Digressioni

  • Articolo senza titolo 1883338

    Il gruppo di coppie che ha appena concluso il percorso di preparazione al matrimonio cristiano ha devoluto un’offerta di 350€ a favore dei progetti di solidarietà proposti dalla Caritas cittadina.

  • Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

    Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

    La famiglia è la cellula viva della Chiesa e della società civile, il luogo di trasmissione ed educazione alla fede.

    Oggi la famiglia non sta vivendo un momento facile perchè parecchie forze disgregatrici la minacciano: l’instabilità affettiva nella coppia, il difficile il rapporto genitori-figli, le preoccupazioni economiche e la difficoltà ad avere un lavoro sicuro. È un valore, quindi, da promuovere e da difendere in tutti i modi, con il contributo di ciascuno di noi.

    Perchè Dio ha voluto la famiglia come istituzione naturale per ogni bambino e anche per suo Figlio? A quali condizioni le nostre famiglie assomigliano a quella di Gesù?

    Dio ha voluto la famiglia perché la prima esperienza di un bambino fosse l’esperienza di un amore gratuito, totale, disinteressato, capace di perdonare.

    L’ha voluto perchè, come sempre, ha chiesto la collaborazione umana, anche nel compito più grande e più bello: trasmettere la vita.

    Quando la nostra famiglia assomiglia a quella di Nazareth?

    La vita familiare è più o meno cristiana a secondo se la vita di coppia, lo stile dei rapporti genitori-figli, l’atmosfera risentirà o meno di questo Amore.
    Preghiamo insieme oggi per le nostre famiglie, chiedendo l’intercessione della Santa Famiglia di Nazareth.

    Chiediamo di riscoprire la bellezza del Sacramento del Matrimonio, garanzia della presenza del Signore, perché l’amore tra i coniugi sia immagine vivente del suo amore per la Chiesa.

    don Alberto

  • Cappella della Madonna dei boschi

    La “Cappella dei Boschi” (1630) è legata, purtroppo, a uno dei tanti periodi tristi della nostra città. Nei secoli medioevali siccità, pestilenze e a volte carestie, venivano accettate come un castigo divino. Preghiere, processioni, implorazioni di pietà era tutto ciò a cui le nostre genti s’aggrappavano: la clemenza Divina. Solo dopo il XV sec., con l’aprirsi a nuove conoscenze in campo scientifico, si iniziò a non accettare passivamente tali principi. Si cominciò a capire che non era la volontà Divina, ma il contagio da una persona all’altra la principale causa del dilagare di pestilenze. Si abbandonò così ogni pietà e chi veniva considerato appestato, veniva allontanato dal borgo. Si formò allora una specie di lazzaretto in aperta campagna, nelle vicinanze del “foppone Valera”. Qui lasciarono i loro miseri resti centinaia di desiani e in ricordo di ciò venne edificata questa Cappelletta. Ancora sino al secolo scorso vi si tenevano funzioni religiose. La struttura esterna ed i dipinti interni furono ripristinati a metà dell’Ottocento.

    Molte persone in questi giorni mi chiedono se si potranno ancora celebrare le Sante Messe nelle Cappellette Madonna dei Boschi e Santa Liberata (XVIII secolo-1920).

    La mia risposta è che non è ancora possibile, poiché mancano le garanzie per la sanificazione e il distanziamento come nelle chiese parrocchiali.

    Nel 1963 queste due cappellette sono entrate a far parte del territorio della neonata Parrocchia S. Pio X. Ma in realtà sono di tutta la Città di Desio.

    Quando sono diventato Vicario di San Pio molte persone mi hanno raccomandato di conservare la tradizione e valorizzare la preghiera in questi due luoghi cari alla pietà popolare dei Desiani.

    Sono sempre meravigliato per i molti fedeli che passano per una preghiera e per accendere una candela lasciando anche un’offerta. Le persone non vanno più in chiesa ma qui trovano una consolazione e non mancano di affidare i sofferenti nell’anima e nel corpo recitando una Ave Maria.

    Speriamo di riuscire presto a celebrare le sante Messe alla Madonna dei boschi ogni sabato alle ore 17.30 (mesi di maggio, giugno, luglio, agosto) e nei mercoledì di maggio a Santa Liberata.

