzato alla fine del 1400 da Andrea Mantegna e conservata nel bellissimo Museo Poldi Pezzoli.

    Il dipinto emana una profonda carica umana, non si puo’ che rimanerne incantati e quasi percepire i respiri di quella mamma e di quel bimbo, con la testa dell’una appoggiata all’altro, i cuori di entrambi che battono all’unisono.

    Il soggetto, con quel Gesù appena nato, rimanda subito al Natale, alla grotta di Betlemme. Ma c’è di più: il sonno del bimbo evoca il futuro sacrificio del Cristo
    e la bianca veste che ne fascia il busto e le braccia ricorda il velo della Sindone in cui Gesù sarà avvolto prima di essere deposto nel sepolcro.

    Maria sembra meditare tutto ciò nel suo cuore, il suo sguardo tutto interiore, la sua espressione pensosa, il suo stringersi teneramente al figlio con quel gesto di tenergli la testolina con le dita.

    Mantegna qui ci mostra una mamma sorpresa nei suoi pensieri più intimi e profondi: sembra già essere la madre del Golgota, una Pietà sotto la croce, rimandando a un altro straordinario capolavoro del maestro padovano che è il Cristo morto, conservato al museo di Brera.

    Per questo Maria abbraccia, con tutta se stessa, il figlio, avvolgendolo col suo
    manto, come una cappa protettiva.

    E noi, commossi e ammirati da questa scena, non ne siamo estranei, ma ci sentiamo allo stesso modo figli amati: in quell’abbraccio ci sentiamo coccolati e a
    lei e al suo Figlio affidiamo le nostre piccole vite, i dubbi e le fragilità del nostro
    quotidiano. Nel nostro cuore scenderà il balsamo di una profonda pace.

    Vito Bellofatto (tratto da Madonne Ambrosiane di Luca Frigeri

  • Il battesimo di Cristo del Perugino

    Il battesimo di Cristo del Perugino

    Abbiamo visitato la mostra presso palazzo Marino di Milano che ogni anno propone un focus su capolavori d’arte nel periodo natalizio e che mette in risalto il senso e la sacralità del Battesimo, quello di Cristo e quello di ogni credente.

    Pietro Vannucci, meglio conosciuto come il Perugino, è stato uno degli artisti più importanti del Rinascimento. Nato nel 1450 a Città della Pieve, vicino a Perugia, il
    ventenne Pietro va a lavorare a Firenze alla bottega di Andrea Verrocchio, presso la quale in quegli anni si erano formati artisti del calibro di Leonardo da Vinci e Botticelli. La sua prima commissione importante gli arriva dal Papa Sisto IV che lo chiama a Roma per affrescare la sua cappella in S.Pietro e la Cappella Sistina in Vaticano. Da questo momento Perugino diventerà uno degli artisti più richiesti e famosi d’Italia: fra i suoi capolavori ricordiamo lo sposalizio della Vergine, copiato poi dal suo allievo più noto, Raffaello.

    Nel 1502 i frati agostiniani di Perugia gli commissionano un grande polittico e il Perugino ci lavora sino alla sua morte avvenuta nel 1523, esattamente 500 anni fa. Il Battesimo di Cristo è l’opera centrale di questo polittico che aveva in origine diverse tele disposte sui lati e che rappresentavano figure di santi: oggi il polittico non esiste più in quanto venne smembrato in età napoleonica e i dipinti dispersi in diverse parti del mondo: il Battesimo è ora conservato presso la Galleria nazionale dell’Umbria di Perugia.

    L’allestimento scenografico della sala è di grande pathos: siamo invitati a passare attraverso una ideale cascata d’acqua che evoca così la sua sacralità e simbolo della purificazione. Ora possiamo ammirare l’opera e il primo colpo d’occhio è quello di una perfezione stilistica, in cui tutto è misura e dove ogni dettaglio rimanda a una ricerca del bello.

    Al centro del dipinto le due figure principali, Giovanni il Battista riversa l’acqua sul capo di Gesù: dal volto di Cristo emana un senso di serenità e di purezza, la luce sembra irradiarsi dalla sua figura. Tiene il capo chino e le braccia incrociate, a significare la totale umiltà del suo gesto. Il Battista ha uno sguardo penetrante e concentrato che suggerisce forza interiore e consapevolezza della sua missione. Un passo dietro di loro due dolcissime figure angeliche compostamente osservano la scena, e sopra il capo di Gesù e di Giovanni si librano due eleganti angeli a mani giunte posti ai lati della colomba simbolo dello Spirito Santo; in quel cielo azzurro e in quegli sfondi collinari si respira un’aria di sacralità e di mistero.

    I colori sono luminosi e chiari e la luce che si rifrange sulle vesti e sul paesaggio consente di ottenere degli effetti di quello che viene chiamato cangiantismo: possiamo così notare che i colori “cambiano” in base a come vengono colpiti dalla luce e quindi scopriamo tratti più illuminati con colori più chiari e dei punti più in ombra con colori più scuri che danno un effetto molto realistico.

