Tag: Quaresima

  • L’altro, parte di te

    Venerdì 22 marzo si è svolto l’ultimo incontro del percorso quaresimale L’altro è un bene? con la testimonianza di una coppia di sposi, Serena e Maurizio, che hanno raccontato la loro esperienza matrimoniale.

    Chi sono Serena e Maurizio?

    Serena è un’ostetrica originaria della città di Desio mentre Maurizio è diacono a S. Biagio a Monza. Sono sposati da 17 anni e hanno quattro figli. Serena ci racconta che il loro matrimonio continua perché hanno intuito e credono che vivere insieme permette a loro di vivere una vita migliore. Uscire da sé stessi e andare incontro all’altro pone le basi di una relazione che può far crescere una persona.

    Chi sono gli altri?

    Ma gli sposi sono solamente una tessera del puzzle delle relazioni che ci aiutano a crescere. La primissima relazione è rappresentata dalla famiglia in cui si cresce, che nel caso di Serena e Maurizio ha donato la fede. Il matrimonio ha poi donato la relazione con i figli, dove si diventa consapevoli delle necessità degli altri e del tempo che non è più tuo. Ci sono gli amici, che spesso salvano le nostre vite, perché sono confidenti delle nostre fatiche. Da ultimo la Chiesa, che ci dona il battesimo, e dona tanto con gli educatori alle persone e ai ragazzi.

    Alessio Malberti

  • L’altro è un bene?

    L’altro è un bene?

    Nelle settimane di questa Quaresima sono in corso una serie di incontri e testimonianze per la formazione degli adulti dal titolo “L’altro è un bene?”. Due dei quattro incontri sono già avvenuti, il 23 febbraio e il 1° marzo, per chi se li fosse persi riportiamo qui di seguito i riassunti degli appuntamenti. Invitiamo invece chi non avesse ancora avuto modo di partecipare agli incontri del 15 e 22 marzo, prezzo la sala congressi Banco Desio

    “La responsabilità del bene:la sfida del perdono”

    Venerdì 23 febbraio abbiamo conosciuto Irene Sisi, mamma di Matteo Gorelli e Claudia Fraccardi vedova dell’Appuntato Antonio Santarelli, che ci hanno raccontato di come il destino le abbia fatte incontrare. I fatti risalgono alla notte fra il 24 e il 25 aprile 2011, quando quattro ragazzi, vicino a Grosseto, furono fermati per un controllo da una pattuglia di carabinieri.

    La reazione di uno dei giovani, Matteo Gorelli, unico maggiorenne del gruppo, fu feroce: l’appuntato Antonio Santarelli, capopattuglia, entrò in coma per le lesioni riportate e morì tredici mesi dopo senza mai riprendersi; il carabiniere scelto Domenico Marino, invece, perse un occhio.

    Era lunedì dell’Angelo, quando il capitano dei carabinieri e un collega del marito di Claudia si presentarono alla porta di casa per spiegarle quello che era successo e cosi è iniziata per lei una seconda vita. Ha sperato in un miracolo, ma suo marito non si riprese mai dal coma.

    Un giorno nella vita di Claudia arrivò il grande cambiamento: una lettera recapitata da un sacerdote che lei conosceva e che era il cappellano del carcere dove fu rinchiuso il ragazzo che aveva ucciso suo marito. Quella lettera era stata scritta dalla mamma di Matteo, Irene Sisi. E avrebbe gettato le basi della loro amicizia. Di lì a due mesi, infatti, Claudia e Irene, due donne distrutte dal dolore, si incontrarono. Quel giorno si abbracciarono, si raccontarono le loro emozioni, Irene ascoltava soffrendo per il dolore procurato da suo figlio, ma abbracciandosi, Claudia non la stava giudicando. Il vero desiderio era che venisse a vedere in quali condizioni era il marito.

    Irene accettò e così, qualche mese dopo il loro primo incontro, andò nel centro risvegli di Montecatone, vicino a Imola, dove Antonio era ricoverato.

    Ciò che accadde quel giorno resterà nella memoria di entrambe per tutta la vita: «Lasciai Irene sola con mio marito, anche se lui era in coma e non poteva capire nulla di quello che lei gli diceva.