    Ma ora ci si può recare singolarmente per una “gita fuori porta” e per recitare le due preghiere che molti conoscono.

    Alla Madonna dei boschi si recita la preghiera di San Bernardo:

    Ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito che alcuno sia ricorso alla tua protezione, abbia implorato il tuo aiuto, abbia chiesto il tuo soccorso, e sia stato abbandonato.
    Animato da tale fiducia, a te ricorro, o Madre Vergine delle vergini; a te vengo, dinanzi a te mi prostro, peccatore pentito.
    Non volere, o Madre del Verbo,
    disprezzare le mie preghiere, ma
    ascoltami benevola ed esaudiscimi. AMEN
    Alla Madonna di Santa Liberata si recita questa preghiera:
    Ave, piena di Grazia, preservata
    dall’Eterno Immacolata.
    Dal peccato originale Liberata.
    Ave, benedetta che hai creduto,
    Ave Madre del Signore, per la Passione del Figlio Addolorata, dal Figlio risorto
    Consolata: da ogni amarezza Liberata.
    Ave, Assunta come il Figlio: dal sepolcro Liberata.
    Ave, Madre della Chiesa: libera tutti da pene e dolori e prega per noi peccatori.
    Ave, Santa che aiuti: dalla carità fredda salvaci, dalla disperazione preservaci, dalla fede spenta liberaci. AMEN

    Don Paolo Ferrario

  • Donare a tutti  la Carità e il Vangelo

    Donare a tutti la Carità e il Vangelo

    Questa la missione delle due realtà religiose presenti da molti anni
    nel nostra città: le Ancelle della Carità e i Missionari Saveriani.
    Suor Lucia e Padre Emmanuel ci raccontano la storia della loro presenza tra noi partecipando attivamente alla vita della nostra Comunità.

    Ancelle della Carità

    La Congregazione delle suore Ancelle della Carità nasce a Brescia nel 1840, fondata da Paola Di Rosa che, divenuta religiosa con il primo gruppo di compagne, prende il nome di suor Maria Crocifissa fino all’anno della sua morte nel 1855 e risponde con le sue Figlie all’appello di Cristo ovunque l’uomo le chiami: ospedali, assistenza parrocchiale e catechistica, assistenza educativa, assistenza morale.

    L’Istituto Paola Di Rosa, in Desio è al servizio dell’educazione dei giovani dal 1896. La scuola si configura come comunità educante in cui genitori, docenti, educatori e suore accompagnano l’alunno dall’inizio del percorso scolastico fino al suo inserimento nel mondo del lavoro.
    Via S. Pietro 16 – 20832 Desio (MB) +39-0362-621649 info@paoladirosa.itwww.paoladirosa.it

    La presenza delle Ancelle della Carità a Desio è una storia lunga di ben 125 anni. Dalla cronistoria del Collegio “Paola di Rosa” apprendiamo che le Ancelle della Carità furono chiamate all’Ospedale di Desio nel 1836. Poco dopo, accanto a quella assistenziale ebbe inizio anche l’opera educativa. La signora Luigia Brughera diede alle suore ospedaliere la gestione del Collegio femminile sito in Piazza Castello. Fedeli ad un carisma ricevuto per essere a sua volta donato, la nostra presenza si concretizza in una complessa opera educativa.

    Il Collegio “Paola di Rosa” è sede di una scuola Cattolica in cui vengono promossi i valori della cultura, della solidarietà, della legalità, della giustizia e della pace che sono alla base di ogni convivenza e trovano la loro origine nella dignità di figli di Dio propria di ogni uomo.

    L’intera comunità delle Ancelle dedica intelligenza e cuore nell’ambito educativo con stile di accoglienza e di servizio, tessendo così buoni rapporti interpersonali in una concreta collaborazione con tutta la cittadinanza desiana.

    Inserite nel contesto sociale a pieno titolo, facciamo nostre le gioie e i dolori, i problemi delle persone e viviamo in solidarietà con tutti un impegno quotidiano per compenetrare il tessuto sociale di principi cristiani e di valori civili.