    In quest’opera Perugino ottiene effetti di prospettiva aerea che sono molto simili a quelli che stava sperimentando Leonardo: tra l’occhio con cui noi
    guardiamo l’opera e il paesaggio sullo
    sfondo è come se ci fosse una fascia
    d’aria che va a sfumare i contorni e i
    colori del paesaggio e ci dà un’idea di
    distanza e di profondità dello spazio.
    Ci sentiamo quasi attratti ad entrare
    in questa scena, a riflettere sul nostro
    rapporto umano e trascendente con
    quel Dio che sceglie, all’inizio della sua
    missione, di mettersi in fila con i pecca-
    tori, di mettersi al nostro fianco. Il signi-
    ficato più vero del Battesimo è allora in
    quel cammino di rinascita spirituale che
    tutti siamo chiamati a percorrere.
    Vito Bellofatto

  • Chiese in Brianza

    Chiese in Brianza

    Storie di pietre e sguardi

    In questo lavoro sono descritte 40 chiese del territorio brianzolo, la loro ubicazione e la storia delle pietre più antiche. Non è stato semplice dare riferimenti certi delle loro origini, perché le documentazioni pervenuteci sono scarse. Molte di queste chiese trovano un riferimento comune nel “Liber Notitiae” di Goffredo da Bussero, che sul finire del XIII secolo compilò un censimento delle chiese e cappelle presenti nella diocesi milanese. Per avere maggiori certezze al riguardo, dobbiamo attendere l’arrivo di san Carlo, e dei suoi visitatori apostolici. Le numerose visite fatte a partire dalla metà del Cinquecento a tutte le Parrocchie (comprese le chiese sussidiarie) sono sempre accompagnate da scrupolose relazioni. La storia delle pietre coinvolge anche la storia delle popolazioni di quei secoli. Gente abituata a volgere lo sguardo verso la terra, fonte di guadagni, spesso magri. Ma anche gente di fede, che volle avere edifici sacri vicino ai loro piccoli borghi e cascine, per poter rivolgere lo sguardo verso l’Alto, per ottenere protezione sulle loro famiglie, sui campi e sulle stalle.
    Beppe Monga

    Il nuovo libro di Beppe Monga è disponibile presso: segreteria Parrocchia SS. Pietro e Paolo
    Libreria di via Garibaldi, Desio
    Il ricavo della vendita andrà a favore della Parrocchia

  • La divina bellezza di Maria nell’arte “ambrosiana”

    La divina bellezza di Maria nell’arte “ambrosiana”

    Un itinerario fra arte, fede, storia e tradizioni, accompagnati dal giornalista Luca Frigerio

    (altro…)
  • Lo stupore della bellezza

    Lo stupore della bellezza

    La novena, il Natale! Una magia ricca di mistero per un bambino. Il presepio con tutti i personaggi per ricreare l’ambiente del tempo di Gesù, e con quanta dovizia di particolari: Le pecorelle, i pastori, la portatrice d’acqua, l’arrotino (mi sono sempre chiesto il perché, ma anche questo fa parte del mistero), e i protagonisti principali Maria e Giuseppe. Gesù bambino avrebbe dovuto aspettare il giorno di Natale per vedere la sua presenza. E poi i canti che si eseguivano durante il periodo della novena. “Vieni o Signor
    la terra in pianto geme” faceva da colonna sonora per tutto il periodo, sfociando poi nel giorno di Natale con il gioioso “Osanna al Figlio di David”.

    Era il canto “Tu quando verrai, Signore Gesù,” che preferivo ascoltare e cantare con il gruppo dei piccoli cantori negli anni sessanta. Mi piaceva la linea melodica, la simmetria delle frasi, la sapiente costruzione di tutto il canto. Ma questo non lo sapevo allora, era solo istinto, seguivo certo il testo, ma ormai la musica prevaleva sulle parole che cantavo insieme agli altri bambini che formavano lo storico gruppo dei piccoli cantori oggi diventati grandi cantori.

    Questi canti post conciliari che venivano eseguiti durante le liturgie hanno dato l’input alla mia formazione musicale, ed ecco le grandi opere della musica sacra con i repertori del periodo natalizio che proponiamo nell’ormai tradizionale concerto di Natale nella Basilica di Desio.

    L’inno iniziale riprende la tradizione del corale protestante “vieni Signore in mezzo a noi” per passare ad un confronto tra barocco (H. L. Hassler) , romanticismo (Mendelssohn) e contemporaneo (Lauridzen). Autori di epoche e stili diversi che narrano la venuta del Messia. La parte centrale del programma mette in evidenza la tradizione popolare legata al Natale con melodie conosciute che non possono mancare nel periodo natalizio.

    La musica di Bach e Haendel chiude il programma con brani presi dall’Oratorio di Natale e dal Messiah. Jauchzet frohlocket, Giubilate, esultate! Celebrate questi giorni, glorificate quello che l’Altissimo ha oggi compiuto! È il testo del primo brano dell’Oratorio di Natale” di J.S. Bach.Un’opera di straordinaria
    bellezza che prende spunto dalla venuta del Salvatore a vivere tra noi. La Musica, un linguaggio ineffabile, indescrivibile, unico mezzo per avvicinarsi al mistero della Fede.