    Ma sono certa che la sua anima era presente, Irene parlò a quell’anima, le chiese perdono per quello che aveva fatto suo figlio. Da quel momento cambiò tutto: lei poteva raccontare al suo Matteo ciò che aveva visto. Un conto è leggere un nome scritto su un giornale, un conto è trovarsi davanti alla persona orrendamente ferita». Da quella volta, Irene e Claudia cominciarono a sentirsi costantemente. Quando arrivò la fine del processo di primo grado, ci fu un’altra svolta: «Quel giorno la giustizia, infliggendo a Matteo l’ergastolo, ha tolto un’altra volta la vita al mio Antonio. Provai un grande dolore. A distanza di un mese e mezzo volli andare a trovarlo nella comunità
    dove si trovava. Ci abbracciammo forte, potevo sentire fisicamente la sua disperazione, che fino a quel momento avevo colto solo nel suo sguardo in tribunale. In quell’abbraccio sentii il suo cuore battere così forte che sembrava dovesse uscire dal suo corpo. Le sue lacrime mi bagnarono, mi rivelò che era stato tutta la notte sveglio per l’emozione e il timore di incontrarmi».

    Irene e Claudia sono riuscite a farci comprendere come dall’orrore di una vita tolta con la violenza possa nascere la luce di un rapporto profondo, una riconciliazione, un percorso riabilitativo sincero e concreto. E tutto questo ci è arrivato fortissimo. Si è respirata la sintonia nata proprio da questo volersi bene tra sorelle, scaturita dall’ascolto, dall’abbraccio silenzioso, dal non giudizio e dal rispetto dei tempi di riconciliazione anche dei propri cari. Matteo, in carcere a Bollate si è laureato in pedagogia, ha un permesso per lavorare
    come educatore all’interno della comunità Kayros di don Burgio a Milano. E’ stata una bellissima testimonianza.

    Germana Cattazzo

    Segni di bene nel buio della violenza

    Il secondo incontro del ciclo “L’altro è un bene?”, avvenuto il primo marzo, ha avuto come tema centrale il conflitto che sta avvenendo in Terrasanta. Il primo relatore, Andrea Avveduto, giornalista, ha descritto il conflitto della Terrasanta. Il secondo padre Marwan Di’des, frate francescano della Custodia di Terra Santa, ha invece raccontato della sua esperienza personale e del suo ordine.

    La genesi dell’ultimo conflitto in Terrasanta

    Sabato 7 ottobre 2023, l’organizzazione terroristica di Hammas attacca Israele dalla Striscia di Gaza aggiungendo una nuova pagina al conflitto che da oltre 75 anni, a tempi alterni, vede martoriato il territorio della Terrasanta per il confronto tra Israeliani e Palestinesi. Questo evento ha scatenato la risposta militare Israeliana e tutt’ora il conflitto è in corso senza uno spiraglio di pace.

    Chi sono i due contendenti?

    Da un lato dello schieramento, La Striscia di Gaza, un piccolo territorio, di circa 360 chilometri quadrati, controllato dai palestinesi. Il territorio è circondato da un muro che lo divide dagli stati confinanti ed è in atto un blocco navale sul confine marittimo. La popolazione è prevalentemente giovane, costretta ad affrontare una vita senza prospettive se non dopo aver distrutto il rivale di sempre: lo stato israeliano.

    Sull’altro fronte troviamo Israele, uno stato in forte crisi politica, da una parte i sostenitori del premier Netanyahu, visto come il leader che li possa guidare nel conflitto contro i palestinesi, dall’altra la sua opposizione che non vuole andare verso un regime autocratico.

    Chi sono i custodi della Terrasanta?

    I Custodi della Terrasanta sono un gruppo di frati francescani che dal 1217 ad oggi hanno dedicato i loro sforzi nell’attività pastorale e con opere di carattere sociale, come scuole, collegi, case per studenti, sezioni artigianali, circoli parrocchiali, case di riposo per anziani, doposcuola, laboratori femminili, colonie estive e ambulatori, nei territori Israeliani e negli stati vicini (Giordania, Siria, Libano, Cipro e Rodi).

    La storia di padre Marwan Di’des

    Durante la seconda Intifada, il 16 gennaio 2002, padre Marwan, ordinato da pochi mesi, perde in una sparatoria il fratello. E’ lui stesso a dover avvisare la madre e la sorella della scorparsa. Qualche tempo dopo, racconta padre Marwan, un’amica della madre è in visita a casa loro. Alla televisione vengono mostrate delle immagini di ebrei uccisi, la donna sembra essere felice dell’accaduto, dei loro rivali sono morti. La madre di Marwan invece non è per niente concorde, perché dietro ogni morte, c’è una madre, un fratello, una sorella,… che piangono il loro caro morto: alcune emozioni ci accomunano tutti, anche se di popoli o culture differenti.