    Nello Spirito del nostro carisma di carità siamo disponibili ad un cammino di condivisione con i sacerdoti e la Comunità parrocchiale in cui siamo inserite e a cui apparteniamo. Curiamo l’iniziazione cristiana, la Catechesi e l’accompagnamento nel cammino di crescita dei ragazzi e degli adolescenti in un concreto dialogo con le famiglie, i catechisti e gli animatori. Condividiamo con i giovani un percorso di riflessione e di ricerca delle verità.
    Partecipiamo ai vari “Consigli pastorali parrocchiali” e come ministri straordinari dell’Eucarestia. Viviamo accanto alle persone anziane, ammalate e ai loro familiari ricordando sempre che “l’Ancella è venduta alla Carità” e che è a disposizione completa di questa virtù.

    Se ci chiedete quali progetti abbiamo qui a Desio, vi rispondiamo che il futuro è nelle mani di Dio, il presente è un dono, un talento da far fruttare al meglio. Il passato è riconoscenza alle tante sorelle che in Desio hanno dato il meglio di sé donando gioventù, forze e vita. Non vorremmo che si interrompesse questa catena di amore, custodi di una tradizione e di una consegna ricevuta ricordando che “a nessuna opera di carità l’Ancella si reputerà straniera”, essendo consacrata a tutti con il solo nome Ancelle della Carità.

    Vorremmo che il Signore facesse prosperare per la Sua infinita bontà il nostro servizio, pur nella precarietà del numero, delle forze e dell’età.

    Missionari saveriani e desiani: una storia piena di gratitudine

    Quella di Desio è una storia d’amore tra i missionari saveriani ed i cittadini desiani che inizia a scriversi subito dopo la seconda guerra mondiale. I missionari saveriani hanno grande stima di papa Pio XI, considerato grande papa missionario moderno. In 74 anni a Desio tante storie si sono incrociate. Accogliendo i missionari, avete accolto nel vostro cuore il mondo intero. Pregando per i missionari, avete pregato per l’umanità intera. Accompagnando i missionari, avete aperto il vostro cuore a tante persone. Aiutando i missionari avete aiutato il popolo cui siamo inviati in 21 nazioni, sparsi in 4 continenti. L’unico progetto che possiamo, insieme, avere per il futuro, è quello dell’Amore che va oltre le frontiere geografiche, linguistiche, culturali, morali, religiose, ecc. Il grande sogno rimane, perciò, “fare del mondo una sola famiglia”.
    I saveriani arrivano a Desio il 15 febbraio 1947 e il giorno dopo, mons. Giovanni Bandera annuncia alla popolazione che i Missionari di Parma aprono a Desio. La gente è contenta e ha parole di simpatia. I missionari prestano servizio in Parrocchia confessando tutti i giorni, si impegnano nelle celebrazioni eucaristiche, nella formazione delle comunità cristiane. Quello che caratterizza i missionari, fin dall’inizio, è una ventata di internazionalità, di universalità della Chiesa: dal film (“Alveare”) ai presepi internazionali, dalle mostre ai teatri.
    L’11 maggio 1977 i Missionari si spostano dalla villa Tittoni all’attuale sede. Nella nuova casa vengono formati i giovani che desiderano consacrare la loro vita per l’annuncio del Vangelo. E quando i missionari saveriani compiono 50 anni a Desio, il Cardinale Martini, arcivescovo di Milano, scrive: “Gli Istituti Missionari, infatti, sono espressione e strumento della missionarietà della Chiesa universale […] Voi Missionari di Desio, vi siete dedicati da tanto tempo e con passione per la formazione alla sensibilità missionaria e nell’animazione della comunità […] e vi auguro quindi di proseguire nella strada intrapresa affinché tutte le nostre parrocchie crescano e assimilino quello stile missionario che caratterizza le autentiche comunità cristiane”.
    Oggi cosa fanno i missionari saveriani? Prima di parlare del fare, mi sembra opportuno spendere due parole sull’essere missionari. Dio ha posto, gratuitamente, il suo sguardo sul missionario, il quale si sente amato, benedetto, scelto e chiamato. Rispondendo sì alla chiamata del Signore il missionario avrà come compito principale/primordiale la preghiera da cui scaturirà, di conseguenza, lo zelo per condividere con fratelli e sorelle quanto lui stesso si sente amato e desidera che ogni persona faccia la medesima esperienza. Tutto il resto viene in conseguenza della Comunione con Dio e, quindi, con ogni persona soltanto perché è immagine e somiglianza di Dio. Il missionario annuncia quindi il frutto della sua esperienza quotidiana: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt28,20). Anche se vengono meno le forze fisiche ed economiche, la salute, i progetti, l’unica cosa che rimane è l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo inteso come uno straniero/sconosciuto, un carcerato, un malato…
    Negli ultimi anni ci dedichiamo all’accompagnamento dei gruppi missionari in alcuni decanati della V zona pastorale, nei ministeri vari (celebrazioni eucaristiche e confessioni) a Desio e nei paesi limitrofi, in alcune attività diocesane, nella formazione alla mondialità nelle scuole, nel dialogo interreligioso e interculturale perché gli itinerari che oggi la Chiesa ci propone sono il cammino del dialogo, dello scambio culturale, della promozione delle comunità cristiane di base, del servizio qualificato, all’interno del nostro carisma, alla Chiesa.