    Enrico Balestrieri

  • La raffigurazione di Maria nell’arte

    La raffigurazione di Maria nell’arte

    Madonna col Bambino, inizi del XIV secolo, scultura in legno di pioppo policroma, h cm 125

    L’opera lignea è conservata nella Sezione Medievale della Pinacoteca Civica di Como, dove giunse negli anni Novanta del secolo scorso. Fu recuperata in cattive condizioni di conservazione da un’edicola posta sulla parete di un vecchio stabile, collocato nel borgo esterno alle Mura medievali della città, lungo la strada verso Milano. Non si conosce la collocazione originaria, probabilmente un edificio religioso incappato nelle soppressioni condotte alla fine del XVIII secolo.

    Il restauro, realizzato dopo il ricovero in Museo, consentì il progressivo disvelarsi della statua sotto i numerosi rifacimenti apportati nel tempo. Furono asportate numerose stuccature, 4 ridipinture integrali e perfino 2 trasformazioni formali, realizzate mediante modellati in cartapesta, che ne alteravano le fattezze originarie, ma nello stesso tempo attestavano l’ininterrotto interesse cultuale verso l’opera.

    La Madonna accoglie sulla gamba sinistra il Bambino benedicente. Il capo è velato dal mantello, che ricade dietro le spalle, valorizzando la perfetta presentazione frontale del gruppo della devozionale Sedes Sapientiae. La frontalità è accentuata anche dalla disposizione simmetrica delle braccia. Tuttavia la statua presenta un carattere di cordiale affabilità e vicinanza, grazie alla resa quasi sorridente delle figure. Rispetto ai tradizionali gruppi romanici, manifesta dunque un elemento della cultura gotica, divulgato nella pianura padana, e non solo, a partire dagli esempi della statuaria delle cattedrali d’Oltralpe.
    La fattura lombarda è stata attestata dal rinvenimento di altre opere sorelle, tra cui, la più raffinata fu acquistata sul mercato antiquario lombardo da papa Paolo VI ed è conservata presso i Musei Vaticani. Letizia Casati

  • È di Beato Angelico il “Capolavoro per Milano” del Museo Diocesano

    È di Beato Angelico il “Capolavoro per Milano” del Museo Diocesano

    È di Beato Angelico il “Capolavoro per Milano” del Museo Diocesano

    Dal 28 ottobre è in mostra ai Chiostri di Sant’Eustorgio a Milano l’anta con le Storie dell’infanzia di Cristo
    dell’Armadio degli Argenti, realizzata attorno al 1450 dal frate domenicano pittore. Un’opera splendida e
    ricca di significati simbolici e teologici, che accompagnerà l’Avvento e il Natale della Diocesi ambrosiana,
    fino al 28 gennaio 2024.

    Il Museo Diocesano «Carlo Maria Martini» ha già pensato al “regalo natalizio” per tutti noi, un’opera di straordinaria bellezza: lo scomparto dell’Armadio degli Argenti con le storie dell’Infanzia di Gesù, sublime creazione della maturità del Beato Angelico.

    Fu Piero di Cosimo de’ Medici a commissionare questo importante lavoro al Beato Angelico nel 1448. Il
    maestro, insieme ai suoi allievi, realizzò un’opera di raffinatissima fattura, illustrando gli episodi evangelici, ma «concentrati» sui due sportelli dello stipo, con gusto decisamente miniaturistico.
    Al Museo Diocesano di Milano, si potrà ammirare proprio la prima serie di questi deliziosi riquadri che
    ripercorrono il mistero dell’Incarnazione, a partire dalle profezie messianiche per poi presentare l’Annunciazione, la Natività di Betlemme, la Circoncisione, l’Adorazione dei Magi, la Presentazione al
    Tempio, la Fuga in Egitto, la Strage degli Innocenti, fino al dodicenne Gesù tra i dottori. Ogni scena è ac-
    compagnata da due cartigli: con il testo dei Vangeli, e con il riferimento profetico dell’Antico Testamento.
    Anche per questo è evidente che le tavole che compongono l’Armadio degli Argenti non sono solo «belle» e «preziose», ma costituiscono un itinerario iconografico di grande profondità, che ripercorre la storia della Salvezza secondo la proposta di meditazione di due santi confratelli del Beato Angelico: Tommaso d’Aquino e Caterina da Siena. La grazia e la raffinatezza di questi dipinti rivela la maestria del Beato Angelico, il frate pittore, autentico «traghettatore» dall’eleganza del Tardogotico alla rivoluzione del Rinascimento.

    Una meditazione per immagini, delicate e toccanti, che accompagnerà il tempo d’Avvento e di Natale, fino al prossimo 28 gennaio (tutte le informazioni su www.chiostrisanteustorgio.it).
    Luca Frigerio