    Un luogo, tante culture

    La Terrasanta è infatti un luogo in cui moltissime culture, etnie, religioni e popolazioni convivono. La convivenza di così tante persone differenti è molto complicata e soprattutto la mancanza di una cultura e un’identità politica unica fanno vanificare i tentativi di creare un unico stato. Le basse possibilità di futuro per alcuni gruppi, come ad esempio i palestinesi della Striscia di Gaza, aumentano ancora di più le difficoltà a creare un’unica popolazione.

    Padre Marwan ci spiega che, affinché l’incrocio fra più culture sia vissuto in maniera pacifica, devono essere presenti due ingredienti: l’amore e il perdono.

    Può esistere allora la pace in Terrasanta?

    Esistono già forme di pace, piccoli spiragli avvengono tutti i giorni, quando si riesce a mettere da parte sé stessi e andare incontro all’altro e non voler smettere di combattere solo se le proprie condizioni sono soddisfatte. Si riesce a fare la pace quando si riesce a donare il perdono, come hanno fatto per 800 anni i frati della Custodia, che dopo ogni martire, hanno saputo perdornare e continuare nel loro servizio per rendere la Terrasanta un posto migliore.

  • L’amore  libera

    L’amore libera

    Terza settimana di quaresima
    Domenica di Abramo: la Verità vi farà liberi

    1. «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io sono». Gesù conosce il Padre perché è con lui fin dal principio e da lui è stato inviato agli uomini. Qual è il Dio nel quale crediamo?
      Spesso si pensa che essere cristiani coincida con un generico credere in Dio; in realtà io credo che Dio è il Padre di Gesù. So il suo nome, e, tuttavia, parlare di Dio e parlare con Dio non è facile; infatti la mentalità nella quale siamo immersi e che può coinvolgere anche i cristiani è profondamente indifferente riguardo alla verità di Dio. Il giusto e doveroso rispetto verso ogni religione viene inteso da molti come l’impossibilità di parlare della verità di Dio; si dice: «Un Dio ci deve pur essere, ma io non so né chi è, né come si chiama». Proprio perché il dialogo tra tutte le religioni oggi è di estrema importanza, è necessario capire che la condizione essenziale per un dialogo vero è la forza della propria identità.
    2. «A me, invece, voi non credete, perché dico la verità». Oggi il problema della verità si pone in modo diverso dai tempi di Gesù. In particolare le verità della fede non vengono confutate nei loro contenuti, ma viene respinta la serietà stessa dell’atto del credere. Credere è un vero conoscere e non è identificabile con un generico sentimento religioso. Il cristiano non può credere “a occhi chiusi”, ma deve conoscere e saper esprimere, con semplicità e chiarezza, quello in cui crede: è un impegno bellissimo e fonte di grande gioia; perciò tra i compiti della fede c’è anche quello di conoscere la verità che la rivelazione comunica.
    3. «Se rimanete nella mia parola siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Nell’itinerario battesimale verso la Pasqua scopriamo che Gesù è la via, la verità e la vita; egli porta l’uomo fuori dalla palude della menzogna.
      Essere nella verità è la condizione per essere autenticamente liberi; la menzogna, l’ipocrisia, le mezze verità fanno vivere l’uomo nell’ombra triste della schiavitù. La ricerca della verità è parte della vocazione cristiana. Ci vuole, pertanto, molta umiltà perché la verità, che è Gesù, non è esclusivo possesso di nessuno, neppure della Chiesa: noi sappiamo che Dio si manifesta a tutti coloro che lo cercano con cuore sincero.

  • Appuntamenti per la Quaresima 2024

    Appuntamenti per la Quaresima 2024

    Appuntamenti per la Quaresima 2024
    “E camminava con loro”

    Via Crucis

    Ogni venerdì, nelle parrocchie con i rispettivi orari

    Meditazione

    meditazione sulla Parola del giorno con il libretto: “Abbiamo conosciuto l’amore”

    Adorazione eucaristica silenziosa

    Ogni SABATO POMERIGGIO, in ogni parrocchia dalle 16,30

    ➜ Alle 20.32 l’Arcivescovo entra nelle case ambrosiane con il «Credo»
    Ogni sera dal 18 febbraio al 27 marzo su Telenova, i media e i social diocesani, monsignor Delpini offrirà una breve riflessione su brani di una delle preghiere più antiche, nella formulazione del «Simbolo degli apostoli».