    Missionari saveriani e desiani: una storia piena di gratitudine

    Quella di Desio è una storia d’amore tra i missionari saveriani ed i cittadini desiani che inizia a scriversi subito dopo la seconda guerra mondiale. I missionari saveriani hanno grande stima di papa Pio XI, considerato grande papa missionario moderno. In 74 anni a Desio tante storie si sono incrociate. Accogliendo i missionari, avete accolto nel vostro cuore il mondo intero. Pregando per i missionari, avete pregato per l’umanità intera. Accompagnando i missionari, avete aperto il vostro cuore a tante persone. Aiutando i missionari avete aiutato il popolo cui siamo inviati in 21 nazioni, sparsi in 4 continenti. L’unico progetto che possiamo, insieme, avere per il futuro, è quello dell’Amore che va oltre le frontiere geografiche, linguistiche, culturali, morali, religiose, ecc. Il grande sogno rimane, perciò, “fare del mondo una sola famiglia”.

    I saveriani arrivano a Desio il 15 febbraio 1947 e il giorno dopo, mons. Giovanni Bandera annuncia alla popolazione che i Missionari di Parma aprono a Desio. La gente è contenta e ha parole di simpatia. I missionari prestano servizio in Parrocchia confessando tutti i giorni, si impegnano nelle celebrazioni eucaristiche, nella formazione delle comunità cristiane. Quello che caratterizza i missionari, fin dall’inizio, è una ventata di internazionalità, di universalità della Chiesa: dal film (“Alveare”) ai presepi internazionali, dalle mostre ai teatri.

    L’11 maggio 1977 i Missionari si spostano dalla villa Tittoni all’attuale sede. Nella nuova casa vengono formati i giovani che desiderano consacrare la loro vita per l’annuncio del Vangelo. E quando i missionari saveriani compiono 50 anni a Desio, il Cardinale Martini, arcivescovo di Milano, scrive: “Gli Istituti Missionari, infatti, sono espressione e strumento della missionarietà della Chiesa universale […] Voi Missionari di Desio, vi siete dedicati da tanto tempo e con passione per la formazione alla sensibilità missionaria e nell’animazione della comunità […] e vi auguro quindi di proseguire nella strada intrapresa affinché tutte le nostre parrocchie crescano e assimilino quello stile missionario che caratterizza le autentiche comunità cristiane”.
    Oggi cosa fanno i missionari saveriani? Prima di parlare del fare, mi sembra opportuno spendere due parole sull’essere missionari. Dio ha posto, gratuitamente, il suo sguardo sul missionario, il quale si sente amato, benedetto, scelto e chiamato. Rispondendo sì alla chiamata del Signore il missionario avrà come compito principale/primordiale la preghiera da cui scaturirà, di conseguenza, lo zelo per condividere con fratelli e sorelle quanto lui stesso si sente amato e desidera che ogni persona faccia la medesima esperienza. Tutto il resto viene in conseguenza della Comunione con Dio e, quindi, con ogni persona soltanto perché è immagine e somiglianza di Dio. Il missionario annuncia quindi il frutto della sua esperienza quotidiana: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt28,20). Anche se vengono meno le forze fisiche ed economiche, la salute, i progetti, l’unica cosa che rimane è l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo inteso come uno straniero/sconosciuto, un carcerato, un malato…
    Negli ultimi anni ci dedichiamo all’accompagnamento dei gruppi missionari in alcuni decanati della V zona pastorale, nei ministeri vari (celebrazioni eucaristiche e confessioni) a Desio e nei paesi limitrofi, in alcune attività diocesane, nella formazione alla mondialità nelle scuole, nel dialogo interreligioso e interculturale perché gli itinerari che oggi la Chiesa ci propone sono il cammino del dialogo, dello scambio culturale, della promozione delle comunità cristiane di base, del servizio qualificato, all’interno del nostro carisma, alla Chiesa.

    Missionari Saveriani
    Via don Milani, 2 – 20832 Desio (MB)
    Tel.: 0362-625.035 Email: desio@saveriani.it https://saveriani.it

  • III di Quaresima detta “di Abramo”

    Carissimi, la Quaresima è tempo di verifica e di conversione, di riscoperta del nostro essere cristiani. La liturgia di oggi ci propone tre modelli su cui riflettere: Abramo, il padre della nostra fede; Mosè, la guida del popolo; Gesù, colui che ci rende uomini liberi e veri.

    Tre figure, collegate l’una all’altra. L’una all’origine del popolo ebreo, l’altra quando questi diventa un vero popolo con le sue leggi e, la terza, Gesù che è il frutto più bello di questo popolo.

    Abramo ci viene presentato come modello di fede, una fede che gli ha fatto desiderare e volere come possibile un figlio, gli ha fatto abbandonare il suo paese, il suo clan, per incamminarsi verso la terra promessa da Dio. È la stessa fede che ci viene donata nel Battesimo, che deve crescere lungo la vita e che ci illumina e ci dà forza per vivere il Vangelo. È così anche per noi?

    Gesù ci viene presentato nel brano di oggi come il profeta, la coscienza che ci fa rendere conto del nostro essere peccatori per aiutarci a redimerci. Parla con coloro che credevano in Lui ma trova un rifiuto e allora non gli resta che lasciare il tempio e nascondersi da loro.

    La Liturgia di oggi è un forte richiamo a ringraziare il Signore per il dono della fede, che ci ha fatto nel Battesimo e a capire di cosa siamo schiavi (soldi, pigrizia, chiacchiere) o falsi (ipocriti, incoerenti) così da chiedergli di liberarci e rimanere fedeli alla sua Parola come Lui ci ricorda: “Se rimarrete fedeli alla mia Parola, sarete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.

    don Alberto

  • Visita o non visita?

    In questi giorni gli incaricati delle parrocchie stanno portando a tutte le famiglie la lettera firmata da preti, diacono e Ausiliarie diocesane, che conferma che non sarà possibile effettuare la tradizionale visita natalizia e suggerisce di ritrovarsi in famiglia a pregare il Padre nostro. L’immagine della natività di Gesù, allegata al messaggio, ne riporta la nuova versione che già utilizziamo nella preghiera comune.

    Nella lettera si annuncia pure che – per quanto possibile a causa del cosiddetto coprifuoco – chi desidera potrà venire nelle chiese parrocchiali per una preghiera e una benedizione.

    In quell’occasione le famiglie presenti saranno invitate a portare esse stesse un dono, un segno di speranza, da consegnare ai vicini, ripetendo così quanto i vangeli ci narrano della visita dei pastori a Gesù: «trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro».

    Riferirono, cioè raccontarono, portando in dono la certezza di avere incontrato il Salvatore, come aveva loro annunciato l’Angelo. Erano pastori, non angeli, né scribi, né teologi: gente comune, forse anche povera, che superava ogni paura e parlava di Gesù. Perché non potrebbe farlo ciascuno di noi con il proprio vicino, il familiare, il conoscente, l’amico?

    La non-visita tradizionale potrebbe così trasformarsi in un’esperienza missionaria semplice, alla portata di tutti, capace di portare luce e benedizione, senza ulteriori complicate spiegazioni.

    don Gianni