  • Via Crucis guidata dall’Arcivescovo

    Via Crucis guidata dall’Arcivescovo

    Via Crucis guidata dall’Arcivescovo

    Zona Pastorale V – Monza

    Meda – 8 Marzo 2024

    Informazioni utili

    Partenza:

    Piazza Vittorio Veneto (presso il Santuario del S. Crocifisso)

    L’inizio della Via Crucis sarà alle 20.45

    Arrivo:

    Piazza della Chiesa (Chiesa di S. Maria Nascente)

    Sul lato sinistro della chiesa è presente una rampa di accesso per i disabili

    • Parcheggi: Insieme alla Polizia Locale abbiamo identificato le seguenti aree di parcheggio:
    • AUTOMOBILI: Piazza del Lavoratore (ingresso Oratorio S. Crocifisso), Via General Cantore, Via Pace (parcheggio Auxologico di Meda)
    • Le strade del percorso della Via Crucis verranno chiuse al traffico a partire dalle 19.00. Consigliamo di parcheggiare nei luoghi indicati e comunque nella zona intorno ai parcheggi, evitando di passare con i mezzi la ferrovia.
    • Nelle zone adiacenti ai parcheggi saranno presenti dei volontari che segnaleranno la presenza degli stessi ed indicheranno la strada da percorrere per arrivare alla partenza della Via Crucis.
    • Il percorso intero della Via Crucis misura circa 1,5 km.
    • A questo link trovate la mappa delle stazioni della via crucis, il percorso e il posizionamento dei parcheggi: https://www.google.com/maps/d/u/0/viewer?mid=1dhIJ1xGvnI1gSvL-9VMLlRsYy4C_44I&ll=45.663153784027266%2C9.16082347654341&z=1
  • Quaresima di fraternità 2024

    Quaresima di fraternità 2024

    QUARESIMA DI FRATERNITÀ 2024

    AIUTA I FRANCESCANI E I CRISTIANI IN TERRA SANTA

    “Cari amici e sostenitori, nella situazione di conflitto che la Terra Santa sta vivendo è urgente che noi francescani stiamo vicini alle comunità cristiane
    che vivono in questa terra. La mancanza di pellegrini, attività economiche
    chiuse, difficoltà di spostamenti per lavorare, rendono difficile la vita quotidiana e la possibilità di avere una vita dignitosa. Continuate a sostenerci affinché possiamo continuare a dare un futuro alla piccola presenza
    cristiana in Terra Santa“.

    Fr. Francesco Patton, ofm Custode di Terra Santa

    I fondi raccolti serviranno a:

    • ristrutturare ed equipaggiare la clinica di Caritas Jerusalem a Gaza City;
    • fornire attrezzature mediche alla clinica di Caritas Jerusalem a Taybeh, in Cisgiordania;
    • garantire assistenza sanitaria a chi ne ha bisogno nelle aree interessate dal conflitto;
    • fornire aiuti nel campo della salute mentale alle persone traumatizzate dalla guerra (in particolare donne bambini);
    • fornire aiuti economici alle famiglie vulnerabili;
    • collaborare con la rete internazionale nei progetti di ricostruzione (nella Striscia) una volta raggiunto il cessate il fuoco.
  • Prima settimana di quaresima

    Prima settimana di quaresima

    L’amore conosce il deserto

    GESÙ E LE TENTAZIONI NEL DESERTO.

    Più che di “tentazioni” possiamo dire che in questo brano Gesù viene messo alla prova. Il fine non è di vedere se il diavolo riuscirà a farlo cadere nel peccato, o altra fragilità, ma di presentare Gesù come Figlio di Dio, come colui che “è stato lui stesso provato in ogni cosa, come noi, escluso il peccato”.

    Gesù non ascolta la tentazione, anche se lo spirito del male gliela presenta avvolta dalla Parola di Dio. Gesù desidera affrontare la sua missione in obbedienza al Padre, agendo in tutto e per tutto come un semplice uomo. Il suo potere di Figlio di Dio, che appare chiaramente nei miracoli che egli opera, questo suo potere non sarà mai usato per costringere gli altri, né per difendere sé stesso. I suoi miracoli saranno sempre gesti di amore, mai di potere.

    Gesù si è affidato totalmente alla parola del Padre, sia quella scritta nella Bibbia, sia quella che lo Spirito gli ispira nel cuore cammin facendo. In questo ci offre uno stile di vita che ogni cristiano è chiamato a vivere nel suo quotidiano. Mai usare stili di potere o di dominio sui fratelli e le sorelle. Per vincere la tentazione, e dare a Dio nella nostra vita il primo posto, è necessario un cammino in salita, un impegno umano, che la tradizione chiama: ascesi.

    Le perle preziose della vita costano sacrificio e anche la fede non cresce senza impegno: silenzio interiore, ascolto della Parola, preghiera incessante. Satana si insinua nella nostra vita e nei nostri pensieri, fa di tutto per allontanarci da Dio e dalla via della santità